Per la prima volta dopo 12 anni Israele ha un governo senza il premier Benyamin Netanyahu. Con una telefonata a mezz’ora dalla scadenza del suo mandato, il leader centrista Yair Lapid (nella foto a destra) ha avvisato in extremis il presidente Reuven Rivlin – che era allo stadio – di essere riuscito a formare la coalizione di governo. “Il nuovo governo – ha detto Lapid – farà tutto il possibile per unire tutte le componenti della società israeliana. Il nostro impegno è di metterci al servizio di tutti i cittadini di Israele, inclusi quanti non sostengono questo governo”. Con un riferimento ai forti attacchi provenienti dalla destra nazionalista, Lapid ha assicurato: “Ci impegniamo a rispettare quanti ci oppongono”. E ha informato Rivlin che intende sottoporre il nuovo governo all’ approvazione della Knesset il più presto possibile.

Al termine di una giornata convulsa che ha visto più volte tutto in pericolo, Lapid ha infine saldato l’alleanza che vedrà il partner di governo Naftali Bennett (nella foto a sinistra), ‘Yamina’, premier per i primi due anni per poi salire lui alla guida nella seconda parte della legislatura. Un esecutivo che registra la prima volta di un partito arabo al governo: quello islamista moderato di Raam guidato da Mansour Abbas. Per superare tutti gli scogli che si sono frapposti via via al risultato ci sono volute una serie di interminabili riunioni fiume nell’albergo Kfar Maccabiah. Alla fine i partiti di centro – ‘C’è futuro’ e ‘Blu Bianco’ (Benny Gantz) – di destra – ‘Yamina’ (Naftali Bennett), ‘Nuova speranza’ (Gideon Saar), ‘Israele Casa Nostra’ (Avigdor Lieberman)- di sinistra – Laburisti e Meretz – e Raam, hanno firmato il documento che ha consentito a Lapid di dare l’annuncio a Rivlin.

Gli ultimi ostacoli sono stati quelli di Abbas e il dissidio tra Laburisti e Yamina. Raam voleva assicurazioni sugli interventi a favore dell’edilizia della parte araba della società e il riconoscimento municipale per alcune località beduine del Negev. Laburisti e Yamina volevano entrambi la presidenza della delicata Commissione che nomina i magistrati: alla fine anche qui è prevalso il criterio della rotazione. Per due anni sarà presidente Ayalet Shaked, numero due di Yamina e gli altri due Merav Michaeli leader dei Laburisti. Ora la palla passa al presidente della Knesset Yariv Levin che dovrà indicare la data in cui l’Aula dovrà votare la fiducia al nuovo governo. Servono almeno 61 seggi su 120. Un passaggio delicato che potrebbe anche riservare sorprese non gradite, visto che ci sono singoli deputati dei partiti della coalizione – soprattutto di Yamina – che hanno detto di essere in disaccordo.

Il varo del nuovo governo è avvenuto alla fine di un giorno che ha registrato l’elezione di Isaac Herzog nuovo presidente di Israele. Alla prima votazione, la Knesset lo ha designato votandolo con 87 preferenze. L’attuale presidente dell’Agenzia Ebraica – rampollo della aristocrazia ashkenazita sionista che ha fondato Israele – ha battuto la sfidante Miriam Peretz, un’outsider venuta da un mondo diametralmente opposto, quello sefardita degli immigrati dai paesi arabi, ma al tempo stesso l’altra faccia del Paese.

Herzog – per gli amici Bougie – ha coronato la sua lunga ascesa al potere: è figlio di Chaim Herzog, che prima di lui è stato presidente, il sesto, di Israele. Sconfitto a sorpresa da Netanyahu nelle elezioni politiche del 2015: “Intendo essere il presidente di tutti, di prestare ascolto a tutte le voci – ha detto nel discorso di accettazione della nomina dopo aver ricevuto le congratulazioni proprio del premier – nel tentativo di rintracciare le linee di convergenza sia all’interno della nostra società sia con i nostri fratelli e con le sorelle nella Diaspora“. “Le sfide – ha proseguito – sono molte e vanno prese con grande considerazione. E’ essenziale curare le ferite sanguinose che si sono aperte nella nostra società negli ultimi tempi. Dobbiamo inoltre difendere la posizione internazionale di Israele ed il suo buon nome fra i popoli. Dobbiamo anche combattere l’antisemitismo e l’odio di Israele. Occorre proteggere le colonne portanti della nostra democrazia“.

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