Un aumento pari al 436%. La pandemia di Covid-19 ha aperto la strada alla diffusione di notizie false. Lo rileva il report 2020 della Polizia postale, lo sottolinea la relazione annuale “Sulla politica dell’informazione per la sicurezza” pubblicata dal Sistema d’informazione per la sicurezza della Repubblica. Sul tema si sono mosse anche le istituzioni europee: la Commissione europea e l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza hanno pubblicato un intervento intitolato “Tackling Covid-19 disinformation: getting the facts right”. Fra le altre cose, il documento invita a promuovere il sostegno dei fact-checkers e a tutelare la libertà di espressione e del dibattito a più voci. Chiede, inoltre, una maggiore trasparenza da parte delle piattaforme online, spesso responsabili di diffondere fake news. Per esempio Twitter, 330 milioni di utenti attivi mensili e 145 milioni di utenti attivi quotidiani. In Italia è usato da quasi 13 milioni di persone. Iconsulting, società di consulenza specializzata nella creazione di valore strategico dai dati, ha messo a punto un algoritmo partendo da due domande: quali, tra i profili in italiano, diffondono bufale? Quali, al contrario, sono più attendibili?
Per cercare di rispondere, hanno svolto un’analisi su ogni singolo account che abbia usato gli hashtag #vaccino, #vaccini, #novax, #astrazeneca, #PfizerBioNTech, #Moderna, #sputnik nel periodo fra il 27 dicembre 2020 (il cosiddetto V-Day, l’inizio della campagna vaccinale in Italia) e il 19 Aprile 2021. A ogni contenuto è stato assegnato in percentuale un punteggio di attendibilità: 1% scarsissima, 100% completa. “Abbiamo scelto Twitter perché fra tutti i social è quello più aperto: fin dalla sua fondazione ha deciso che sarebbe stato pubblico”, dice Giorgio Gabbani, senior manager di Icounsulting. “Perciò quello che gli utenti scrivono è accessibile a chiunque”. Non è detto che gli altri social diffondano meno notizie: è però più difficile scovarle a causa di un maggiore spazio dato ai filtri privacy.
Dai profili esaminati emerge il podio dei più affidabili. Al primo posto c’è la categoria “organismo governativo”, cioè il governo e le istituzioni con i relativi account ufficiali (99%). Supera inaspettatamente il mondo della sanità, fermo al secondo posto con il 91%. Quest’ultimo è seguito a breve distanza dai media, che nonostante il fenomeno dell’infodemia (la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni inattendibili) si attestano al 90%. In fondo alla classifica dell’attendibilità troviamo invece i politici, che raggiungono un punteggio del 44% e mostrano una media alta di retweet, gli attivisti (43%) e gli imprenditori (40%). Ma ancora più in basso, a sorpresa, si piazza il mondo dell’istruzione (37%). Le diverse categorie hanno in comune l’interesse per l’argomento vaccini, che ha generato in totale 25.691 tweet in lingua italiana e 194.752 retweet. Tra questi, sette su dieci erano notizie attendibili.
“Per valutare ogni tweet sfruttiamo il fenomeno delle bolle informative”, in inglese filter bubble, spiega Gabbani: cioè l’effetto bolla, appunto, che filtra la realtà secondo preferenze e like degli utenti. È determinato dall’algoritmo stesso alla base dei social network. Un termine analogo è echo chamber, la cui definizione si trova sulla Treccani: “Situazione in cui informazioni, idee o credenze più o meno veritiere vengono amplificate da una ripetitiva trasmissione e ritrasmissione all’interno di un ambito omogeneo e chiuso, in cui visioni e interpretazioni divergenti finiscono per non trovare più considerazione”. Il sistema messo a punto da Iconsulting “cerca di identificare i modelli con cui, all’interno delle bolle stesse, le notizie si diffondono e vengono ricondivise”, prosegue. “Si parte fornendo all’algoritmo una conoscenza di base. Gli vengono fornite informazioni già sottoposte a fact checking, e quindi già etichettate come vere o come false. A questo punto sfruttiamo i meccanismi di interazione sui social per svolgere un controllo su quelle notizie che ancora non sono state esaminate”.
La pandemia ha indotto le piattaforme social a fare qualche passo in più per monitorare l’affidabilità delle informazioni. Ronan Costello, Senior Public Policy Manager di Twitter in Europa, ha fatto sapere che in un anno (quello del Covid) sono stati rimossi circa 22.400 tweet. In Italia, nel 2020 il ministero della Salute ha stipulato un accordo con la piattaforma per chiedere che venga posto in evidenza nelle ricerche il link al proprio sito ufficiale. Accordo rinnovato lo scorso aprile proprio per incoraggiare una corretta informazione in merito ai vaccini e alla campagna vaccinale.