La presidente del Senato Elisabetta Casellati, l’ex senatore Denis Verdini, gli onorevoli Luca Lotti, Francesco Boccia, Cosimo Ferri, l’ex pm Luca Palamara. Il nuovo arresto di Piero Amara, ex legale esterno di Eni già condannato per corruzione in atti giudiziari e voce narrante sull’esistenza della presunta loggia Ungheria, rivela senza grande sorpresa ormai come l’avvocato – stando al racconto del suo ex socio – fosse capace di tessere infinte tele per curare i suoi interessi e avesse l’abilità – tramite un agente in passato in servizio nelle segreterie di vari ministeri – di raggiungere quasi chiunque per sponsorizzare magistrati nelle sedi più utili alla propria causa. Anche la futura seconda carica dello Stato. Personaggio fondamentale – secondo il giudice per le indagini preliminare di Potenza, Antonello Amodeo – è il poliziotto Filippo Paradiso “alter ego e uomo” di Amara, già funzionario del ministero dell’Interno ma “con un conto gestione da 2 milioni di euro”. Su Amara e Paradiso per il gip sussiste “un quadro di gravità indiziaria circa il concreto e fattivo interessamento per la nomina” dell’ex procuratore di Trani e di Taranto, Carlo Maria Capristo, per cui è stato disposto l’obbligo di dimora. La Casellati da componente laico del Csm deliberava la nomina di Capristo nel 2016. Per il gip “…aveva incontrato Amara che sponsorizzava Capristo e aveva poi effettivamente votato a favore“. Una decisione che non ha rilievo penale come sottolinea il giudice: “Deve essere tuttavia precisato, sia in fatto che in diritto (thema decidendum), che l’attivazione Amara-Paradiso con attività di lobbyng per la nomina del Capristo a Taranto – precisa il gip – non implica alcuna indagine sulla validità della nomina o la liceità della condotta dei membri del Csm, questione estranea alla richiesta del pm nel presente procedimento e in relazione alla quale non viene delineato alcun profilo di rilevanza penale, che del resto esulerebbe dalla competenza di quest’Ufficio”.
A rivelare lo scenario – anche ad altre procure tra cui Messina, Perugia, Roma, Milano – è appunto Giuseppe Calafiore, anche lui avvocato ed ex socio di Amara, nel cui curriculum c’è un patteggiamento per corruzioni in atti giudiziari. Secondo Calafiore, Paradiso “andava a cena con diversi membri del Csm” e Amara “lo utilizzava e lo pagava” anche per questo. È il 10 maggio quando Calafiore interrogato a Perugia spiega che Amara aveva “grandissimo interesse affinché Capristo andasse a Taranto….”. Il racconto prosegue anche con l’interessamento del trasferimento del pm Giancarlo Longo (poi arrestato) perché andasse a Ragusa o Gela (dove ha sede una raffineria Eni). Calafiore racconta che Paradiso “gli fìssò un appuntamento con Casellati (all’epoca fine gennaio 2015/inizio 2016 consigliere al Csm)… “. Secondo Calafiore “aveva chiaramente anche i canali politici come poteva essere quello di Verdini (Denis, ndr) ed altri….”. Sentita come testimone Casellati, nel confermare la sua conoscenza ed i suoi rapporti con Paradiso ha dichiarato di non aveva mai interloquito con lui sulle nomine di Longo e Capristo e di non ricordare (né escludere) l’incontro con Longo. “Premesso che sono stata relatrice dello pratica relativa alla nomina del Pg di Bari, in quell’occasione la mia proposta, che era la nomina di Capristo, risultò perdente. Poi Capristo venne nominato all’unanimità a Taranto anche se in questo caso io non ero il relatore. Paradiso anche in questo caso, per quanto io ricordi, non ha mai interloquito con me in ordine alle domande presentate