L’ultimo dei soldati dell’Armata Rossa che liberarono il campo di concentramento di Auschwitz è morto a Monaco, in Germania, all’età di 98. Era David Dushman, ebreo e veterano dell’Armata che dopo la guerra si dedicò allo sport diventando spadaccino olimpionico e poi allenatore. La conferma della sua morte è arrivata nella giornata di domenica dalla comunità ebraica di Monaco.
Sopravvissuto a due guerre mondiali, Dushman aveva 21 anni quando usò il suo carrarmato T-34 per abbattere la recinzione elettrica del campo della Polonia occupata dai nazisti. Era il 27 gennaio 1945 e il giovane Dushman, come tanti altri, non sapeva nemmeno cosa fosse Auschwitz, ma stava contribuendo alla liberazione dei circa 7mila prigionieri trovati ancora vivi tra le mura del campo, tra cui molti bambini. Come riporta il New York Times, nel 2015 Dushman ha raccontato al giornale giornale tedesco Süddeutsche Zeitung di essere rimasto scioccato quando, entrando nel campo, scrutò dal suo carrarmato quello che c’era intorno. “Una sofferenza senza fine. Ovunque c’erano scheletri – raccontò – abbiamo dato loro tutto il nostro cibo in scatola e siamo andati avanti, per inseguire i fascisti”.
Dopo la guerra Dushman studiò Medicina per volere di sua madre, ma la sua passione era la scherma. Infatti, dopo gli studi diventò il miglior schermidore dell’Unione Sovietica e poi allenatore. In questa vesta, fu anche testimone dell’attentato terrorista contro la squadra olimpica israeliana del 1972 a Monaco. La passione per questo sport lo ha accompagnato tutta la vita, tanto che fino all’età di 90 anni, Dushman prendeva la metropolitana per recarsi in un club sportivo di Monaco e tirare di scherma. “Il mio più grande sogno per le generazioni future è quello di vivere in un mondo dove non c’è guerra”, aveva detto durante una sua visita al Comitato internazionale olimpico a Losanna, in Svizzera.