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Diceva che “il lockdown per gli italiani è una scusa per non lavorare”, il noto conduttore tv ora è sul lastrico: “Aiutatemi”

E, neanche a dirlo, a ridurlo "al verde", come si suo dire, sono state proprio altre sue improvvide dichiarazioni che gli sono costate un'accusa di diffamazione da parte della prima ministra nordirlandese uscente, Arlene Foster

di F. Q.

Il 13 marzo del 2020 aveva scatenato un putiferio con le sue dichiarazioni sul fatto che, a suo dire, gli italiani stanno usando la pandemia di Coronavirus come scusa per fare una “lunga siesta”: “Queste parole potrebbero sembrare un po razziste e dovrete scusarmi, ma non pensate che il Coronavirus sia un po’ una scusa? Gli italiani usano delle scuse per chiudere tutto e smettere di lavorare di lavorare per un po’, per avere una lunga siesta”, aveva detto durante un’intervista all’emittente Fubar Radio mentre in Italia la pandemia di Covid iniziava a far sentire la sua portata distruttiva. Ora, a oltre un anno di distanza, il conduttore del programma inglese Malattie Imbarazzanti, il dottor Christian Jessen, 44 anni, è tornato alla ribalta perché ha fatto sapere di esser finito sul lastrico, “in bancarotta”.

E, neanche a dirlo, a ridurlo “al verde”, come si suo dire, sono state proprio altre sue improvvide dichiarazioni che gli sono costate un’accusa di diffamazione da parte della prima ministra nordirlandese uscente, Arlene Foster. Nei mesi scorsi, Jessen aveva infatti pubblicato un tweet in cui tacciava la Foster di una relazione extraconiugale: i giudici hanno dato ragione a quest’ultima confermando la diffamazione e condannando il conduttore a pagare circa 150mila euro di risarcimento alla ex leader del partito unionista nordirlandese.

Sono soldi che non ho. Vi chiedo dunque di aiutarmi a pagare questo debito”, ha ammesso Christian Jessen sui social, lanciando una raccolta fondi su GoFundMe. “Ho testimoniato alla corte sulla mia salute mentale e sulla mia situazione personale nell’ultimo anno, ma sono stato condannato a pagare i danni per diffamazione e l’intero indennizzo delle spese legali sostenute da lei, che sono sostanziali – ha spiegato -. Sto valutando un appello e sto cercando di raccogliere fondi per combattere quella che è una situazione molto ingiusta”. Riuscirà a raccogliere la cifra necessaria?

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