LE NOSTRE SPERANZE - 2/5
“Le chiacchiere sono di circostanza, ma l’intimità è andata persa da anni. E di chi è la colpa?”. Questa frase, incastonata nelle ultime righe di pagina 318, racchiude in se tutto il senso di insoddisfazione e di perdita che attanaglia le tre ragazze protagoniste dell’ultimo romanzo della scrittrice britannica Anna Hope, Le nostre speranze (Ponte alle Grazie). Mai come in questo caso mi sento di dire che la traduzione italiana del titolo è fuorviante: in inglese è Expectation, Aspettative, ed è proprio questa la parola cardine di questo romanzo. Le aspettative deluse di tre amiche che diventano donne. Che cosa rimane delle nostre aspettative quando diventiamo grandi? Di questo ci parla con grande delicatezza – e a tratti quasi poesia- Anna Hope. Di aspettative, più che non speranze. Ma veniamo al dunque. Questo libro è un viaggio nei meandri dell’animo umano, nelle esistenze e nei pensieri più reconditi di Hanna, Lissa e Cate, donne che l’autrice mette a nudo con una leggerezza pensosa e una grazia da brividi, scandagliando il loro percorso di vita dalla spensieratezza dell’università, negli anni Novanta, ai tormenti dell’età adulta con la separazione e la gelida reunion finale. Lissa, la più bella delle tre, voleva fare l’attrice ma i continui fallimenti e il senso di frustrazione crescente l’hanno portata a fuggire a Città del Messico; Hanna, sposata con il ragazzo perfetto, ha successo e il lavoro che sognava ma si strugge per quel figlio che non arriva; Cate aspirava a una carriera accademica e invece è rimasta incinta dopo il primo appuntamento con un uomo rozzo conosciuto su Internet, incastrata in un matrimonio che la rende ogni giorno più insoddisfatta. Per un perfido scherzo del destino, ciascuna di loro ha ottenuto quello che voleva l’altra, in un’asimmetria di desideri e delusioni che inevitabilmente incrina per sempre la loro amicizia. Lissa, Hanna e Cate siamo noi. È difficile per il lettore non provare compassione per loro, non immedesimarsi in una delle situazioni descritte dalla Hope in questo romanzo intenso e appassionante, anche se semplicemente svuotante. Maternità, aborto, malattie, lutto, tradimento, carriera, invidia, confronto generazionale con le proprie madri e i propri errori sono i temi, spesso tabù, al centro della storia. I cardini su cui ruotano queste vite fragili e continuamente schiaffeggiate da segreti, invidie e gelosie quasi sempre mal celati. E così, quel rapporto basato sulla fiducia nel futuro, le feste, la convivenza e i primi amori, si frantuma in mille pezzi pagina dopo pagina. Anno dopo anno. Pensiero dopo pensiero. Focalizzate come sono su ciò a cui ognuna manca e che invece l’amica, inevitabilmente, ha ottenuto. Il tutto reso ancor più drammatico dai contrappunti poetici che l’autrice mette al contesto che fa da sfondo alla vicenda per tratteggiare lo scorrere del tempo: “È la fine della primavera, o l’inizio dell’estate. È metà maggio…”. Insomma, Le nostre speranze (fallite, chiosiamo) ci spinge a fare i conti con noi stessi e con il modo in cui viviamo le nostre relazioni, perché quello che succede a Lissa, Hanna e Cate è la vita. Voto (con ancora l’amaro in bocca e un senso di frustrazione rimasto sul cuore): 8,5.