Sono state trovate sotto la tettoia di un edificio pubblico a Oderzo (Treviso): dovevano arrivare alle amministrazioni comunali della zona che, però, non le hanno mai ricevute. Sullo sfondo ci sono possibili omissioni da parte di pubblici ufficiali e un danno erariale e la Finanza vuole sapere chi ha pagato e chi è responsabile dell'acquisto, o per lo meno dell'acquisizione dell'ingente quantitativo
Un anno fa le mascherine di protezione dal Covid erano merce rara, al punto che Luca Zaia, presentando in conferenza stampa il prodotto stampato da Grafica Veneta, una società di Trebaseleghe (Padova), aveva detto: “Questa è la soluzione veneta, fornita da una grande azienda veneta, per risolvere il problema”. Un anno dopo hanno trovato qualcosa come un milione 700 mila di quelle mascherine abbandonate sotto una grande tettoia a Oderzo (Treviso). Ma come ci si può dimenticare quasi due milioni di mascherine destinate alle amministrazioni comunali della zona? Quanto sono costate e chi le ha pagate? È quello che si stanno chiedendo anche i finanzieri che si sono recati nel municipio di Oderzo, incontrando il sindaco Maria Scardellato, leghista, per far luce su una sconcertante vicenda che riguarda la sanità e l’amministrazione veneta.
I finanzieri sono stati dirottati verso la Protezione Civile per verificare quanto è emerso durante un consiglio comunale che ha affrontato la questione. A chiedere lumi era stato il capogruppo del Pd, Alessandro Battel. Le mascherine realizzate da Grafica Veneta – aveva spiegato il primo cittadino – non possono essere considerate dispositivi di protezione individuale. Erano dapprima conservate a Vicenza. A gennaio sono arrivate ad Oderzo e i bancali sono stati sistemati nella sala contrattazioni del Foro Boario. I Comuni della Sinistra Piave avrebbero dovuto recarsi a ritirarle, per poi distribuirle ai cittadini. Ma siccome avevano già ingenti quantitativi di mascherine chirurgiche, non si sono preoccupati del ritiro. A quel punto, visto che erano inutilizzate, la Protezione Civile le ha trasferite all’aperto, sotto le pensiline. E lì sono rimaste per quattro mesi.
Di sicuro sono prodotti di Grafica Veneta, leader nazionale della stampa di libri. La Finanza vuole sapere chi ha pagato e chi è responsabile dell’acquisto, o per lo meno dell’acquisizione dell’ingente quantitativo. Verificherà, inoltre, perché nessuno si è preoccupato di utilizzarle. Sullo sfondo ci sono possibili omissioni da parte di pubblici ufficiali e un danno erariale. In consiglio comunale il sindaco ha dichiarato che “i volontari hanno smistato una immensa mole di materiale in questi mesi. Spiace che per colpire me e l’amministrazione sia stato buttato fango sulla Protezione civile”. Pronta la replica di Battel: “Se qualcuno ci segnala bancali di mascherine sotto una tettoia di un edificio pubblico, verremmo meno al nostro compito di amministratori se non ne chiedessimo conto. Abbiamo rispetto per la Protezione civile: non sono loro che hanno acquistato quelle mascherine. Si dica ai cittadini chi, quando, perché e a quanto sono stati acquistati quei dispositivi”.
In attesa degli accertamenti, è da registrare la presa di posizione delle minoranze del consiglio regionale del Veneto. Andrea Zanoni del Pd ha firmato un’interrogazione diretta all’assessore alla Protezione Civile, Gianpaolo Bottacin. “Avere a disposizione 1,7 milioni di mascherine e lasciarle abbandonate per mesi è un fatto gravissimo. Perché quel materiale, portato dalla Protezione civile e destinato a 22 Comuni della Sinistra Piave, non è mai stato ritirato, quanto è costato e che fine farà? Alcuni imballaggi sono stati danneggiati dalla pioggia e la sicurezza dei dispositivi non può più essere garantita”. Il consigliere dem denuncia il “grande spreco di risorse pubbliche”, visto che è stato prodotto un enorme quantitativo di pezzi inutilizzati, sono stati impiegati mezzi e personale per consegnarli e ne serviranno ancora per portarli via e smaltirli”.
(immagine d’archivio)