Da un lato dice di comprendere “perfettamente” il disappunto della sindaca di Crema Stefania Bonaldi, dall’altra ricorda che bisogna tenere presente anche il punto di vista dei genitori del bambino tornato a casa “con una manina massacrata”. Il giorno dopo le polemiche per l’avviso di garanzia ricevuto dalla prima cittadina a causa di dell’infortunio, in una scuola materna, di un bambino che si è schiacciato la mano in una porta tagliafuoco, parla il procuratore di Cremona Roberto Pellicano.

Il magistrato ha spiegato che i genitori propongono querela perché “ipotizzano che non sia normale andare al nido e subire gravi lesioni; qualcuno potrebbe portarne la responsabilità. E loro chiedono all’autorità giudiziaria di accertarlo”. E quindi: “Capisco perfettamente – scrive il procuratore – il disappunto di un sindaco, oberato da situazioni di responsabilità, le più varie, chiamato in causa da una indagine penale per un infortunio accaduto ad un bambino in un asilo nido gestito dal Comune. Muovendo da questo punto di vista, la vicenda è inaccettabile. Ma mi pare corretto prospettate anche un differente punto di vista, più articolato e meno immediato, che a mio parere merita altrettanto rispetto”, quello appunto dei genitori.

Pellicano ricorda che “le attività di accertamento partono automaticamente, già in via amministrativa, perché l’Ats, organo tecnico di Polizia in materia di prevenzione infortuni, coinvolta autonomamente dai carabinieri” che hanno ricevuto la querela, “è tenuta a svolgerle”. In questo caso gli accertamenti amministrativi “si concludono col prospettare, a torto o a ragione lo valuterà l’autorità giudiziaria, le figure astrattamente responsabili, in quanto gestori del servizio, tra esse il sindaco”. Ma la “responsabilità formale e del tutto congetturale denominata responsabilità oggettiva” è, assicura, “assolutamente insufficiente per provocare una accusa formale ed un rinvio a giudizio”.

Comunque “è il punto di partenza imprescindibile di qualsiasi accertamento penale: l’individuazione della figura che astrattamente ricopre la posizione di garanzia, che ha il dovere di attivarsi per garantire la sicurezza di un certo ambiente, pubblico o privato non fa differenza”. Poi secondo Pellicano, si potrà scoprire che i responsabili abbiano delegato altri o “potrà anche emergere, meno frequentemente il difetto assoluto di responsabilità concrete”. Ma certo è “poco accettabile” l’idea “a priori di un vuoto di responsabilità.

“Questo è anche il punto di vista che, non con leggerezza, un’autorità giudiziaria che osserva alla lettera, considerandolo una garanzia di tutela per le persone offese, il principio costituzionale di obbligatorietà dell’azione penale deve prediligere. E di qui sorge il dovere di svolgere accertamenti per ogni fatto astrattamente previsto come reato dalla legge”. Il pm, ha quindi concluso Pellicano, “non ha la discrezionalità di paralizzarsi, in base alla sua intuizione, magari fondata, circa il fatto che non sarà raggiunta la prova di una effettiva responsabilità penale”. In altri termini: “Non può omettere le iscrizioni suggerite dagli organi tecnici di polizia giudiziaria nei registri penali. E sarebbe responsabile di una tale inerzia”.

In giornata, intanto, la sindaca di Crema è tornata a esprimersi sulla vicenda per ringraziare i colleghi che le hanno espresso vicinanza: “La reazione unita e solidale dimostra quanto questo tema sia sentito e trasversale e quanto la sua soluzione sia urgente”, ha scritto su Facebook. “Sono stata travolta dalla solidarietà di tantissimi e tantissime. La vicenda di Crema e del mio avviso di garanzia, con i suoi contorni non drammatici, per fortuna, ci ha consentito – ha aggiunto – di porre alla attenzione dei cittadini, del Parlamento e del Governo un tema che da tempo noi amministratori locali abbiamo sollevato, quello della responsabilità dei sindaci e della necessità di adeguate tutele giuridiche”.

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