L’anziano monaco, 78 anni il 3 marzo scorso, ha affidato a Twitter il suo addio alla realtà che ha guidato per più di 55 anni: "Per noi vecchi migrare è uno strappo non pensabile anche perché ci prepariamo all’esodo finale, non a cambiar casa e terra". Si è trasferito nella periferia di Torino
“Cari amici per alcuni giorni sono stato silente e non vi ho inviato i pensieri emersi nel mio cuore ma un faticoso, sofferente trasloco me lo ha impedito. Per noi vecchi migrare è uno strappo non pensabile anche perché ci prepariamo all’esodo finale, non a cambiar casa e terra”. Sono le parole di Enzo Bianchi, il fondatore della comunità di Bose che in queste ore ha lasciato per sempre la sua fraternità. L’anziano monaco, 78 anni il 3 marzo scorso, ha affidato a Twitter il suo addio alla realtà che ha guidato per più di 55 anni. Non una parola in più sul suo blog Altrimenti.
Nessun commento e nessun saluto nemmeno sul sito ufficiale della comunità che da mesi non ospita più nemmeno le riflessioni e i numerosi articoli di Bianchi, tantomeno il calendario dei suoi appuntamenti. Bianchi, che ha deciso di trasferirsi nella periferia di Torino in quest’ultimi giorni, ha scelto di non rilasciare dichiarazioni rispetto a quello che ha scritto su Twitter. Di lui si sa solo che non è solo ma che è accompagnato da uno o più fratelli, visto il suo stato di salute.
Un taglio ombelicale, quello con la comunità di Bose dove ora è priore Luciano Manicardi, arrivato dopo oltre un anno di scontri tra l’attuale guida dei fratelli e delle sorelle e il fondatore. A maggio dello scorso anno a colpire Bianchi, una sorella e altri due fratelli fu il decreto singolare del Vaticano, approvato in forma specifica dal Pontefice che chiedeva l’allontanamento a tempo indeterminato del fondatore. Da quel momento la comunità è stata “commissariata” da padre Amedeo Cencini, delegato pontificio, psicoterapeuta canossiano che ha per mesi messo i piedi a Bose, creando un clima di tensione che ha diviso la comunità. Un’atmosfera “disumana” (sono le parole usate da una sorella) che ha portato a un’emorragia nella comunità: in quest’ultimo anno 21 persone se ne sono andate e non si registra più alcun fratello in noviziato.
Il muro contro muro tra Manicardi e Bianchi, accusato “di non aver rinunciato effettivamente al governo, interferendo in diversi modi, continuamente e gravemente sulla conduzione della medesima comunità e determinando una grave divisione nella vita fraterna”, è andato avanti fino agli ultimi mesi con un tira e molla continuo sul luogo dell’esilio dell’anziano monaco. Fratel Enzo, che per anni ha vissuto in un eremo non lontano da Bose ma fuori dalla fraternità, negli ultimi tempi aveva scelto di non partecipare più nemmeno alle preghiere e ad altri momenti comunitari, ha continuato ad infastidire qualcuno al punto che alla fine ha dovuto lasciare la sua creatura.
Un addio nel silenzio e nell’amarezza. L’ex fondatore di Bose, dalla sua casa alla periferia di Torino, ha deciso tuttavia di non rinunciare ai tanti inviti che gli sono arrivati da ogni parte d’Italia: giovedì sarà a Scandolara Ravara, sabato a Gressan in Valle D’Aosta per parlare sul tema dell’acqua, il 17 ha in calendario un appuntamento a Villachiara, il 18 a Comacchio, il 19 a Torino per il Festival della Spiritualità e poi un’intensa settimana in Puglia prima di arrivare a Crema il 25.