I dati sulla pandemia sono in calo da giorni e gli scenari prospettati fino a un mese fa sono per fortuna rimasti nelle ipotesi. “Il dato delle morti, che è pur sempre molto amaro, segue la coda dell’ondata in corso che si sta spegnendo. Prima si sono ridotti i nuovi ricoveri, poi le persone in rianimazione, come doveva essere, ora le morti” dice all’Adnkronos Salute Massimo Galli, direttore dell’Istituto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, università Statale, commentando il calo dei decessi da Covid-19, ieri il più basso dal 14 ottobre. “C’è stato un effetto combinato del vaccino e della capacità degli italiani di auto proteggersi. È quest’ultimo è un dato fondamentale perché se la gente non fosse stata attenta, avremmo avuto effetti peggiori. Invece abbiamo avuto risultati al di là delle più rosee aspettative”. Già perché come ha ricordato lo scienziato in una intervista al Corriere della Sera quella degli ultimi giorni è una situazione che lo stupisce visto che aveva criticato fortemente il “rischio ragionato” prospettato dal premier Mario Draghi con l’annuncio delle riaperture. Anche sulla durata della protezione vaccinale c’è uno sguardo meno severo: “Credo che la durata delle protezione vaccinale vada ben al di là dei sei mesi che sono stati prospettati e ci consentirà di partire con un zoccolo duro di protezione che renderà più improbabile una ripresa dell’infezione in autunno comparabile a quanto abbiamo vissuto lo scorso autunno” ha detto invece a Radio Popolare.

“Il mio è un compiaciuto stupore, perché in Italia i numeri dell’epidemia sono in netto miglioramento, al di là delle più rosee aspettative. Con le riaperture c’era un 10% di probabilità che le cose seguissero questa via, ma alla fine è andata bene e ne sono davvero felice” ha detto al quotidiano di via Solferino spiegando che non era d’accordo con le riaperture di fine aprile. “È vero, ma io sono un medico, mi baso sui dati, non sulle opinioni. Quando il 26 aprile si sono aperte molte danze, la situazione non faceva presagire che le cose sarebbero andate così bene. I numeri non erano per niente rassicuranti, i contagi e i decessi erano ancora elevati, non era inverosimile pensare che ci sarebbe potuta essere una ulteriore crescita dei contagi. Non avevamo ancora raggiunto la soglia promessa dei 500mila vaccini al giorno e persisteva l’incognita delle dosi: non avevamo la certezza che davvero ci sarebbero state consegnate quelle promesse”. Però poi “la campagna vaccinale – afferma Galli – ha comportato una svolta, che non sarà temporanea. I vaccini stanno facendo da scudo per morti e ricoveri, hanno spostato gli equilibri più velocemente di quanto mi aspettassi e lo zoccolo dei vaccinati sta crescendo ulteriormente. Inoltre l’immunizzazione ha funzionato meglio nel nostro Paese rispetto altrove, in proporzione ai vaccini fatti. Merito anche degli anziani e dei fragili che hanno fatto in modo di esporsi il meno possibile al virus. E mi permetta, merito anche dei costanti inviti alla prudenza, senza assumere posizioni facilone”.

Il professore, molto amato dai programmi televisivi ma anche criticato per la severità di alcune affermazioni, si difende: “Io catastrofista? Respingo questa definizione. Direi che per motivi molto politici e poco nobili questa etichetta è stata appiccicata addosso a me e ad altri miei colleghi dai giornali di destra. Ma tra l’essere ottimisti per piacere, in assenza di dati (li chiamo riduzionisti), e raccontare come stanno davvero i numeri passando per catastrofisti c’è differenza. In una certa fase i dati non ci spingevano all’ottimismo e c’era la necessità di mantenere ben chiaro che non si poteva abbassare la guardia, soprattutto dopo il precedente dello scorso anno, quando eravamo in pochi a dire che il virus sarebbe tornato a farci visita, come puntualmente è successo”.

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