L'intervento del capo dello Stato che sarà trasmesso nell’ambito della puntata speciale del programma "La Banda dei Fuoriclasse", in onda su Rai Gulp il 2 giugno: "La pace è una responsabilità, che riguarda ciascuno di noi. La pace, non è data una volta per sempre. Va costruita, e assicurata, ogni giorno, nei comportamenti concreti". Alle osservazioni di chi dice che tutto peggiorerà nel futuro, il presidente replica: "Chi dice così sbaglia"
La Repubblica compie 75 anni ma c’è ancora tanta strada da fare per raggiungere la parità dei diritti tra uomo e donna. Lo dice il capo dello Stato, Sergio Mattarella, in un intervento che sarà trasmesso nell’ambito della puntata speciale del programma “La Banda dei Fuoriclasse”, che andrà in onda su Rai Gulp il 2 giugno. “La parità di diritti, tra donne e uomini, nelle leggi italiane, è piena ed è stata raggiunta da molti anni, in base alla Costituzione. Non è invece ancora così, per la sua, concreta, realizzazione”, avverte il presidente della Repubblica. “Sono necessari altri interventi – dice Mattarella – per esempio strumenti, adeguati, per la conciliazione tra lavoro e vita familiare. C’è ancora strada, molta strada, da fare“.
Rispondendo ad una ragazzina di 11 anni, Elena, che gli chiede se la sua generazione raggiungerà una vera parità delle donne nella vita e nel lavoro, l’inquilino del Quirinale risponde: “Dal 1948 a oggi, sono stati fatti, nel corso degli anni, tanti passi in avanti. Pensiamo all’ingresso, delle donne, nella Magistratura, nelle Forze Armate, nei Corpi di polizia. Ma per raggiungere una effettiva parità, dobbiamo rimuovere quegli ostacoli, che rendono tuttora difficile, alle donne, lavorare, raggiungere le posizioni più importanti, partecipare, in egual misura, alla vita delle istituzioni, e così via. A questo scopo, Elena, sono necessari altri interventi”. Il dialogo di Mattarella con i tre giovani sui 75 anni della Repubblica riguarda la pace, la parità uomo donna e il futuro.
“Ci vuole sempre il coraggio”, “parlare soltanto delle cose che non vanno, è, un pò, un’abitudine. Bisogna parlarne, per migliorare, cambiare, certamente anche per criticare quel che non va. Ma, soprattutto, dobbiamo partecipare, essere protagonisti degli eventi, del cambiamento. Sarebbe sbagliato ignorare, o sottovalutare i tanti progressi che abbiamo fatto nella vita della Repubblica”, è un altro dei passaggi dell’intervento del presidente. Che poi cita John Kennedy. “Nel gennaio, del 1961, un giovane Presidente degli Stati Uniti, appena eletto, John Kennedy, pronunziò parole di grande significato: ‘Non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te. Chiediti, cosa puoi fare tu per il tuo Paesè. Vorrei aggiungere: è, assolutamente, giusto che, ciascuno, chieda che le istituzioni si preoccupino della sua condizione, ma è anche bene ricordare che le istituzioni, in fondo, siamo noi stessi”.
In un anno cruciale per l’emergenza coronavirus che ha travolto tutto il mondo, il capo dello Stato lancia un monito: “La pace – dice – è una responsabilità, che riguarda ciascuno di noi. La pace, non è data una volta per sempre. Va costruita, e assicurata, ogni giorno, nei comportamenti concreti. Come studiate in storia, l’Europa è stata, per secoli, dilaniata da guerre sanguinose. Le ultime due, hanno provocato i conflitti mondiali, con la morte di milioni di giovani. L’Unione Europea è nata proprio con l’intenzione di mettere, per sempre, fine alla guerra nel nostro continente”. Il capo dello Stato ha ricordato che venti di guerra continuano a spirare sul Vecchio Continente: “Nelle regioni, intorno all’Unione Europea, abbiamo visto e vediamo forti tensioni e numerose guerre. In alcune regioni del Mediterraneo, in Europa centro-orientale, nel Caucaso – ha continuato il capo dello Stato -. Questi eventi, così tristi, fanno risaltare il grande valore, storico, della scelta di integrazione, dei Paesi d’Europa che hanno deciso di raccogliersi, nell’Unione, che assicura pace, libertà, diritti. Difendere la pace, significa eliminare le inimicizie tra i popoli e anche tra le persone. Rimuovere le cause, che possono provocare nuovi conflitti e promuovere, in tutti i continenti, forme, sempre più ampie, di cooperazione internazionale. Se ci si conosce, e si lavora insieme, si allontana il pericolo di guerre”.
Come spesso è capitato durante il suo settennato, Mattarella ha insistito molto sul tema del futuro, l’ineludibile futuro al quale il capo dello Stato ha spesso esortato a preparasi: “Non si deve, mai, smettere di aver fiducia – e di impegnarsi – per un futuro migliore”. Alle osservazioni di chi dice che tutto peggiorerà nel futuro, il presidente replica: “Chi dice così sbaglia. Questi sono, abitualmente, pensieri di alcune persone che, invecchiando, ritengono che sia sbagliato, tutto quanto appare diverso dai loro tempi. Non si deve, mai, smettere di aver fiducia – e di impegnarsi – per un futuro migliore. Se i nostri nonni, non avessero piantato alberi, pur sapendo che non li avrebbero visti crescere, oggi, le nostre città, sarebbero – soltanto – asfalto e cemento”. Quindi ha ricordato la Resistenza: “Se tanti giovani non si fossero sacrificati durante la guerra di Liberazione, per la nostra libertà, oggi non saremmo liberi”. Ecco perché che “parlare soltanto delle cose che non vanno, è, un pò, un’abitudine. Bisogna parlarne, per migliorare, cambiare, certamente anche per criticare quel che non va. Ma, soprattutto, dobbiamo partecipare. Essere, cioè, protagonisti degli eventi, del cambiamento”.