Dopo la punzecchiatura arrivata dal numero uno di Confindustria Carlo Bonomi – “Siamo perplessi dal fatto che l’Inps non abbia le coperture per pagare gli ultimi due mesi di cassa covid” – l’istituto di previdenza trova la soluzione. La settimana scorsa era emerso, appunto, che le autorizzazioni per gli ammortizzatori sociali legati alla cig Covid erano bloccate da fine maggio causa superamento del plafond. Il consiglio dei ministri del 4 giugno, su richiesta del ministro del Lavoro Andrea Orlando, ha definito una soluzione che nelle scorse ore ha ottenuto anche il via libera del ministero dell’Economia. Come comunicato dall’Inps, la copertura viene garantita “attraverso l’utilizzo di risparmi da dl 137/2020 (il decreto Ristori ndr) e la rimodulazione di alcune voci di spesa relative alle integrazioni salariali”. Ora “si proseguirà senza difficoltà nel processo di autorizzazione, sospeso solo per alcuni giorni per superare i vincoli di legge”.
Il mese di giugno è l’ultimo durante il quale l’industria può accedere alla cig Covid. Da luglio si tornerà alla cassa integrazione ordinaria, ma gratuita per le aziende, che non dovranno pagare le addizionali usualmente richieste. Questo a fronte del fatto che per chi utilizza l’ammortizzatore continua il blocco dei licenziamenti, che in generale invece decade per la manifattura e l’edilizia. Su questo fronte però il nodo politico non è stato sciolto con la “mediazione” trovata da Mario Draghi sulla norma proposta da Orlando. Il ministro continua a premere per una proroga almeno selettiva, per alcune filiere come quella del tessile. Mentre i sindacati, che oggi hanno visto il segretario del Pd Enrico Letta, chiedono che il congelamento contestato dalla Ue continui fino all’autunno per tutti e non solo per il comparto dei servizi. Anche il Movimento 5 Stelle ha assicurato ai leader sindacali l’impegno per mettere in campo alcuni emendamenti per prorogare lo stop “per alcuni mesi”.
Emendare il decreto Sostegni, però, potrebbe non bastare. “La discussione parlamentare del dl inizierà oltre il 30 giugno. Il Parlamento delibererà oltre la metà del mese di luglio”, fa notare Maurizio Landini. “Può essere che il Parlamento prenderà delle decisioni ma dal primo di luglio si potrà licenziare. C’è bisogno che il Governo convochi un nuovo tavolo”. Matteo Salvini dal canto suo continua a cambiare versione e oggi, dopo aver incontrato il premier Mario Draghi, fa sapere che sul tema c’è “sintonia assoluta”: “I settori che crescono, che corrono, che hanno bisogno di assumere, non di licenziare, penso all’industria e all’edilizia, devono tornare ad essere liberi di agire sul mercato. E poi i settori che hanno sofferto di più, penso al commercio, ai servizi, al turismo, avranno tempo fino a ottobre per riorganizzarsi, con l’obiettivo di una estate da boom economico”. Ma questo è già previsto dalla normativa attuale: solo la settimana scorsa il leader leghista aveva invece detto di essere a favore della proroga selettiva.