Sono ormai 23 anni che all’Archivio di Stato di Firenze esiste una sezione dedicata alla “memoria e scrittura delle donne”, voluta (e poi trasformata in associazione) dalla storica e archivista Alessandra Contini Bonacossi. Ed è proprio in quella speciale sezione che la prossima settimana – secondo una precisa volontà testamentaria – confluirà l’archivio personale di Rossana Rossanda, intellettuale, politica e scrittrice, dirigente comunista sin dagli anni Cinquanta e poi deputata del Pci dal 1963 al 1968, fondatrice del quotidiano il Manifesto, scomparsa a Roma il 20 settembre 2020. Si tratta di circa sei metri lineari di faldoni che coprono un arco di quasi mezzo secolo, dagli anni Sessanta fino al 2006. Ma cosa contengono?

Un’idea se l’è fatta Sveva Pacifico, funzionaria della Soprintendenza ai beni archivistici della Toscana, incaricata dal Soprintendente ad interim Sabina Magrini (che è anche Direttrice dell’Archivio di Stato di Firenze), di fare una ricognizione sommaria di tutto il materiale che al momento si trova ancora a Velletri, vicino Roma. “Anche se ci vorrà del tempo per inventariare tutto – dice Magrini – possiamo già affermare che tra le carte c’è della corrispondenza personale con i collaboratori de il Manifesto, documenti e dossier utili per il lavoro, album di fotografie personali e familiari. Rossanda non teneva questo materiale a casa, ma al giornale: si tratta dunque di documenti legati alla sua attività professionale“.

“Più nel dettaglio – specifica – nell’archivio si trova tutta la corrispondenza relativa alla fondazione del Manifesto, quindi scambi con Luigi Pintor, Luciana Castellina e altri; poi carte relative alle sue relazioni con il Pdup, alle riflessioni sul marxismo, lettere che amici e compagni del partito le scrissero sui temi più svariati; missive ricevute da enti vari che la invitavano a partecipare a eventi, rapporti con case editrici, appunti per preparare interventi ai vari seminari che teneva. E ancora riflessioni sulla questione femminile in cui emerge un tema estremamente attuale, ovvero il problema di conciliare lavoro e famiglia, mentre il tema dell’aborto è appena lambito. A tutto ciò vanno aggiunte le copie di materiale riguardante i processi ai brigatisti e il caso Sofri”. Quest’ultima parte dell’archivio non è però entrata nelle relative indagini, perché la corrispondenza con i brigatisti detenuti era sottoposta a censura: vi si trovano riflessioni sulla crudezza della detenzione e, più in generale, sul diritto penale.

A occuparsi di valorizzare il lascito sarà l’Associazione Archivio per la memoria e la scrittura delle donne che Rossanda aveva conosciuto nel 2006 durante una visita, “apprezzandone lo spirito e soprattutto l’obiettivo di assicurare conservazione, tutela e valorizzazione dei propri documenti” racconta la presidente Rosalia Manno. L’annuncio ufficiale della donazione sarà dato il prossimo 4 giugno alle ore 19 durante “La notte degli Archivi”, in diretta streaming sul canale YouTube dell’Archivio di Stato di Firenze. L’occasione permetterà sia di ricostruire la figura di Rossanda e la storia dell’Italia da lei vissuta come donna, partigiana, politica, giornalista, storica dell’arte, scrittrice e che conserva un’eco nelle sue carte, sia di aprire un confronto sul tema della tutela dei documenti “prodotti” dalle generazioni prima di noi e di come stabilire un legame e, soprattutto, generare nuova vita da ciò che si è deciso di conservare.

Infine, una nota a margine: l’arrivo delle carte all’Archivio di Stato di Firenze, noto soprattutto per i fondi del Comune o del periodo mediceo, contribuisce a donare una caratteristica nuova all’istituto, e cioè quella di poter offrire strumenti validi per studiare anche pagine della storia del Novecento particolarmente complesse, come quelle degli anni di piombo. E non solo. “Appena qualche giorno fa – conclude Magrini – presso il Tribunale di Firenze è stato inaugurato un centro per la digitalizzazione permanente dei materiali relativi alle stragi del ’93 e ’94. L’Archivio di Stato di Firenze, insieme a quello di Milano e a quello di Roma, stanno lavorando a un grande progetto che vede uniti i ministeri della Giustizia e della Cultura per riordinare, inventariare e digitalizzare le carte relative a quegli anni, con la partecipazione di alcuni detenuti che saranno appositamente formati. Tutto ciò con l’obiettivo di rendere accessibili importanti tipi di carte relative agli anni delle stragi”.

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