Ikram Ijaz, cugino di Saman Abbas, la ragazza reggiana di origine pakistana scomparsa dopo che si era opposta alle nozze combinate, è stato a Nimes dalla polizia francese, dopo che era stato identificato e che su di lui era stato spiccato un mandato di arresto europeo. E’ stato fermato a bordo di un autobus mentre cercava, con ogni probabilità, di raggiungere la Spagna. Dopo la scomparsa della giovane le ricerche degli indagati erano state estese anche sul territorio dell’Ue con l’inserimento di una richiesta di controllo di polizia secondo gli accordi di Schengen.
Dalle indagini è emerso che uno dei ricercati si trovava in Francia e lo scorso 21 maggio è stato individuato e bloccato dalla Polizia francese. L’uomo, non in regola con i documenti è stato trattenuto in un centro di identificazione e solo ieri arrestato dalla polizia francese.
Gli elementi raccolti a suo carico, condivisi dall’autorità giudiziaria, hanno portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere perché ritenuto responsabile, in concorso, dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere della giovane. L’autorità giudiziaria ha anche emesso un mandato europeo di arresto che, attraverso il Servizio di Cooperazione, è stato inviato all’organo di Polizia francese competente. Le operazioni di estradizione saranno avviate lunedì ma non si esclude una trasferta in Francia per sentire immediatamente l’arrestato.
La notizia dell’arresto arriva proprio nel giorno in cui il padre della ragazza, raggiunto telefonicamente da Il Resto del Carlino, getta ulteriori ombre sulla vicenda. “Mia figlia Saman è viva, l’ho sentita l’altro ieri. E’ in Belgio e sta bene. Il 10 giugno torno in Italia e spiego tutto ai carabinieri”. Nella telefonata con il Carlino, Shabbar Abbas ha poi negato che la figlia abbia un cellulare con sé. “L’ho sentita su Instagram – se volete provo a dirle di chamarvi, ma non so… Anche lei è preoccupata, quando l’ho sentita pure lei aveva visto le notizie su Facebook. E le ho detto di tornare in Italia per raccontare tutto. Lei era già andata in Belgio un’altra volta, l’anno scorso. Non so se torna”. Il riferimento è al 2020, quando Saman si rifugiò una prima volta in Belgio, sempre per sfuggire al matrimonio combinato. “Non è un mio parente quello che la ospita – ha detto ancora il padre, senza fornire altri dettagli, né un contatto diretto con Saman – E’ un ragazzo che sta a Bruxelles“.
Le dichiarazioni alla stampa del padre, tuttavia, non spostano l’attività della procura. Riprenderanno in mattinata nell’area circostante l’abitazione della famiglia, infatti, le ricerche del corpo della giovane. Con l’ausilio dei vigili del fuoco del comando provinciale della città emiliana, oggi saranno scandagliati anche altri canali che sono stati svuotati ieri. Intanto, in base a quanto ricostruito dall’indagine condotta dal Nucleo investigativo e dalla compagnia di Guastalla, nelle ultime ore è stato possibile riconoscere due cugini della ragazza, grazie all’esame delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza, che il 29 aprile avrebbero ripreso i familiari uscire da un capannone con attrezzi da lavoro, forse utilizzati per preparare una buca. Al momento, le persone iscritte al registro degli indagati sono i genitori, uno zio e due cugini della ragazza.