Neppure Age & Scarpelli e Nanni Loy, gli sceneggiatori de L’Audace colpo dei soliti ignoti, celebre film della commedia all’italiana, ci avrebbero pensato. Questa volta il colpo è davvero epico. Non si tratta del tentativo, fallito, di rapinare le giocate del totocalcio, ma dell’asportazione, riuscita, di materiali architettonici antichi da un’area archeologica. Come se niente fosse.

Piazza Fiume, pieno centro di Roma. C’è il Palazzo de La Rinascente e una filiale di un importante istituto di credito. Poco più in là il Centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia. Tra via Piave e via Sulpicio Massimo c’è anche un parcheggio per auto private e taxi, proprio a ridosso del tratto delle mura Aureliane, in prossimità dell’area nella quale fino al 1871 si conservava Porta Salaria. Qui, rimane una parte del Sepolcreto Salario. “Visibile dall’esterno”, come si legge nel Portale della Sovrintendenza capitolina ai beni culturali dal quale il monumento dipende.

Il Sepolcreto, scoperto nella seconda metà dell’Ottocento, è stato datato “tra l’ultima età repubblicana e la prima età Augustea, anche se la sua attività funeraria proseguì per tutto il I secolo d.C. e continuò sporadicamente anche nel secolo successivo”. In vista ci sono i sepolcri di Sulpicio Massimo e di Cornelia, che dopo essere stati “smontati e rimontati più volte, furono finalmente sistemati all’incrocio tra via Piave e via Sulpicio Massimo …”. Belli e importanti, anche se trascurati, a quanto sembra.

Si tratta di una delle tante aree archeologiche disseminate per Roma. Invase dalla vegetazione spontanea. Abbandonate all’incuria, come indizia anche la presenza di immondizie di ogni tipo, lasciate sul posto da uno dei senzatetto che presumibilmente vi ci si ripara. Sostanzialmente ignote ai più, anche per la mancanza di una qualsiasi pannellistica che ne indichi quanto meno la presenza. In compenso ben nota a chi poco più di una settimana fa ha organizzato un colpo in piena regola. Di notte. Sfidando anche il coprifuoco.

Forse due persone e, di certo, un mezzo con un braccio meccanico. Necessario per asportare una delle colonne con soprastante capitello di età romana provenienti dagli scavi nell’area e riutilizzati per sorreggere il portichetto realizzato negli anni trenta del Novecento a ridosso delle mura, sul lato apposto dei due sepolcri. Preventivamente, per evitare il pericolo di crolli, una delle due persone, ha provveduto a mettere in sicurezza il portichetto sistemando un tubo Innocenti in verticale. Asportata la colonna, al suo posto è stato messo un altro tubo Innocenti. Sul cancello che da accesso all’area rimane del nastro segnaletico bianco-rosso, probabilmente utilizzato dai “soliti ignoti”.

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