L’argomento non è nuovo tra coloro che si ergono a difesa della cosiddetta “famiglia tradizionale”. Ed è l’inclusione della pedofilia nella generica categoria degli “orientamenti sessuali”, in un dibattito sull’omotransfobia. Il promotore della tesi questa volta è Carlo Nordio, già procuratore aggiunto della procura della Repubblica di Venezia, ascoltato in commissione Giustizia del Senato nel corso del ciclo di audizioni sul ddl Zan. In collegamento con la commissione, l’ex pm ha espresso diversi dubbi sul disegno di legge, perché a suo dire “quando si parla di orientamento sessuale si dà una definizione spuria estremamente ambigua che minaccia di ritorcersi contro le intenzioni del legislatore”. E poi ha portato un esempio. “Se una persona dicesse ‘io i pedofili li metterei tutti al muro’, sarebbe incriminabile in base al ddl Zan, perché la pedofilia è un orientamento sessuale. È un orientamento perverso, ma noi sappiamo che non c’è nulla di più volatile della concezione del sesso che noi abbiamo”. Dunque secondo Nordio, la pedofilia è un orientamento sessuale come un altro, proprio come l’omosessualità. Per questo, è la sua tesi, la legge Zan andrebbe a punire anche chi si oppone o si esprime contro la pedofilia. Un pensiero non certo originale. Di una legge contro l’omofobia nel nostro Paese si parla da 30 anni. E prima di Nordio il tema era già stata messo sul tavolo da diversi esponenti di estrazione cattolica. Nel 2011, ad esempio, la parlamentare Udc Luisa Santolini, aveva espresso lo stesso concetto intervenendo in Aula. “Il mio orientamento sessuale è l’eterosessualità, ma ce ne sono anche altri, come l’omosessualità e la pedofilia”. Sia Santolini, sia Nordio però sembrano dimenticare che la pedofilia è comunemente considerata un disturbo e, quando si concretizza in atto sessuale, è un reato, punibile con una pena da 5 a 10 anni di carcere