“La vita è una festa, viviamola assieme” diceva Fellini in Otto e mezzo, e io sono completamente d’accordo col mio illustre collega. Non ho mai capito questa cosa della “valle di lacrime”, basta frequentare le colline, e tutto è risolto, no? E poi, diciamola tutta, le lacrime non sono neanche male, un po’ di salato ci vuole, per non avere un volto insipido e di conseguenza una vita insipida. Quindi ogni ricorrenza per celebrare un avvenimento la trovo giustificata, specialmente in questi tempi segnati da un nemico invisibile, ma molto più pericoloso del Barbarossa.
Questo virus terribile e vigliacco (proprio perché colpisce preferibilmente le persone più deboli) ci ha insegnato una cosa una volta per tutte: siamo tutti connessi. Dumas aveva ragione: uno per tutti e tutti per uno. Non siamo monadi senza porte né finestre, al contrario: siamo pieni di spifferi. La vita è uno spiffero continuo. La vita è movimento e non si può arrestare per eccesso di velocità, la vita va oltre il codice stradale. Tutti i muri sono destinati a crollare, bisogna costruire ponti invincibili, questo si sa, è una banalità luminosa, rivalutiamo le banalità, quando sono luminose, quando portano il vessillo della verità.
Le banalità vanno dette, pronunciate ad alta voce, senza timor di retorica. Prendendo spunto dalla celeberrima battaglia di Legnano contro l’invasione di Federico Barbarossa avvenuta nel 1176, oggi nel 2021 dobbiamo porci questa domanda: chi sono i nuovi invasori? Un mondo globalizzato non significa un mondo indifferenziato, la varietà e le diversità sono l’essenza di ogni comunicazione e relazione umana, un ponte non avrebbe senso senza la diversità, il ponte ha senso proprio perché mette in contatto popoli diversi fra loro, culture differenti, altri punti di vista, altre visioni del mondo. Ognuno di noi ha un ruolo in questo “processo comunicativo globale”, ogni singolo essere umano, ogni formazione sociale, ogni Comune, ogni Regione, ogni Provincia. Tutti connessi, mai dimenticando le peculiarità di ognuno.
Amo i campanili, detesto il campanilismo. Amo la superficie, ma detesto le persone superficiali. Chi sono i nuovi invasori oggi? Non più Federico Barbarossa, magari! Ce ne fossero di Barbarossa, imperatore famelico ma non certo disprezzabile, portatore di una cultura medievale di grande dignità. Per me i nuovi invasori sono i barbari della Lega Lombarda, ma non quella del 1176, no, quelli di oggi che hanno il volto di Matteo Salvini, sono quelli ossessionati dal “negher”, dall’immigrato come appestato, sono quelli che vogliono costruire muri e fanno crollare i ponti, gli invasori ce li abbiamo dentro i confini, soprattutto i confini mentali, che sono i più insidiosi e ostici, difficilmente estirpabili.
Dove c’è un muro, c’è anche una testa contro il muro, dove c’è un ponte, c’è la libertà di movimento. I nuovi invasori sono i sovranisti, i leghisti, i nazionalisti estremi, i patrioti dello zerbino di casa, i superficiali; i nuovi invasori sono gli evasori (fiscali), e anche gli evasivi, perché no? E pure gli eversori, quelli che non rispettano la sovranità popolare che deve esercitarsi nelle forme e nei limiti della Costituzione, e mettiamoci pure i progressisti di facciata, gli ipocriti.
Questi sono i miei nemici e i nemici di un’umanità libera, circolante, viva, comunicante, solidale. E la Lombardia in questo scenario globale di comunicazione attiva ha un compito fondamentale. La Lombardia, come motore trainante dell’economia nazionale, non deve mai dimenticare i valori dell’accoglienza, perché un’economia inumana non porta da nessuna parte, se non a moltiplicare gli egoismi, bisogna lottare contro la paura che ci viene instillata da populisti senza vergogna e senza morale; un immigrato che “chiede asilo” non sta attentando alla purezza dei nostri bambini, non sta chiedendo un asilo con le maestre e i maestri, tanto per intenderci, si tratta di un’altra forma di asilo al quale una democrazia etica ha il dovere di rispondere allargando le braccia, e non costruendo muri mentali o fisici o burocratici.
I nuovi Barbarossa sono tutti quelli che fomentano l’odio e la paura, quelli sono i nostri nemici. Bisogna salire sul carro dei vinti, non su quello dei vincitori, troppo facile. Solo salendo sul carro (o carroccio) dei vinti avremo la possibilità di invertire la rotta, di cambiare il corso della Storia, di vivere in una umanità finalmente affratellata, pur nella meravigliosa diversità che ci contraddistingue e che è il perno di ogni vera comunicazione. Qualcuno dirà: belle parole, sante parole, ma tu Riccardo, che cosa sei disposto a fare, quali sacrifici per realizzare questa utopia?
Una cosa l’ho fatta, l’abbiamo fatta io e mio fratello, nonostante l’infinita lontananza politica siamo diventati amici fraterni di Idio, un leghista duro e puro, ma dolcissimo, onesto, cristallino. E gli ho dedicato pure un film che allego a questo mio pezzo, per chi avrà il tempo o la curiosità di vederlo. E l’ho fatto proprio perché credo nella comunicazione, credo nei ponti e odio i muri. E tra l’altro Idio fa il Negroni più buono di Milano.
Che la festa della Lombardia sia dunque la festa dell’umanità! Dio, come sono diventato retorico! Sapete che non sono mai stato a Legnano? Devo rimediare, sapete indicarmi un buon ristorante?