Il Parlamento europeo è pronto a fare causa alla Commissione per la sua “inattività sullo stato di diritto“. L’articolo 12 della risoluzione sulla “situazione dello Stato di diritto nell’Unione europea e sull’applicazione del regolamento sulla condizionalità”, che sarà messa ai voti la prossima settimana alla plenaria dell’Eurocamera che si terrà a Strasburgo, è previsto infatti l’avvio dei preparativi per il procedimento giudiziario contro l’esecutivo di Bruxelles, nel caso in cui entro due settimane non abbia attivato la procedura prevista in caso di violazione dello stato di diritto all’interno dell’Ue.

L’annuncio della nuova risoluzione è stato dato dall’eurodeputato dei Verdi europei, Daniel Freund: “Abbiamo un accordo. Il Parlamento europeo si prepara a fare causa alla Commissione europea”, ha scritto su Twitter. Secondo quanto riporta l’Ansa, cinque gruppi del Parlamento europeo, Ppe, S&D, Renew, Verdi e la sinistra Gue, hanno trovato un’intesa sul testo nelle ultime ore. “Non possiamo permettere che Viktor Orban trasformi l’Ungheria in un regime autocratico senza subire sanzioni“, ha scritto ancora l’eurodeputato Freund, postando l’articolo 12 della risoluzione.

Nel testo si “deplora che la Commissione non abbia risposto alle richieste del Parlamento entro il primo giugno 2021 e non abbia attivato la procedura prevista dal regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto nei casi più evidenti di violazione dello Stato di diritto nell’Ue”. Il testo aggiunge che il Pe “incarica il suo Presidente di invitare la Commissione entro due settimane dalla data di adozione della presente risoluzione, sulla base dell’articolo 265 del Tfue (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea), ad adempiere ai suoi obblighi ai sensi del presente regolamento” e che “il Parlamento avvia nel frattempo immediatamente i preparativi necessari per un eventuale procedimento giudiziario ai sensi dell’articolo 265 Tfue contro la Commissione”. L’eventuale procedimento dovrebbe essere presentato alla Corte di giustizia della Ue.

Giovedì la Corte dell’Ue ha respinto il ricorso dell’Ungheria contro la risoluzione con cui il Parlamento europeo nel 2018 avviava la procedura “per constatare l’esistenza di un evidente rischio di violazione grave dei valori su cui si fonda l’Unione”. L’Ungheria aveva presentato ricorso ritenendo che, nel calcolo dei voti espressi, il Parlamento avrebbe dovuto tener conto delle astensioni. La Corte, riunita in Grande Sezione, ha però respinto il ricorso, perché “le astensioni dei parlamentari non devono essere conteggiate al fine di stabilire se sia stata raggiunta la maggioranza dei due terzi dei voti espressi”.

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