Fu lui ad azionare il telecomando che fece esplodere l’ordigno che provocò la strage di Capaci. Fu sempre lui a ordinare lo strangolamento e lo scioglimento nell’acido del piccolo Giuseppe Di Matteo. Oggi, dopo 25 anni, Giovanni Brusca, il boss di San Giuseppe Jato fedelissimo del Capo dei Capi di Cosa nostra, Totò Riina, e successivamente collaboratore di giustizia, è uscito dal carcere per fine pena. Come scrive L’Espresso, Brusca ha lasciato oggi il penitenziario di Rebibbia, a Roma, con 45 giorni di anticipo rispetto alla scadenza della condanna. Sarà sottoposto a controlli e protezione e a quattro anni di libertà vigilata, come deciso dalla Corte d’Appello di Milano. Arrivano conferme anche da ambienti investigativi.
La notizia arriva a un anno e mezzo circa dalla decisione della Corte di Cassazione di respingere con la sentenza del 7 ottobre 2019 la richiesta di domiciliari perché, si leggeva nelle motivazioni, “la gravità dei reati commessi da Brusca e la caratura criminale che lo stesso ha dimostrato nella sua vita di possedere” portano “a considerare non ancora acquisita la prova certa e definitiva del suo ravvedimento“.
Mentre le reazioni dei familiari delle vittime e della politica tendono a condannare la decisione di scarcerare Brusca, a invitare alla calma è la sorella di Giovanni Falcone, Maria: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso”. Maria Falcone ha poi aggiunto che “la stessa magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle rivelazioni di Brusca, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato. Non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili possa tornare libero a godere di ricchezze sporche di sangue“.