Sindaco, Giuseppe Conte è intervenuto sulle regionali in Calabria. Dopo il ritiro di Nicola Irto, il neo-leader del Movimento 5 Stelle ha parlato di un patto tra le forze progressiste per candidare “un esponente della società civile”. L’identikit è quello dell’ex parlamentare Enzo Ciconte. Ma potrebbe essere anche quello di de Magistris?
Credo che la mia candidatura sia un’opportunità senza precedenti per chi, come il Movimento, non è compromesso con il sistema, in Calabria in particolare. La nostra proposta non viene da un palazzo romano, è nata dal basso già a fine gennaio e manda avanti un uomo che per dieci anni ha lavorato in prima linea in questa terra. E che adesso, in una coalizione civica, si mette a servizio dei suoi cittadini con l’idea di scardinare il sistema. Conte deve decidere, perché questo è un referendum. È per la libertà o per la sudditanza? Per il cambiamento o per la conservazione mascherata da cambiamento con operazioni di facciata?
Insomma, quando Conte auspica un candidato esponente della società civile, Luigi de Magistris risponde “eccomi”?
Se Conte parla di società civile, siamo noi. Vengano a dialogare con noi e ragionino su quello che vogliono fare. Lo dico soprattutto ai Cinque Stelle: il loro elettorato, i loro attivisti, molti loro rappresentanti calabresi ci guardano con attenzione. Non riesco a capire cosa li trattenga. Dico loro: avete ancora qualcosa che vi fa ritornare alle origini dei meet-up, al voto del 2018, oppure ormai state con chi a livello regionale è parte del partito unico della spesa pubblica e del trasversalismo politico? Questo è il tema.
Sta veramente pensando che il M5S possa rompere gli accordi con il Pd per appoggiarla?
Io mi sarei aspettato che mi dicessero: “Guarda, Luigi, meno male che si è creata questa strana coincidenza”. Le condizioni mi sembrano ideali: Conte e il Movimento Cinque Stelle starebbero al fianco di persone come De Magistris, Mimmo Lucano, Carlo Tanzi, Anna Falcone. La loro esitazione è surreale. Il Movimento Cinque Stelle può svolgere una funzione di rinnovamento e ha il dovere di fare più chiarezza.
Che differenza c’è, in questo momento, tra il Pd e i Cinque Stelle?
Al di là del loro patto politico, che rispetto, capisco le difficoltà del Pd: molti dei suoi in Calabria mi vedono come il diavolo che vuole rompere un sistema di potere. Non mi riferisco a tutto il partito, ma a quelli che hanno governato la Calabria e ha avuto una responsabilità nella gestione politica regionale. I Cinque stelle, invece, devono spiegare se stanno dalla parte del cambiamento, del civismo vero, dell’alternativa oppure se stanno dall’altra parte per tutelare equilibri nazionali. Capisco che abbiano difficoltà a trovare un candidato e ne debbano trovare uno che in qualche modo sia presentabile, ma i calabresi non si fanno ingannare dal pennello che dipinge la facciata.
Dalle sue parole la Calabria sembra una merce di scambio, sacrificata in dinamiche che nulla hanno a che vedere con il territorio.
La dico come la penso: a loro della Calabria non gliene frega proprio. Non gliene è mai fregato, per i dirigenti romani questa terra è esattamente una potenziale merce di scambio. Non vogliono che sia finalmente governata da persone libere e autonome, che facciano l’interesse dei calabresi e non quello del sistema. Non capiscono, però, che anche all’interno dei loro partiti – finanche nel Pd – sono in tanti a voler cambiare. Questo è l’aspetto da cogliere: per la prima volta, la Calabria può trasformarsi da periferia della periferia a laboratorio politico. Lo dico a quelli che spesso si riempiono la bocca dicendo “dobbiamo unirci contro le destre sovraniste”. Va bene, ma qui non c’è solo de Magistris. Qui c’è una coalizione civica molto larga, molto ampia che cresce ogni giorno e che sta tra la gente.
Nicola Irto, ormai ex candidato in pectore del Pd, ha sbattuto la porta denunciando il trasversalismo di un partito diviso in tanti piccoli “feudi”. Cosa pensa della sua lettera?
Le sue sono parole pesanti e non molto distanti da quelle di Zingaretti. Il quale, dimettendosi da segretario del Pd, ha detto: “Me ne vado perché il mio partito pensa più alle poltrone che all’interesse generale del Paese”. Irto, che è un giovane dirigente che ha avuto ruoli importanti ed era candidato ormai da tempo, se ne va parlando di “lotta tra bande politiche, tra feudi”. Adesso capisco perché, di fronte al “problema de Magistris”, cercano con l’affanno una candidatura per darsi un po’ una ripulita. Ma non ci casca nessuno.
Sta parlando sempre al M5s?
Aderire al nostro progetto, per loro, è l’unica opportunità di dimostrare con i fatti che vogliono il cambiamento, l’allargamento e le forze civiche. Ma non perché de Magistris esce oggi: ripeto, siamo da quattro mesi in campo tra la gente. Se uno disconosce questo dato, vuol dire che non vuole cambiare. Se lo posso capire per il Pd, non lo comprendo per il Movimento Cinque Stelle. Ecco perché la domanda la faccio soprattutto a Conte. Vorremmo capire da che parte sta, visto che c’è la nostra opzione dovrebbe ricordare molti valori delle loro battaglie. Ripeto, oggi il M5s è difronte a un bivio: o sta da una parte o sta dall’altra. Così si comprende quanto importante, per loro, sia questa partita.
Che ne pensa dell’ipotesi Enzo Ciconte candidato della coalizione giallorosa?
Lo dico senza provocazioni: Ciconte, che è uno scrittore e un conoscitore dei fatti di ‘ndrangheta, sarebbe un candidato che potrebbe benissimo coniugarsi con l’impegno che io concretamente ho dimostrato, per circa dieci anni, nella lotta alla ‘ndrangheta e alle altre forme di devianza criminale. Lo stesso impegno con cui oggi faccio politica in modo generoso e con tanta passione.
Secondo lei Ciconte sta pensando realmente di accettare la candidatura?
Si, ho letto alcune sue dichiarazioni. Penso ci stia riflettendo, se hanno fatto circolare il nome.
Con queste forze in campo si parla di sondaggi in cui la coalizione Pd-M5s, se si votasse oggi, arriverebbe terza. È così?
Noi stiamo lavorando per conquistare il cuore dei calabresi e per vincere. Io avverto la sensazione che noi vinceremo in Calabria.
La speranza che sarebbe più concreta se il Movimento Cinque Stelle accettasse il suo invito?
Dico a Conte che questa è un’opportunità enorme per dimostrare che le alleanze di governo, come dicono loro, sono state necessitate dalla legge elettorale. Prima sono stati con Salvini, poi con Renzi e il Pd e adesso addirittura con Berlusconi. In Calabria hanno l’occasione di farci capire di che pasta sono fatti davvero.
L’appello è anche indirizzato a Enzo Ciconte?
Ciconte è una persona rispettabile. Ma perché non impegnarsi nel nostro progetto, in cui, con entusiasmo, stiamo costruendo alleanze, coinvolgimenti, associazioni, reti civiche? La Calabria la conosco bene e un entusiasmo così non l’ho mai visto. Perché non coglierlo? Che cosa fa paura? Che rompiamo il partito unico della spesa pubblica, del controllo del denaro, della gestione del Recovery fund? O una persona che è in grado con la sua storia di rompere i legami con la ‘ndrangheta? Il centrosinistra non è stato in grado di farlo. Questo è il tema.