Contributi non pagati ai lavoratori, “esternalizzazione della manodopera e di tutti gli oneri connessi” per abbattere il carico fiscale, evasione Iva. Dhl Supply Chain Italy, società del colosso della logistica che si occupa tra l’altro della distribuzione delle dosi di vaccino Astrazeneca, è finita nel mirino della procura di Milano e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza che ha eseguito un sequestro d’urgenza da circa 20 milioni di euro, firmato dal pm Paolo Storari, per una presunta maxi frode sull’Iva. Secondo l’ipotesi della procura attraverso società di intermediazione e finte cooperative sarebbero stati creati “meri serbatoi di manodopera“, ossia lavoratori della logistica a cui le società intermediarie, tra l’altro, non versavano in gran parte i contributi. Il sequestro d’urgenza disposto dalla Procura dovrà passare alla valutazione di un giudice per le indagini preliminari per la convalida.

I pm di Milano Giovanna Cavalleri e Storari, nel decreto di sequestro, scrivono che Dhl “abusa dei benefici offerti dal sistema illecito, neutralizzando il proprio cuneo fiscale mediante l’esternalizzazione della manodopera e di tutti gli oneri connessi”. Secondo l’accusa la società si interfacciava, per avere “meri serbatoi di manodopera”, con il Consorzio Industria dei Servizi, a cui facevano capo 23 società cooperative (società “serbatoio”), che si avvicendavano nel tempo trasferendo la manodopera dall’una all’altra, omettendo sistematicamente il versamento dell’Iva e, nella maggior parte dei casi, degli oneri di natura previdenziale. Attraverso un presunto giro di false fatture, emesse dalle società a vantaggio di Dhl, quest’ultima avrebbe abbattuto i propri costi. Allo stesso tempo le altre società non versavano l’Iva dovuta e nemmeno i contributi per i facchini impiegati nelle consegne per conto di Dhl. Sono 1.573 i soci lavoratori/dipendenti occupati presso le società del ‘gruppo’ dal 2016 al 2019.

Dhl, secondo l’accusa, avrebbe usato “fittizi contratti d’appalto per prestazioni di servizi” che in realtà “dissimulano l’unico, reale oggetto del negozio posto in essere tra le parti, ossia la mera somministrazione di personale effettuata in violazione delle norme che ne regolamentano la disciplina”. Il sistema creato, scrive la Procura, ‘maschera’ “somministrazioni irregolari di manodopera a favore di committenti più o meno conniventi”, Dhl in questo caso, “massimizzando guadagni illeciti in virtù del mancato pagamento delle imposte (dirette ed indirette), delle ritenute da lavoro dipendente e dei contributi previdenziali ed assicurativi”.

I finanzieri hanno anche notificato una informazione di garanzia in tema di responsabilità amministrativa degli enti in relazione agli illeciti penali commessi dai
dirigenti della stessa. L’indagine, chiamata Mantide, è nata dagli accertamenti delle Fiamme gialle e degli ispettori del Settore contrasto illeciti dell’Agenzia
delle Entrate. Al termine dell’attività investigativa, nel corso della quale sono state eseguite, nelle provincie di Milano, Monza-Brianza, Lodi e Pavia, diverse perquisizioni nei confronti delle persone fisiche e giuridiche coinvolte, è stata scoperta questa ipotizzata frode fiscale caratterizzata appunto dall’utilizzo di fatture “soggettivamente inesistenti, da parte della multinazionale, e dalla stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, effettuata in
violazione della normativa di settore.

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Dhl, le carte delle Entrate: “Così la società si assicurava imponente disponibilità di manodopera a prezzi sotto quelli di mercato”

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