La pandemia in generale, i vari lockdown, le restrizioni sugli spostamenti, l’adozione massiccia dello smart working – sugli effetti del quale il Blog di Immobiliare.it ha dedicato anche un approfondimento intervistando gli esperti del settore: sono davvero numerosi gli elementi che hanno influenzato il mercato immobiliare non residenziale nel corso dell’ultimo anno.

Sullo stato di salute di quest’ultimo è ora disponibile anche il Rapporto Immobiliare 2021 dell’Agenzia delle Entrate, che mette in evidenza per il 2020 notevoli flessioni dei volumi di compravendite delle unità a destinazione terziaria, commerciale e produttiva

Meno compravendite di uffici e di immobili retail

Negozi e immobili per le attività commerciali: è questo il segmento a pagare il prezzo più alto della crisi sanitaria. Come riporta lo studio dell’Agenzia delle Entrate, il tasso aggregato di compravendite avvenute lo scorso anno segna -14,5%, ed è il più basso tra quelli registrati in tutto il settore non residenziale. Si interrompe inoltre una fase di crescita che durava ininterrottamente dal 2014. Il ribasso tocca in maniera piuttosto omogenea tutta l’Italia, con tassi compresi tra il -16,7% del Nord Ovest e il -11,3% del Sud.

Per quanto riguarda le compravendite del settore degli uffici, lo scoppio della pandemia ha sicuramente inciso portando a una flessione del –10,3%. Il calo ha investito in maniera molto sensibile le Isole (-19,8%), in cui però si concentra meno del 6% del mercato nazionale, e il Nord Est (-13,9%). Seguono il Nord Ovest (-9) e il Centro, che ha resistito meglio allo shock (-3,8%).

Industrie e settore produttivo

Il 2020 non ha certo contribuito a migliorare un andamento già in calo per il segmento produttivo, che ha chiuso l’anno con un tasso aggregato al -12,9%.

Tutte le macroaree segnano una flessione abbastanza in linea con il dato nazionale nei territori più dinamici: Nord Ovest -13,9%; il Nord Est, -12,7%; il Centro -10,1%. Il Sud (-6,5%) e le Isole (-33%) presentano valori diversi, ma rappresentano insieme poco più del 15% del totale dei volumi scambiati.

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