Uno studio pubblicato su Lancet Psychiatry riporta che sei mesi dopo aver contratto una forma grave di Covid ad 1 paziente su 3 vengono diagnosticate malattie neurologiche o psichiatriche, mentre ricerche di University College London, l’università di Leicester e ONS, rivelano che un terzo dei ricoverati per Covid rientra in ospedale entro 4 mesi, mentre un paziente muore
Il Covid che spesso non vediamo. Stanchezza, problemi neurologici, difficoltà nei movimenti o semplicemente a respirare, incapacità di concentrarsi su semplici attività della vita quotidiana, in alcuni casi perdita di memoria. I postumi dell’infezione da Sars Cov 2 continuano a tormentare chi ha scampato il peggio e tenta di reintegrarsi nella società e sui posti di lavoro. Il caso è quanto più emblematico e scioccante perché vede al centro i medici britannici, in prima fila al momento di salvare il paese dalla pandemia ma buttati fuori dalle proprie occupazioni dopo essere rimasti affetti dal cosiddetto ‘long Covid’, il Covid a sintomatologia lunga. Sono una schiera di almeno 122mila impiegati dell’NHS il servizio sanitario nazionale ad aver subito il maggior impatto per il post-covid, seguiti da 144mila insegnanti e 31mila impiegati nell’assistenza sociale, riportano i dati dell’Ufficio di Statistica Nazionale ONS, secondo cui a soffrire del long-Covid sono in generale 1.1 milioni di britannici.
“Ho ricevuto la lettera di un avvocato con cui i miei soci dello studio medico mi informavano di aver terminato la mia partnership perché erano preoccupati che sarei rimasta disabile. A volte ero troppo stanca per lavorare ma questo è stato un atto mercenario e crudele” rivela al Guardian una dottoressa britannica.
E le storie si moltiplicano nel gruppo Facebook UK doctors #longcovid creato dalle dottoresse Sarah Burns e Sue Warren per fornire supporto a professionisti del settore medico che lottano con sintomi di depressione, sensi di colpa per aver lasciato i colleghi a gestire la pandemia ma anche rabbia e delusione per essere stati abbandonati e penalizzati dopo aver contratto il Covid-19 proprio sul posto di lavoro. Uno studio pubblicato in Lancet Psychiatry riporta che sei mesi dopo aver contratto una forma grave di Covid ad 1 paziente su 3 vengono diagnosticate malattie neurologiche o psichiatriche, mentre ricerche di University College London, l’università di Leicester e ONS, rivelano che un terzo dei ricoverati per Covid rientra in ospedale entro 4 mesi, mentre un paziente muore. La sanità britannica fornisce assistenza medica attraverso siti internet specifici e servizi di riabilitazione ma il problema riscontrato dai medici britannici comprende anche la perdita del proprio salario, la difficoltà ad accedere ai sussidi statali e soprattutto a far capire ai colleghi che non sono più in grado di sostenere turni lavorativi e carichi di lavoro ‘normali’.
Intervistata dal Guardian il medico di base Kaveri Jalundhwala, vice-presidente della Doctors’ Association UK, rivela che per via della sua battaglia contro i postumi del Covid cominciata ad aprile del 2020 ancora non è riuscita a rientrare a lavorare a tempo pieno e questo l’ha costretta a una riduzione del salario del 40%. In Gran Bretagna il numero di pazienti con sistemi persistenti addirittura dopo un anno dal contagio sono saliti da 70mila registrati a marzo a 376mila di maggio, e il fenomeno sembra colpire principalmente il personale sanitario, le donne e le perone tra i 35 e i 69 anni. A pagare le conseguenze di questa situazione sono principalmente i medici di base, spesso dipendenti privati, che non hanno accesso alle stesse indennità per malattia garantite al personale ospedaliero della sanità pubblica britannica, spiega la Burns.
“Alcuni ospedali hanno dimostrato supporto ma alcuni medici si sono visti sottrarre gli incentivi per le reperibilità perché erano troppo deboli per tornare a fare i turni di notti, e questo nonostante avessero contratto Covid proprio sul lavoro – spiega David Strain, portavoce del sindacato dei medici britannici BMA che sta cercando di spingere il governo Johnson a istituire un fondo di risarcimento sia per il personale ospedaliero che per i medici di base impossibilitati a tornare al lavoro dopo quella che continuerà ad essere una lunga battaglia contro il Coronavirus.