dal dottor Capristo…. omissis”. Ma come Paradiso era entrato nello staff della Casellati? Lo racconta proprio lei: “Filippo Paradiso è un funzionario di polizia del quale il sottosegretario Gianni Letta mi parlava assai bene, per averlo conosciuto nel periodo del governo Berlusconi quando aveva lavorato alla presidenza del Consiglio. Si manifestava uomo di idee riferibili al centro destra per tali ragioni propose la sua candidatura per il partito chiedendomi di caldeggiarla in quanto esponente della prima ora del partito, candidatura che poi non venne accettata. A seguilo di tale fatto, Letta mi chiese se potevo accoglierglielo nel mio staff, nel frattempo nel marzo del 2018 sono stata eletta presidente del Senato. Io lo accolsi nel mio staff nell’ottobre del 2018 a titolo gratuito nella qualità di consigliere per l’organizzazione di convegni…”. Sette o otto gli incontri ricordati dalla Casellati: “Nel periodo in cui ero al Csm mi parlava di questioni di geografia giudiziaria molto generali. Non ho memoria di interlocuzioni su specifiche questioni o specifiche nomine”. Agli atti dell’indagine c’è una chat in cui un amico di Capristo scrive il 28 marzo 2018: “Se fossimo stati ancora a Trani avremmo provveduto ad inviare un bel messaggio di congratulazioni alla presidente del Senato”. E il magistrato: “Hai proprio ragione Mimmo caro … spero di invitarla quando potrà. È una grande donna come sai bene e si è sempre battuta per me …. E io non dimentico“. Il racconto di Calafiore però su questa ipotizzata azione di lobbying si popola anche di altri personaggi istituzionali e non solo.
Il gip lo sintetizza nelle sue conclusioni così: “Il Calafiore rivelava l’interesse economico concreto di Amara su Taranto … sia per l’aspetto professionale sia in relazione alle società a lui riconducibili, e riferiva del comportamento fattivo tramite il Paradiso, consistito nell’intercessione presso la Casellati, nell’indicazione della persona del Centofanti (Fabrizio, imprenditore imputato a Perugia con Palamara) per fare pressione su Palamara, nel consenso alla nomina prestato dalla consigliera Balducci (Paola, componente laica al Csm) su interessamento dell’onorevole Boccia (Francesco, ndr) e su input di Paradiso e Capristo”. Secondo Calafiore, Amara “aveva interessato della vicenda anche l’onorevole Lotti (Luca, già protagonista dell’ormai nota riunione dell’hotel Champagne). Boccia, sentito come testimone, ha spiegato di non conoscere Amara e raccontato che Capristo o Paradiso gli avevano chiesto informazioni sulla procedura di nomina da parte del Csm del procuratore di Taranto, ha confermato di averne parlato con Balducci, membro del Csm, la quale gli aveva spiegato che il Capristo era uno dei “papabili”. L’ex ministro “ha escluso di aver fatto pressioni, ma non escludeva l’intervento anche di Paradiso”.
“Tali dichiarazioni, in effetti, riscontrano quanto detto dal Calafiore, atteso che le richieste ‘informative’ rivolte da Capristo-Paradiso ad un politico influente come l’onorevole Boccia, sebbene formalmente estraneo alla composizione del Csm – scrive il gip nell’ordinanza – appaiono giustificabili solo attraverso il fatto che, a sua volta, la richiesta dell’onorevole Boccia alla consigliera Balducci, pur non consistita in pressioni, era essa stessa manifestazione della circostanza che il Boccia potesse essere persona vicina al Capristo e quindi ne appoggiasse la nomina, poiché diversamente non avrebbe chiesto informazioni per suo conto, esponendosi quale nuncius di un magistrato la cui nomina non sosteneva“.
