La California, per l’italiano medio, si riassume brevemente in: Pamela Anderson, Baywatch, spiagge, Hollywood, Beverly Hills (90210, l’originale ovviamente, non il reboot!), Silicon Valley. Quando l’italiano medio è vagamente preparato ricordiamo pure Napa Valley (forse sentita in una puntata di Sex and the City) e il lago Tahoe. A titolo personale la mia esperienza della California è una serie di visite a basi della marina e di droni, quindi di città importanti ho visto giusto San Diego.

La California e, in generale, l’America, è qualcosa di più dello stereotipo dell’“American Dream” che ci viene propinato da 50 anni da serie tv e film made in Hollywood. Gli Stati Uniti, specialmente le coste orientali e occidentali, sono una nazione molto focalizzata sul business, brutalmente. Per chiunque sia stato a New York e abbia evitato il solito giretto sul palazzotto per farsi la foto, la percezione è chiara: “se sei qui a fare il turista bene, se sei qui a fare affari meglio ma… non sei più in Italia…”

Il mito di arrivare in America e far soldi è da prendere con le pinze ma, egualmente se si è in gamba, il sistema americano ti premia (in vero non ti premia una mazza, ti devi sudare tutto, ma la meritocrazia in Usa funziona meglio e su scala più ampia rispetto all’Italia). In un ambiente così brutale, affilato meglio di una katana vecchio stile (non le copie pessime della Seconda guerra mondiale), ci è andata Gaia Ceccaroli.

Gaia è laureata in Economics and Management in Arts, Culture, Media and Entertainment in Italia, all’Università Bocconi e ha la passione, trasformata poi in lavoro, di aiutare le persone con charity e donazioni (come ad esempio, con la Fondazione Francesca Rava NPH Italia Onlus, Anlaids Onlus, Convivio e The Franca Fund). Di base Gaia fa la Pr, e ha deciso di trasferirsi in una nazione e in un’area (Los Angeles) dove le Pr, se fatte bene con i Vip, possono fare tanto. Quando dico “tanto” non parlo di soldi o meglio non parlo solo di soldi. Di soldi in California ce ne sono tanti, a Hollywood ancora di più (ultimamente con un retrogusto un poco di Xian centro). Da Hollywood partono i film, le serie e numerose attività mediatiche che si diffondono in tutto il mondo occidentale e oltre.

Di qui la scelta di Gaia: provare (non è facile) a influenzare attori, produttori e Vip vari sui temi di charity che le stanno a cuore. “L’impatto con l’America e la California non è stato facile – mi spiega Gaia – Qui la percezione degli affari è molto marcata. Tuttavia Hollywood da sempre è sensibile ai temi di charity, donazioni e le pubbliche relazioni, se fatte bene, sono un’ottima opportunità per stabilire rapporti di lavoro per molti brand italiani”.

Se consideriamo che quello che succede a Hollywood (in termini di film e serie tv) e poi viene diffuso per tutto il mondo, il product placement e simili attività diventano un must per ogni “made in Italy” di qualità che vuole avere una vetrina sul mondo. Hollywood, come accennavo prima, non è più solo occidentale. Molti film di Hollywood strizzano l’occhio all’Asia, in particolare alla Cina. Quando dico “strizzano l’occhio” mi riferisco a due aspetti specifici: soldi e, di conseguenza, contenuti.

Dal punto di vista dei contenuti la necessità di avere investitori cinesi, per molti film, implica una maggiore attenzione per stili, modi di dire, abbigliamento e filosofie orientali. Se pensiamo all’ultimo film della Disney Mulan si comprende come ormai Hollywood faccia molta attenzione al mercato asiatico. L’altra voce, di grande interesse, sono i soldi. Molti film hanno come investitori anche gruppi cinesi di primo piano che, in parte, hanno modo di mettere la voce su come si svolgono e si creano i film e le serie. In questo senso c’è una grande opportunità per i brand italiani. “Oggi una pellicola viene distribuita anche in Cina e le Roi sono molto importanti per i produttori – mi spiega Gaia – Il made in Italy di qualità è molto apprezzato in Cina, e non mi riferisco semplicemente alla moda e al design. Penso allo stile di vita italiano che include l’architettura, la cultura, le mentalità”, conclude.

Parlando di design Gaia mi riporta, come esempio, il bosco verticale di Stefano Boeri che ha trovato sede anche in Cina, su scala macro. Uno dei tanti esempi a dimostrare che la Cina è un mercato per noi italiani. Tramite la presenza di brand e contenuti italiani nelle pellicole di Hollywood la nostro way of life può diffondersi anche in tutta l’Asia, un mercato vitale per il nostro export.

Hollywood, se ben sfruttato con pubbliche relazioni strategiche, può essere un ottimo supporto per il made in Italy di qualità, specie ora che, con il Covid, dobbiamo recuperare il tempo perso.

Twitter: @EnricoVerga

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

TRUMP POWER

di Furio Colombo 12€ Acquista
Articolo Precedente

Coronavirus, quattro punti chiave per ridisegnare la sanità post pandemia

next
Articolo Successivo

Ormai siamo consumatori: chi affolla bar e negozi confonde la frivolezza coi diritti

next