“Questa riforma è un capitolo molto atteso. Il dibattito pubblico e accademico è maturo da tempo e i fatti di cronaca che hanno riguardato la magistratura hanno reso improcrastinabili e più urgenti gli interventi in questo ambito”. La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha inaugurato così la riunione (da remoto) con i capigruppo di maggioranza in commissione Giustizia della Camera (Alfredo Bazoli per il Pd, Roberto Turri per la Lega, Eugenio Saitta per il Movimento 5 Stelle, Lucia Annibali per Italia Viva, Pierantonio Zanettin per Forza Italia, Federico Conte per Liberi e Uguali ed Enrico Costa per il Misto) sulla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario allo studio dell’esecutivo Draghi, pilastro del “pacchetto giustizia” assieme agli interventi sul processo civile e su quello penale. Un incontro “interlocutorio”, a quanto si è appreso, nel quale sono state chiarite le posizioni dei partiti sulla bozza di riforma preparata dalla commissione ministeriale presieduta dal costituzionalista della Sapienza Massimo Luciani (anch’egli collegato insieme ai colleghi docenti Francesca Biondi e Renato Balduzzi). Le perplessità, espresse da esponenti di diversi pariti, hanno riguardato in particolare il mancato stop alle porte girevoli tra politica e magistratura e la riforma elettorale del Csm. Previsto a breve un nuovo incontro, dopo che la relazione della commissione – per ora solo anticipata dalle agenzie di stampa – sarà pubblicata.
La ministra cita Falcone: “Autonomia deve accompagnarsi a efficienza” – “I temi dell’indipendenza della magistratura e del reale rispetto della rule of law (lo Stato di diritto, ndr) – ha detto Cartabia – occupano da tempo la scena del dibattito costituzionale e istituzionale nell’Ue. I contesti sono diversi, ma tutti mirano all’obiettivo che ci preoccupa di più: l’esigenza che la magistratura operi sempre, nei fatti e nella percezione dell’opinione pubblica, su solide basi di indipendenza. Esigenza sempre più urgente negli ultimi anni per tante ragioni. Le riforme che il ministero ha chiesto – prosegue la Guardasigilli – sono finalizzate allo scopo così accoratamente espresso dal presidente della Repubblica” commememorando la strage di Capaci nell’aula bunker del carcere di Palermo: “fiducia e credibilità dei magistrati sono obiettivi che non possiamo mancare. Questa la preoccupazione che mi anima più di tutte. Qualcosa si è guastato nel rapporto tra la magistratura e il popolo nel cui nome la magistratura esercita. Occorre urgentemente ricostruirlo”, anche come “doveroso riconoscimento al lavoro della stragrande maggioranza dei magistrati, che si adopera, con professionalità e riserbo, per svolgere una delle funzioni tra le più delicate e complesse e importanti”, spiega. Gli ingredienti della riforma in elaborazione, spiega, sono “i capisaldi della Costituzione: indipendenza, esercizio imparziale, efficienza. La sfiducia dei cittadini passa anche per gli insostenibili tempi lunghi della risposta della giustizia”. E cita Giovanni Falcone ricordando che “autonomia e indipendenza della magistratura, che non siano coniugate a efficienza del servizio, sono privilegi di casta e non sono compresi dalla società”.
