Nel decreto sul reclutamento nella pa pubblicato in Gazzetta ufficiale è stato aggiunto un esplicito richiamo alla legge Severino del 2012. Un primo passo, ancora insufficiente però per i vertici dell'authority. Che auspicano, dopo le dichiarazioni di principio, un concreto rafforzamento in termini di risorse umane, visti i nuovi compiti previsti dal decreto Semplificazioni. E confidano nell'arrivo di emendamenti ad hoc durante il passaggio parlamentare
Il ramoscello d’ulivo offerto dal governo all’Autorità nazionale anticorruzione sta in un inciso aggiunto all’articolo 6 del decreto sulle assunzioni nella pubblica amministrazione. Dopo l’allarme del presidente Giovanni Busia sui “passi indietro del governo“ e sul rischio che le competenze in materia fossero trasferite al ministero della Pubblica amministrazione, le bozze del provvedimento sono state modificate. La versione finale pubblicata in Gazzetta ufficiale fa salva l’indipendenza dell’Autorità, con un esplicito richiamo alla legge Severino del 2012 che ha definito le prime competenze di quella che due anni dopo sarebbe stata battezzata Anac. Un primo passo, ancora insufficiente però per i vertici dell’authority. Che auspicano, dopo le dichiarazioni di principio, un concreto rafforzamento in termini di risorse umane. E confidano nell’arrivo di emendamenti ad hoc durante il passaggio parlamentare del decreto firmato dal premier Mario Draghi con i ministri Renato Brunetta, Marta Cartabia e Daniele Franco.
Il caso è deflagrato sabato scorso, quando Busia ha espresso “preoccupazione” per le scelte dell’esecutivo “proprio in un momento in cui massima dovrebbe essere l’attenzione verso la gestione trasparente delle risorse, anche per il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata e delle mafie”. E parlando al Fatto ha rincarato: “Il governo così mette in piedi un sistema in cui il controllore è subordinato al controllato, un errore grave e un pessimo segnale in vista del Piano”. Questo perché le bozze del decreto sul reclutamento nella pa in vista dell’attuazione del Recovery plan da un lato prevedevano che ogni ente pubblico inserisse nel suo Piano integrato di attività anche “gli strumenti per raggiungere gli obiettivi in materia di anticorruzione”, dall’altro potenziavano ai fini del controllo e audit anticorruzione solo la Ragioneria generale dello Stato. Per l’Anac nemmeno un contratto a termine, tra i 24mila messi in campo da Brunetta. Anonime fonti governative hanno replicato che nessuna competenza dell’Autorità veniva pregiudicata. Il testo definitivo, pubblicato solo nella notte tra mercoledì e giovedì, non contiene modifiche ma solo un’aggiunta: il Piano integrato di attività va adottato “nel rispetto delle vigenti discipline di settore” e “in particolare” della legge anticorruzione del 2012.
Un proclama che non risolve il problema di fondo: la necessità di una trentina di assunzioni per potenziare l’organico attuale di 300 funzionari dell’Anac (che, va ricordato, si autofinanzia quasi completamente attraverso contributi dei soggetti vigilati e sanzioni). Il decreto su Semplificazioni e governance del piano di ripresa e resilienza ha infatti affidato all’authority competenze nuove, come la gestione della banca dati degli operatori economici che sarà accorpata alla Banca dati dei contratti pubblici. In più presso l’Authority sarà istituito il fascicolo virtuale dell’operatore economico, che raccoglierà tutti i dati necessari per partecipare alle gare d’appalto. Sono passaggi cruciali per garantire la trasparenza e il controllo sulle aziende che si aggiudicheranno parte della grande torta delle risorse europee. Di qui l’auspicio che il Parlamento intervenga per assicurare un contingente di personale da dedicare ai nuovi compiti. Il tema è di sicuro all’attenzione di leader in pectore del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che nei giorni scorsi, intervistato dal Corriere e a Di Martedì, ha citato il mancato rafforzamento dell’anticorruzione tra le decisioni del governo che suscitano “perplessità”.