A spingere l'indice dei prezzi al consumo è l'energia che in scia degli aumenti del petrolio registra rincari medi del 13%. Dati alti anche in Austria e Spagna, meno in Francia e soprattutto Italia.
Accelera l’inflazione della zona euro che, in maggio, si attesta al 2% dall’1,6% di aprile. La stima flash diffusa da Eurostat mostra come il motore dei prezzi al consumo sia l’energia che viene spinta al rialzo dai sostenuti aumenti del petrolio. Rispetto ad un anno fa la voce “energia” segna un rialzo del 13%. Per i servizi l’inflazione si ferma invece all’ 1,1%, per i prodotti industriali non energetici allo 0,7% per alimentari, bevande e tabacco allo 0,6%. La soglia del 2% ha un valore simbolico importante poiché è il livello d’inflazione ritenuto “ottimale” dalla Banca centrale europea. A questo punto dunque aumentano le pressioni su Francoforte per iniziare a stringere le sue politiche monetarie ultra espansive. Le banche centrali sostengono che quelle in atto, sia in Europa che negli Usa, siano fiammate inflazionistiche transitorie, riconducibili totalmente ai rincari dell’energia. Quindi che non richiedono interventi significativi per essere riportate sotto controllo.
Ma con la ripresa in atto, le quotazioni delle commodity in continua crescita e l’abbondanza di liquidità diversi economisti paventano il rischio che la dinamica dei prezzi possa rapidamente surriscaldarsi. Da sempre tra i più allergici all’inflazione c’è la Germania che è anche il paese dove i prezzi stanno salendo più che altrove. Qui l’inflazione ha toccato il 2,4% dal 2,1% di aprile. La Bundesbank stima che l’inflazione potrebbe raggiungere il 4% entro la fine dell’anno, si tratterebbe il livello più alto dall’introduzione dell’euro. In Francia il dato si ferma all’1,8% comunque in rialzo dall’1,6% del mese prima. Valori alti anche in Austria (3%) e Spagna (2,4%). In Italia il carovita si è fermato all’1,3% (dall’1% di aprile). Negli Stati Uniti l’inflazione è al 4,2%, il valore più alto da 13 anni.