Autostrade torna in mano pubblica. Il cda di Atlantia, tenuto conto del via libera arrivato dall’assemblea dei soci il 31 maggio, ha accettato l’offerta da 9,1 miliardi del consorzio formato da Cassa depositi e prestiti, Blackstone e Macquarie. Un’offerta che prevede, tra il resto, una suddivisione tra venditore e acquirente degli oneri che potranno derivare da procedimenti penali e contenziosi, a partire ovviamente dal processo per il crollo del viadotto Morandi a causa del quale sono morte 43 persone. I primi 150 milioni di eventuali indennizzi saranno a carico di Atlantia, oltre quella soglia il 75% sarà pagato dalla holding (ma solo fino a un massimo di 459 milioni) e il 25% da Cdp e soci. Per Egle Possetti, portavoce del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi, la vendita “sarà una delle pagine più scandalose della nostra Repubblica”.
L’offerta di Cdp valorizza 9,1 miliardi il 100% di Autostrade: per l’88%in mano ad Atlantia ne verranno quindi versati 7,9. In più sono previsti 200 milioni di “ticking fee” per tener conto del rendimento del capitale da oggi fino alla chiusura dell’operazione, nel primo trimestre 2022. Poi c’è la parte relativa alle “indeminities”, cioè appunto gli eventuali risarcimenti per danni. L’accordo prevede che Atlantia non paghi più di 459 milioni contro i 700 previsti dall’offerta iniziale. La holding, nel corso della trattativa, aveva chiesto che superato il tetto di 150 milioni gli esborsi fossero sostenuti al 50% dai compratori. Alla fine, come emerge da una relazione del cda di Atlantia datata 30 aprile, è passata una ripartizione lievemente più sfavorevole alla holding, ma in base alla quale comunque lo Stato si farà carico di una quota dei danni che dovessero emergere a valle dell’acquisizione. E soprattutto, se i risarcimenti supereranno i 459 milioni la quota eccedente arriverà tutta dalle casse di Cdp e dei due fondi che partecipano al consorzio.
Per eventuali danni legati all’indennizzo ambientale – è pendente davanti alla Corte di Appello di Firenze un procedimento penale per presunte violazioni della normativa in materia di smaltimento di rocce e terre da scavo nella realizzazione della Variante di Valico – il cap è stato fissato a 412 milioni contro gli 800 proposti all’inizio da Cdp.
Non basta: se entro il dicembre 2022 il governo deciderà di riconoscere ad Aspi un ristoro per le perdite derivanti dall‘impatto del Covid sul traffico, Atlantia potrà battere cassa di nuovo e ricevere il 50% della quota che le sarebbe spettata nella veste di proprietaria dell’88% del capitale di Autostrade, fino a un massimo di 264 milioni.
L’accordo di cessione stabilisce che il closing non possa avvenire prima del 30 novembre 2021. Per concludere formalmente tutto bisognerà aspettare il primo trimestre del 2022. In Borsa il titolo Atlantia ha chiuso quasi in pari (+0,03%) ma va considerato che la firma era ormai data per fatta. Già all’assemblea dei soci del 29 marzo scorso Edizione e Fondazione Crt avevano chiuso definitivamente la porta alla strada della scissione, orientando la holding ad accettare l’offerta del consorzio guidato da Cdp. Via Goito era stato il soggetto individuato dal governo Conte 2 nell’estate 2020 per chiudere la querelle con i Benetton che durava dall’agosto 2018.