Un lungo colloquio, il primo da quando è atterrato in Europa, che per Boris Johnson è stata “una ventata di aria fresca”. Il faccia a faccia tra il premier britannico e il presidente americano Joe Biden, che da domani sarà al G7 in Cornovaglia poi a Bruxelles per il vertice Nato, si è concluso con la firma di una nuova Carta Atlantica, per sancire l’impegno comune di Stati Uniti e Regno Unito di fronte alle sfide del XXI secolo e rafforzare la ‘special relationship’ tra i due Paesi. Una firma dopo quella storica tra Franklin Delano Roosevelt e Winston Churchill nell’agosto del 1941.
L’incontro è stato contraddistinto da grandi sorrisi e da clima più che amichevole tra l’inquilino della Casa Bianca, al suo primo viaggio in Europa da Commander in chief, e quello di Downing Street, che ha ricevuto insieme alla moglie Carrie la coppia presidenziale americana, con la first lady Jill Biden che ha incuriosito tutti con la scritta ‘Love’ sulla sua giacca: “Portiamo amore dall’America“, ha spiegato ai reporter. Eppure solo due anni fa Biden definiva Johnson “un clone” di Donald Trump, criticando fortemente la scelta della Brexit e l’allontanamento del Regno Unito dal progetto comune europeo. Ma oggi le cose sono cambiate: Biden ha bisogno più che mai del sostegno fondamentale di Londra per riportare alla normalità i rapporti con gli alleati del Vecchio Continente e per far sentire il peso di un’America che vuole tornare leader nel mondo.
Così nella nuova Carta Atlantica resta il principio di fondo sancito 80 anni fa a bordo della Prince of Wales, quando la Seconda guerra era ancora in corso e furono gettate le basi per il nuovo ordine mondiale: il modello democratico è il migliore per affrontare le sfide globali. Un messaggio quanto mai attuale per Biden, il cui appello agli alleati del G7 e della Nato sarà quello di fare fronte comune contro tutte le autarchie, a partire da Cina e Russia. Ma la Carta è stata anche riscritta aggiornandola ai tempi moderni, sottolineando l’importanza di uno sforzo collettivo su temi come la lotta ai cambiamenti climatici, l’escalation dei cyber attacchi o la costruzione di un sistema commerciale mondiale più giusto e sostenibile. E poi una diplomazia dei vaccini in grado di raggiungere ogni angolo del mondo, per far sì che la pandemia non sia più una minaccia.
Ma al di là dei sorrisi e delle buone intenzioni, le differenze tra i due leader restano. Così se Biden ha ormai rinunciato a pungere Johnson sulla Brexit, ha però messo in chiaro come quanto sta accadendo tra Londra e il resto dell’Europa non può e non deve mettere a rischio la pace in Irlanda del Nord. Un argomento che sta molto a cuore all’inquilino della Casa Bianca, che ha ribadito tutte le sue preoccupazioni al premier britannico. Anche perché nell’ultima tornata di colloqui fra Bruxelles e Londra sull’attuazione del protocollo sull’Irlanda del Nord non si è registrata alcuna svolta, né c’è stato alcun progresso. Irrisolti in particolare i nodi sui controlli delle merci al confine interno fra l’Ulster e il resto del Regno Unito, nodi che alimentano tensioni col pericolo di un’escalation dalla conseguenze imprevedibili.