I fondi del Pnrr, gli aiuti “necessari” a chi perderà il lavoro e la ripresa economica – con il pil italiano che quest’anno potrebbe crescere più del 4% – da inseguire anche grazie a una “stabile emissione di debito” europeo. Mentre i “sussidi” dovranno man mano diventare “più selettivi” e poi esaurirsi perché “non è pensabile un futuro costruito sulla base di sussidi e incentivi pubblici“. Questo il filo conduttore delle 41 pagine di intervento del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nell’appuntamento annuale con le Considerazioni finali, anche quest’anno davanti a una platea ristretta causa Covid. “Cesserà anche il blocco dei licenziamenti“, ha ricordato Visco davanti al leader della Cgil Maurizio Landini e a quello di Confindustria Carlo Bonomi, e “andranno corrette le importanti debolezze nel disegno e nella copertura della rete di protezione sociale che permangono nonostante le riforme degli ultimi anni”. E “siamo inoltre ancora lontani dalla definizione di un moderno sistema di politiche attive, in grado di accompagnare le persone lungo tutta la vita lavorativa: in Italia un disoccupato su dieci riceve assistenza attraverso un centro per l’impiego, contro sette su dieci in Germania”. La riforma annunciata dal ministro Andrea Orlando sarà definita solo a luglio.

Non è mancato, nel giorno in cui dall’assemblea di Atlantia è atteso il via libera alla vendita di Autostrade a Cassa depositi e prestiti, un giudizio sullo “Stato imprenditore” perfettamente allineato con quello del governo Draghi: “L’esperienza storica suggerisce che la produzione pubblica di beni e di servizi di mercato porta con sé rischi non trascurabili di “fallimento dello Stato”, soprattutto se l’impresa pubblica viene sottratta alla disciplina dei meccanismi concorrenziali o se non è accompagnata da regole e presidi istituzionali che ne garantiscano responsabilità e autonomia di gestione”.

“necessaria Visco, oltre a ribadire la necessità di non ritirare troppo presto le misure di sostegno, anche monetario, si è soffermato sul futuro dell’Unione e sulla possibilità di rendere permanente un meccanismo di condivisione del debito come il recovery o lo schema anti-disoccupazione Sure, se le politiche nazionali ne faranno un successo. Per il governatore di Bankitalia è necessaria una “stabile emissione di debito” europeo garantita da “fonti di entrata autonome”, per creare una “capacità di bilancio comune” con una revisione delle regole di bilancio. Debito comune – ha spiegato – “ben distinto dal debito pregresso dei singoli paesi, che resterebbe responsabilità nazionale” anche se una parte potrebbe entrare in una gestione comune “ad esempio attraverso un fondo di ammortamento”. Sul ruolo dell’Europa, il governatore ha auspicato l’apertura di una “nuova epoca, un’epoca di cooperazione multilaterale intensa, di riduzione delle ingiustizie diffuse, di creazione di nuove opportunità. Non dovrà mancare la partecipazione, responsabile ed equilibrata, dell’Europa. Per rispondere agli effetti economici e sociali della crisi sanitaria – ha aggiunto – sono state assunte decisioni coraggiose, introdotti nuovi strumenti comuni di intervento. È questa la vera forza di un’unione; le premesse per uscire con rinnovata energia, insieme, dalla crisi sono incoraggianti; le aspettative non devono andare deluse”.

