Sabato ho incontrato Vanessa (nome di fantasia), bocciata in terza media, a 13 anni.
Da alcuni mesi non studiava più per una situazione familiare burrascosa a dir poco. Nei giorni scorsi si era illusa di essere ammessa all’esame di Stato e aveva iniziato a scrivere il suo elaborato sulla lotta alla mafia. Non è servito. La scuola ha pensato di fermarla. Non l’ha nemmeno guardata negli occhi. Nessuno ha avuto il coraggio di incontrarla. L’hanno scritto su un tabellone: “Non ammessa”.
Vanessa, si è portata sulle spalle la sofferenza respirata in casa e la scuola che ha fatto? Ha pensato di caricarle sulle sue gracili spalle anche la delusione, la frustrazione, il senso di abbandono che ha già vissuto in casa. L’anno prossimo cambierà poco o nulla, purtroppo. Vanessa non avrà una situazione migliore tra le mura di casa e a scuola dovrà adattarsi a nuovi compagni, annoiarsi ad ascoltare le stesse lezioni di quest’anno.
Parlando con Vanessa mi son venute in mente le parole di don Milani: “Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
Ecco, penso che i professori e i maestri che in questi giorni stanno bocciando (a meno che non vi siano ragioni gravi condivise con i genitori e i servizi sociali) dei bambini tra i 6 e i 10 anni o degli adolescenti siano dei criminali. Lo dico senza timore: criminali. Gente che ammazza le persone con il proprio giudizio, con la superbia, con l’incomprensione, con la presunzione di credere che il loro intervento servirà a qualcosa.
Ora mi chiedo ma quanti di questi docenti o presidi hanno ascoltato Vanessa? Quanti conoscono la sua storia e quella della sua famiglia? Quanti sono stati a casa di Vanessa?
Scriveva in Lettera a una professoressa, il priore di Barbiana: “La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde. La vostra “scuola dell’obbligo” ne perde per strada 462.000 l’anno. A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi (insegnanti) che li perdete e non tornate a cercarli”.
E’ proprio così: gli incompetenti sono i docenti. Anzi aggiungo: sono criminali. C’è ben poca differenza tra chi estrae una pistola e uccide una persona e chi estrae l’arrogante arma della parola e spara sentenze su un ragazzo di undici, dodici anni.
A questi professori chiedo: siete mai stati in un carcere? La maggior parte dei detenuti sono ragazzi o uomini che dalla scuola non hanno ricevuto nulla se non una bocciatura.
Sento già le solite voci ipocrite: ma dov’è la meritocrazia? Ma allora mandiamo avanti tutti? A che serve una scuola che non seleziona?
Vi sbagliate: la scuola seleziona eccome. Vanessa non è certo la figlia di un dottore, di un avvocato, di un imprenditore illuminato. La scuola l’ha selezionata: l’ha scelta per essere espulsa, per lasciare la strada libera al figlio del dottore, del notaio, dell’onorevole. La meritocrazia chissà il perché premia sempre i più bravi e non è capace di tirar fuori il merito di chi arranca non certo per causa sua.
E voi, cari prof che avete bocciato Vanessa, sappiate che eliminando lei dai vostri occhi avete solo fatto il vostro male: se un giorno Vanessa ripeterà gli errori fatti dai suoi genitori; se crescerà sfiduciata; se finirà nella percentuale di coloro che abbandonano il lavoro e lo studio; se avrà un figlio a 14-15 anni; se morirà d’overdose vi sarà un solo colpevole: la scuola, i professori criminali che hanno usato il loro piccolo potere per eliminare chi non sono riusciti a valorizzare, ad amare.