Negli atti compare anche l’imprenditore Andrea Bacci, amico dei Renzi, che come testimone ha raccontato che Amara gli aveva parlato di Capristo, “chiedendo di sponsorizzare la nomina presso l’onorevole Lotti”, anche se “si trattava tuttavia in quel caso della nomina a Firenze, formulata evidentemente per il caso in cui a Taranto non fosse andata a buon fine”. Bacci, sentito come teste, ha raccontato di aver conosciuto Amara nel marzo o aprile 2014 proprio su presentazione di Paradiso nel corso di una cena a Roma e di aver “avuto poi un’assidua frequentazione fino alla caduta del Governo Renzi (fine del 2016). Riguardo un appunto trovato nel pc dell’ex avvocato su un aperitivo… Bacci ha raccontato che Amara effettivamente gli aveva parlato di Capristo, procuratore di Trani, che voleva andare a Firenze chiedendogli di sponsorizzare la sua nomina presso Luca Lotti e che si limitò a chiedere a Lotti chi sarebbe andato alla Procura di Firenze ma questi rispose che non lo sapeva. Infine Capristo riuscì a scambiare qualche parola con l’ex ministro dello Sport. Bacci ha raccontato che “casualmente” una sera a cena, incontrarono Lotti e, benché questi non volesse parlare perché stanco a causa della partita di calcetto cui aveva appena partecipato, Capristo “riuscì ad avvicinarlo e scambiò qualche battuta con lui”. Il magistrato, oltre che per la Procura di Taranto nello stesso periodo aveva fatto domanda anche per la procura Generale di Firenze “quale soluzione alternativa”, nel caso in cui l’ufficio di Taranto fosse stato assegnato ad altro magistrato. Invece a Taranto Capristo ci arrivò nonostante anche una fama non lusinghiera. “Di particolare carica indiziaria – scrive il gip – è poi il messaggio whatsapp nel quale il consigliere del Csm Palamara scriveva ‘purtroppo troppe cose mi hanno schiacciato’, evidentemente alludendo al ‘peso’ delle pressioni ricevute per la nomina di Capristo, nonostante questi non godesse di buona reputazione (nella chat risulta che di lui si direbbero “cose pessime“).
La procura ha chiesto a Calafiore chi fossero i riferimenti di Amara al Csm e l’ex avvocato ha risposto: “Palamara, Ferri (Cosimo), qualcuno, non mi ricordo i nomi. ma comunque collegati politicamente, per quello che mi diceva, io non voglio incolpare nessuno e non mi permetto assolutamente di incolpare nessuno … omissis … Amara lui per quanto riguarda Palamara parlava con Centofanti … Con Ferri ci parlava direttamente e Ferri andava nell’anticamera di Denis Verdini e lo incontrava là, più di una volta .. omissis .. Lui parlava con Ferri affinché Ferri parlasse.. lui mi diceva che c’aveva dei componenti di riferimento. Io questo non lo so, lei mi ha dello con chi parlava. Lui mi parlava di Ferri, però ci parlava da Verdini. Questo me lo disse, però … “.
A disegnare la figura del relation man di Amara c’è il procuratore aggiunto di Trani Francesco Giannella che il 5 giugno 2020 racconta agli inquirenti: “Ho conosciuto Filippo Paradiso. Era un poliziotto che lavorava al Ministero molto amico di Capristo. Doveva essere una persona con molte relazioni di livello. Ricordo, se non sbaglio. che proprio Capristo, intorno al 2015, mi fece vedere le foto della presentazione di un libro di Paradiso Roma. Ricordo che dalle foto risultava che alla presentazione del libro erano presenti alti ufficiali, magistrati, alti prelati, gente importante. Lui stesso, il Paradiso quando ho avuto modo di vederlo e incontrarlo presso l’Ufficio del Capristo, si mostrava sempre a conoscenza di possibili future nomine relative ad incarichi direttivi in Magistratura. Una volta mi chiese. incontrandomi a Bari casualmente, quali aspirazioni avessi e quando gli dissi che volevo fare l’aggiunto a Bari sui mi disse che sbagliavo potevo fare il Procuratore, quasi proponendosi come mio sponsor. Io tagliai corto e non dissi altro”.
Per il gip Paradiso aveva “una vasta rete di conoscenze ed amicizie (dato di per sé “neutro”, ad avviso di questo gip ma che costituisce tessera di un più ampio mosaico indiziario, da interpretarsi alla luce dei fatti complessivamente accertati nel corso delle indagini) in ambito politico ed istituzionale anche di altissimo livello che spaziavano dalla Presidenza del Senato, ad appartenenti alla Camera dei Deputati, da Ministri… ex Ministri, congiunti di importanti politici ad imprenditori di rilievo (a loro volta particolarmente vicini ad esponenti politici), oltre a molteplici conoscenze nel mondo della magistratura e dei servizi di sicurezza ed informazione…“.