Dalle pagine del Corriere della Sera, Giuseppe Conte è tornato sul tema del limite del doppio mandato che alimenta divisioni e malumori all’interno del gruppo parlamentare M5S. “La questione non è nel nuovo statuto, sarà risolta in seguito con il nuovo codice etico e la discussione sarà fatta coinvolgendo anche gli iscritti”, ha affermato il leader in pectore del Movimento. Su questo Davide Casaleggio, pur ormai da ex 5 Stelle, non ha mancato di lanciare una frecciata velenosa attraverso un’intervista a La Stampa: “Il fatto che in questi mesi non ci sia stata una presa di posizione chiara sul tema mi fa pensare che sia una questione oggetto di contrattazione per il supporto economico richiesto”.
Tra Camera e Senato il dibattito tra i parlamentari pentastellati prosegue da mesi e c’è molta attesa di conoscere quale saranno le decisioni che verranno prese. “E’ sicuramente un tema importante, non c’è dubbio, ma affrontarlo ora sarebbe sbagliato – afferma un deputato al secondo mandato – ora le priorità devono essere la definizione della nuova struttura 5 Stelle e le Amministrative da vincere”. “Quello dei due mandati è un valore identitario che ha colpito ed attratto i cittadini, eliminarlo sarebbe sbagliato”, afferma un senatore al primo mandato. “Non c’è dubbio che esiste un problema di futuro per delle persone, che dopo aver dato 10 anni al M5S, si ritrovano senza una prospettiva politica e c’è anche un problema di rapporti e legami tra persone che hanno condiviso un lungo percorso, però – sottolinea da Palazzo Madama – è chiaro che se oggi Conte avesse confermato il vincolo dei due mandati una buona fetta di eletti, quella che coinciderebbe col ‘gruppo dei big’ andrebbe via, causando una partita sia quantitativa che qualitativa. Se la nuova governance non sarà guidata da un uomo solo al comando, ma attraverso una struttura decisionale allargata, parte dei big al secondo mandato a Conte servirà”.
Il problema sembra il come utilizzare le competenze acquisite da deputati e senatori. “L’impiego delle persone non elette è una questione che va affrontata in fretta e di certo non la si può risolvere in due riunioni su zoom. Questo inoltre determinerà quale sarà il modello di partito del nuovo M5S guidato da Conte che al momento, pur essendo il leader inevitabile, è pur sempre solo leader in pectore”, è il ragionamento del senatore, che conclude: “I partiti di massa del ‘900 utilizzavano i non eletti all’interno delle proprie strutture con funzioni organizzative-territoriali. Questa potrebbe essere una strada, pur stando sempre attenti però, a non creare nuovi politici di professione”. Un altro deputato al secondo mandato osserva: “Dipende da quale obiettivo ti poni: se vuoi governare l’esperienza serve sia nelle Commissioni parlamentari, sia nei Ministeri”.
Tra i punti su cui Conte sta ragionando riguarda la cosiddetta ‘deroga per i meritevoli’. E anche questo compromesso scontenta più di qualcuno. A dirlo in maniera netta è Danilo Toninelli che nel suo libro fresco di stampa Non mollare mai lo scrive nero su bianco: “Troppo spesso qualcuno è caduto vittima del proprio ego: come oggi, con alcuni che sembrano più concentrati su come superare il limite interno dei due mandati che sulle giuste battaglie da combattere per gli italiani – ed ancora – questo limite non può e non deve assedere toccato e la buona riuscita di neo-Movimento portata avanti da Giuseppe Conte dipenderà proprio dal mantenimento di questa regola. Solo non derogandovi, neppure per singoli casi, potranno emergere ed affermarsi donne e uomini nuovi capaci di sognare e lottare per il bene del Movimento e quindi del Paese”. Toninelli, raggiunto telefonicamente, sul tema aggiunge: “Sono convinto che gli iscritti, quando saranno chiamati a votare, confermeranno il limite dei due mandati”.
La deroga non raccoglie grandi consensi tra i parlamentari. “I criteri chi li stabilisce?”; “Anche se fatto utilizzando il criterio migliore sarebbe un tradimento”; “meritevole è una grande mente o chi ha la più elevata attività parlamentare, ovvero proposte di legge, emendamenti, Interpellanze, mozioni ed interrogazioni parlamentari, che spesso restano senza risposta?”, queste sono alcune delle opinioni che raccogliamo dietro l’assicurazione dell’anonimato. E oltre questo, crescono i timori nei gruppi parlamentari di Camera e Senato, per l’ingresso di nuove persone che Conte potrebbe coinvolgere nel ‘M5S 2050’ pescando dal mondo delle professioni, diminuendo ulteriormente la possibilità di una rielezione, già limitata dal taglio dei parlamentari e da sondaggi non proprio soddisfacenti.
Dietro garanzia dell’anonimato, un big a 5 Stelle ci confida: “A Conte servirà tempo e fino all’elezione del prossimo presidente della Repubblica eviterà scossoni, anche per evitare una guerra interna al gruppo parlamentare. Nuovi abbandoni in questa fase significherebbero meno risorse economiche e meno peso nella partita che porterà al voto sul prossimo inquilino del Colle. Una soluzione, dopo le amministrative e prima della partita sul Quirinale andrà trovata”. Anche se sarà impossibile accontentare tutti, questo è già evidente.