Dopo dieci anni passati dietro le sbarre, Manuel Winston Reyes tornerà in libertà. Nel 1991 aveva ucciso la contessa Alberica Filo Della Torre: lavorava come maggiordomo nella sua villa all’Olgiata, zona residenziale a nord di Roma e la giustizia ha impiegato venti anni per individuare il vero responsabile dell’omicidio della donna. La data fissata per l’uscita dal carcere è il prossimo 10 ottobre, scrive Il Messaggero, che ricostruisce tutta la vicenda giudiziaria.
La pista del maggiordomo – Gli inquirenti, ricorda il quotidiano romano, avevano seguito piste sbagliate, che coinvolgevano i servizi segreti, non avevano investigato a fondo sulle prove acquisite. E così l’assassino che poteva essere subito individuato – come nel più classico dei gialli – nel maggiordomo carico di livore per essere stato licenziato, era uscito fuori dai radar degli investigatori per rientrarci, e non uscirne più, nella primavera del 2011. Una inchiesta riaperta grazie alla tenacia del marito di Alberica Filo Della Torre, Pietro Mattei, che aveva preteso analisi più accurate del Dna. Reyes, difeso dall’avvocato Nicodemo Gentile, era stato condannato a 16 anni di reclusione il 14 novembre del 2011, sentenza confermata il 9 ottobre del 2012. L’ex maggiordomo ha perciò beneficiato di una serie di sconti che ne hanno ridotto la pena, dato che sarà liberato i primi di ottobre.
La ricostruzione dell’omicidio – A Roma batte un sole torrido la mattina del 10 luglio del 1991. Alberica Filo della Torre, 42 anni, è sposata con Pietro Mattei, un costruttore. Nell’elegante villa a nord della Capitale, all’Olgiata, si preparano per una festa. La coppia, quella sera, vuole celebrare, con amici e parenti, i dieci anni di matrimonio. È un andirivieni di uomini e donne indaffarati per organizzare il ricevimento. Ma quel 10 luglio 1991 non ci sarà nessun party. Il ritrovamento del cadavere di Alberica Filo della Torre, nella sua camera da letto, sancisce l’epilogo di una giornata di festa mai iniziata e l’inizio di un giallo, ribattezzato il delitto dell’Olgiata.
Una tragedia in cui precipitano i figli e il marito della contessa. Non c’è un testimone che ha visto o sentito alcunché. Inizialmente i sospetti cadono su due uomini, che vengono fermati, salvo poi essere rilasciati in poco tempo. Il primo è il figlio di un’insegnante di sostegno che lavora nella villa, definito come persona violenta. Il secondo è un ex cameriere, il filippino Manuel Winston Reyes, da poco tempo licenziato perché ha il vizio dell’alcol.
Entrambi vengono scagionati. Ecco allora che gli investigatori seguono le piste più suggestive, complotti, fondi neri, servizi segreti, depistaggi, conti esteri miliardari e tangenti. La verità è più semplice. Ed è dietro l’angolo. Forse nessuno avrebbe pagato per l’assassinio della contessa se suo marito, Pietro Mattei, non avesse con caparbietà spinto gli investigatori a non mollare la presa. È stato lui a far riaprire l’inchiesta nel 2007. Una macchia di sangue sul lenzuolo con il quale l’omicida aveva avvolto la donna tanti anni prima e il Rolex della contessa sporco di sangue sono le due prove che dimostrano che l’ex maggiordomo, grazie al test del dna, è l’assassino. “Mi tolgo un peso che mi portavo dietro da vent’ anni” dirà Manuel Winston dopo il suo arresto. I primi di ottobre sarà di nuovo un uomo libero.