La bozza della commissione Luciani – Al centro dell’incontro c’è stata la relazione finale della Commissione Luciani, incaricata da Cartabia di elaborare le linee guida per la riforma dell’organo di autogoverno. Il documento (nelle sue anticipazioni) ipotizza un sistema elettorale che non preveda il sorteggio, ma sia comunque tale da determinare “una cesura tra le correnti della magistratura e i consiglieri togati“, oltre all’aumento del numero dei membri del Consiglio. A differenza di quanto previsto nel disegno di legge Bonafede – che funge da testo base per la discussione in Parlamento – per l’organo ministeriale i magistrati che scelgono di entrare in politica non devono avere il divieto assoluto di riprendere le funzioni giurisdizionali, ma lo potranno fare solo cambiando Regione. Vietato, inoltre, candidarsi nel territorio dove si sono svolte le funzioni negli ultimi due anni. Per le nomine dei vertici degli uffici sono richiesti “criteri più oggettivi degli attuali indicatori attitudinali”, mentre andrà ridotto a due, come già previsto dal testo Bonafede, il numero massimo di passaggi da funzioni giudicanti a requirenti e viceversa nel corso della carriera (adesso è fissato a quattro). In commissione alla Camera sono stati presentati 398 emendamenti alla proposta dell’ex ministro M5S, la maggior parte dalle forze del centrodestra. A Porta a Porta, infine, il segretario Pd Enrico Letta ha rilanciato la proposta dem di affidare a un’“alta corte”, sottraendolo al Csm, l’esercizio della funzione disciplinare nei confronti dei magistrati.
Il sistema elettorale a voto singolo trasferibile – Tra le proposte della commissione ministeriale, è emerso oggi, c’è anche la formula elettorale del voto singolo trasferibile che permette all’elettore di esprimere più preferenze indicando un ordine tra i candidati (prima preferenza, seconda, terza e così via). A qualsiasi magistrato, inoltre, sarà concesso di correre per il Csm, senza dover raccogliere un dato numero di firme. Esulta il deputato di Azione Enrico Costa, che aveva già depositato una proposta in questo senso in Parlamento. “L’abbiamo ribattezzata Spazzacorrenti perché con quetso sistema gli elettori votano per le persone, non è consentito il collegamento dei candidati tra loro; possono ordinare liberamente le proprie preferenze in modo trasversale, votando per candidati che possono avere orientamento diverso; vengono eletti i candidati che superano una certa quota di elezione, composta da prime preferenze oppure da prime preferenze combinate con le successive. Il voto singolo trasferibile – riassume – privilegia la persona e la statura del candidato, trasversalmente apprezzato, rispetto ad un’eventuale appartenenza a una corrente”.
Bazoli (Pd): “Rafforzare il ddl Bonafede” – “Nell’attesa di leggere i dettagli, fin d’ora si può dire che il lavoro della commissione Luciani appare estremamente articolato, costruttivo e utile, e può aiutare a rafforzare l’impianto già robusto del disegno di legge all’esame della Camera”, fa sapere al termine dell’incontro il capogruppo dem in commissione Alfredo Bazoli. “In particolare, molto significativi il rafforzamento delle valutazioni di professionalità dei magistrati, la responsabilizzazione dei dirigenti degli uffici sul controllo di performance e attività, il freno al carrierismo con stringenti vincoli al passaggio a nuovi incarichi direttivi, la separazione delle funzioni di fatto. Apprezzabile anche il rilancio di una proposta del Partito Democratico, l’istituzione di un’alta corte della magistratura con funzioni disciplinari, da adottare con legge costituzionale”.
Turri (Lega): “Dispiace per esclusione sorteggio” – “La relazione fatta dal prof. Luciani è stata molto stringata e alcuni contenuti non sono molto chiari. Per questo sospendo il giudizio in attesa di ricevere le novanta pagine del testo integrale della relazione con tutte le proposte. Certamente sono dispiaciuto e perplesso che siano stati esclusi sia il sorteggio temperato per l’elezione del Csm, sia l’elezione sfasata di una sua parte, due buoni strumenti per combattere il correntismo”. Lo ha detto all’Ansa Roberto Turri, capogruppo della Lega in Commissione Giustizia della Camera, commentando l’incontro del ministro Marta Cartabia con la maggioranza sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm. “Mentre all’incontro sulla delega penale le proposte della Commissione Lattanzi sono state illustrate nei dettagli, tanto che alla fine io ero molto contento – ha precisato – oggi ci sono stati dati pochi elementi concreti, tanto da rendere difficile la comprensione di diversi nodi critici. Per questo sono rimasto perplesso, anche se la stessa ministra ci ha detto, al termine della relazioni di Luciani, che sarà opportuno rivederci dopo l’invio del testo completo della relazione”.