Le previsioni – Quanto alle previsioni sulla fine della crisi globale causata dal Covid, per Bankitalia “nella media dell’anno l’espansione del Pil potrebbe superare il 4 per cento“. Visco ha precisato che “l’attività produttiva si sta rafforzando” e che ” nel corso dei prossimi mesi, con il prosieguo della campagna vaccinale, vi potrà essere un’accelerazione della ripresa”. Secondo il governatore, in particolare, “una ripresa robusta della domanda nella seconda metà di quest’anno è quindi possibile. Ne sono condizione il proseguimento delle favorevoli prospettive connesse con la campagna vaccinale e il buon avvio del Pnrr“. Visco ha ricordato tra l’altro che “in Italia, ad attese più prudenti da parte delle famiglie si associano piani di investimento delle imprese in sostanziale recupero”. Grazie anche all’attivazione del Pnrr, inoltre, “l’impatto degli effetti di domanda, tenuto conto dello stimolo all’accumulazione privata attivato dalle complementarità con il capitale pubblico, – ha aggiunto – potrà portare a un aumento del livello del Pil tra i 3 e i 4 punti percentuali entro il 2026. Significativi effetti aggiuntivi, fino a 6 punti in un decennio, potranno derivare dalle riforme e dai piani di incentivo alla ricerca e all’innovazione”. Nel complesso, secondo il governatore, “un piano efficacemente eseguito, nella realizzazione degli investimenti come nell’attuazione delle riforme, potrebbe elevare la crescita potenziale annua dell’economia italiana di poco meno di un punto percentuale nella media del prossimo decennio, consentendo di tornare a tassi di incremento del prodotto che la nostra economia non consegue da anni”.

Gli aiuti – Visco ha messo in guardia, al contrario, sugli effetti inevitabili della interruzione delle misure anti-licenziamento. Nel futuro ci sarà un “venire meno dello stimolo, in parte artificiale, che oggi proviene da politiche macroeconomiche straordinarie ed eccezionali. Cesseranno quindi il blocco dei licenziamenti, le garanzie dello Stato sui prestiti, le moratorie sui debiti. E andrà, gradualmente ma con continuità, ridotto il fardello del debito pubblico sull’economia. Bisogna essere preparati ai cambiamenti di cui abbiamo contezza e pronti per rispondere agli eventi e agli sviluppi inattesi, come dolorosamente ci insegna l’epidemia che ci ha tutti colpito”. Per questo, ha detto, “sarà necessario mantenere il sostegno a chi perde il lavoro”, ha detto il governatore, aggiungendo che “andranno corrette le importanti debolezze nel disegno e nella copertura della rete di protezione sociale che permangono nonostante le riforme degli ultimi anni; la pandemia le ha rese manifeste, richiedendo l’adozione di interventi straordinari. Siamo inoltre ancora lontani dalla definizione di un moderno sistema di politiche attive, in grado di accompagnare le persone lungo tutta la vita lavorativa”.

Il Pnrr – Fondamentale, nell’ottica della uscita dalla crisi, sarà il buon uso del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Deve essere parte di uno sforzo collettivo, volto a superare le nostre debolezze strutturali, la specificità di una anemia della crescita economica che dura da oltre due decenni”, ha detto il governatore della Banca d’Italia: “Se, come ormai abbiamo ben compreso, non esistono soluzioni semplici ai nostri problemi, è oggi – ha aggiunto – che si presenta un’occasione decisiva per intensificare l’impegno. Agli interventi previsti dal Piano e al connesso, articolato, programma di riforme occorre dare massima concretezza” e “vanno assicurate la sicurezza e la rapidità dell’esecuzione, l’efficacia e la trasparenza degli impegni finanziari”. Impegni finanziari, ha continuato il governatore, “che sono certamente di dimensioni eccezionali per la digitalizzazione e l’innovazione, la transizione ecologica e la sostenibilità; sono altrettanto importanti le previsioni per l’istruzione e la ricerca, l’inclusione sociale e la salute; e il perseguimento delle priorità trasversali del riequilibrio dei divari territoriali, del sostegno alle generazioni più giovani e del conseguimento della parità di genere non si esaurirà con il Pnrr”.

Il ruolo dello Stato – Visco ha anche affrontato il tema del ritorno dello Stato in economia: “È fuorviante la contrapposizione tra Stato e mercato, che sono invece complementari”. Secondo il governatore “un’economia sana ha bisogno di entrambi: di buone regole, servizi pubblici di qualità e interventi in aree in cui i rendimenti sociali sono alti ma l’attività privata è insufficiente”. Nelle Considerazioni finali Visco ha precisato che “la grave recessione generata dalla pandemia “ha ridato centralità all’azione dello Stato”, ma “non bisogna confondere la necessità di uno Stato più efficace nello svolgere le funzioni che già ora gli sono affidate con quella di estenderne i compiti”.

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