Non sarà il gip di Verbania Donatella Banci Buonamici, che ha scarcerato i tre indagati per la tragedia della funivia del Mottarone, a dover decidere sull’incidente probatorio chiesto dalla difesa di Gabriele Tadini, il capo servizio della funivia ora ai domiciliari, ma il giudice Elena Ceriotti, “titolare per tabella del ruolo”. Lo ha deciso il presidente del tribunale di Verbania, Luigi Montefusco. Il provvedimento è stato firmato oggi poiché lo scorso 31 maggio è cessato l’esonero dalle funzioni del giudice Ceriotti, che è rientrata in servizio e quindi ora, per decisione del tribunale, torna titolare del procedimento.
La difesa ha chiesto l’incidente probatorio sui resti della cabina della funivia del Mottarone precipitata domenica 23 maggio e in cui sono morte 14 persone. La richiesta sottolinea la necessità di mettere al riparo i resti dalle intemperie ma anche da eventuali malintenzionati. Per il procuratore capo Olimpia Bossi e il pm Laura Carrera, invece, la richiesta a “soli 11 giorni” dal disastro appare “prematura” non solo perché la cabina e la fune traente sono state coperte “da teloni” come chiesto dal consulente della procura, ma anche perché si sottovalutano le operazioni di rimozione della cabina. Dopo il sopralluogo effettuato questa mattina con un team speciale dei Vigili del fuoco, si è per ora deciso di tentare di rimuoverla in un unico blocco, prelevandola con un elicottero. Se non sarà possibile si potrebbe procedere al taglio in due prima di spostarla.
Per la procura, che a 48 ore dalla tragedia ha emesso tre fermi in carcere – il gestore Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio sono ora solo indagati – la richiesta di incidente probatorio è anche prematura perché “la complessità dei profili della gestione, manutenzione e sicurezza” dell’impianto della funivia impone la doverosa ed esaustiva acquisizione di tutta la documentazione” presso le società incaricate della manutenzione e di Ustif preposto ai controlli, “l’assunzione di ulteriori informazioni e dichiarazioni” per individuare “in modo completo, ma al tempo stesso cauto, e preciso e non genericamente estensivo, tutti ed esclusivamente i soggetti a carico dei quali possa profilarsi la sussistenza di elementi indiziari di corresponsabilità”.
In data primo febbraio 2021 la giudice Ceriotti era stata esonerata dalla sue funzioni di Gip (giudice per le indagini preliminari) per quattro mesi, quindi fino al 31 maggio scorso. Il gip Donatella Banci Buonamici aveva “esercitato funzioni di Gip supplente per la convalida del fermo dei 3 indagati“, scrive il presidente del tribunale di Verbania Montefusco, e quindi ” il procedimento relativa alla predetta richiesta è stato dalla cancelliera assegnato al medesimo giudice”, lo stesso non può valere per la richiesta di incidente probatorio. “Essendo rientrato in servizio il gip titolare, il procedimento dev’essere alla stessa assegnato”, conclude Montefusco. Sarà quindi la gip Ceriotti a dover decidere sull’incidente probatorio sui resti della cabina.
“E’ un provvedimento anomalo“, protesta l’avvocato Pasquale Pantano, legale di Luigi Nerini. “Non è mai capitato che durante una partita venga cambiato l’arbitro nonostante tutti riconoscano abbia operato bene”, aggiunge il legale. Dopo il provvedimento che ha riassegnato il procedimento a un nuovo gip, il procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi ha chiesto “l’annullamento dell’ordinanza di rigetto” nei confronti del gestore della funivia Nerini e del direttore d’esercizio dell’impianto Perocchio, scarcerati dal gip Donatella Banci Buonamici. Se la procura non ricorre contro gli arresti domiciliari nei confronti di Tadini, il capo servizio che ha ammesso di aver dato l’ordine di lasciare inseriti i forchettoni sulla cabina 3 disattivando quindi il sistema di frenata di emergenza, il procuratore Bossi e il pm Laura Carrera non trovano idonea la decisione del gip che ha lasciato a piede libero Nerini e Perocchio parlando di “totale mancanza di indizi che non siano mere, anche suggestive supposizioni”.
La rimozione con l’elicottero – L’operazione di rimozione resta in ogni caso complessa: “Prevede diverse fasi – spiega il capitano Luca Geminale, comandante della Compagnia dei carabinieri di Verbania – per le quali sarà stilato un programma da parte dei vigili del fuoco, che sarà sottoposto alla Procura”. La rimozione “non è una cosa semplice – prosegue il capitano Geminale – vista la posizione in cui si trova la cabina. Che andrà prima di tutto messa in sicurezza, onde evitare che durante la rimozione aerea possa muoversi”. L’intera zona dell’incidente sarà resa più sicura per le manovre dell’elicottero tagliando altri alberi. “La soluzione migliore – spiega il capitano – è la rimozione in una colpo solo di tutta la cabina, per preservarne l’integrità del corpo anche per un discorso di accertamenti investigativi. Se ciò non fosse possibile si dovrà procedere al taglio della cabina in due parti prima di rimuoverla”. Non è dato sapere, al momento, il luogo dove verrà portata: “Più a valle in una zona piana – dice Geminale – dove potrà poi essere caricata su un camion per il successivo trasferimento. I tempi? Difficile dirlo ora perché dipende del calendario stilato dei vigili del fuoco”. Al sopralluogo sul Mottarone ha partecipato anche il professor Giorgio Chiandussi, il perito nominato dalla Procura della Repubblica di Verbania.