Tra i cittadini dei Paesi Ocse, gli italiani sono i meno preparati dal punto di vista economico-finanziario. Un primato che resiste: “Sì, siamo ancora gli ultimi”, commenta Magda Bianco, alla guida del dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria di Banca d’Italia, che indaga costantemente l’analfabetismo finanziario della popolazione adulta. “In un momento di crisi come questo il problema diventa una vera e propria emergenza”, spiega la funzionaria a margine di un incontro al Festival dell’Economia di Trento.
A differenza di altri Paesi, in Italia l’educazione finanziaria non fa parte dei curricula scolastici, “mentre sarebbe utile inserirla nei programmi di educazione civica accanto all’educazione alla legalità e a quella digitale”. Quanto agli adulti, quelli che secondo l’Ocse sono totalmente a digiuno della materia superano il 60%. E allora meglio “non sottoscrivere nulla che non siamo in grado di comprendere, e verificare le nostre scelte su luoghi come i siti istituzionali, privi di conflitti di interesse”. Ma non è solo una questione di educazione. “Casi come Parmalat o quelli delle popolari hanno comportato un calo fortissimo della fiducia, che va ricostruita. Anche attraverso una vigilanza di tutela che oltre ad esigere trasparenza punti a un’offerta di prodotti finanziari orientata alle vere esigenze delle persone”, spiega la Bianco, che ricorda che oggi è possibile fare un esposto direttamente alla Banca d’Italia, come anche fare ricorso a un arbitro bancario e finanziario. “Nel 70% dei casi ad avere ragione è il cliente”, racconta, ammettendo che sul fronte della vigilanza c’è ancora molto da fare. “Ma si tratta anche di percentuali che tendono a evolvere positivamente, perché quanto emerge dai ricorsi nutre il nostro lavoro sulla normativa e la concezione di regole più efficaci”.