Booking.com ha evaso in Italia oltre 150 milioni di euro di Iva. È l’accusa mossa al sito di prenotazioni al termine del lavoro svolto dai finanzieri, dal quale “è emerso come la società olandese era solita emettere fatture senza Iva applicando il meccanismo del c.d. ‘reverse charge‘ anche nei casi in cui la struttura ricettiva era priva della relativa partita, con la conseguenza che l’imposta non veniva dichiarata né versata in Italia”. Al momento non ci sono indagati, ma nei prossimi giorni potrebbero esserci ulteriori sviluppi.
L’esame dei documenti fiscali è stato eseguito dal Primo gruppo del comando provinciale di Genova e di Chiavari, guidati dal colonnello Ivan Bixio e dal capitano Michele Iuorio, nell’ambito di una inchiesta sulla maxi evasione della società con sede in Olanda. Secondo gli investigatori, coordinati dal sostituto Giancarlo Vona e dall’aggiunto Francesco Pinto, Booking avrebbe guadagnato dal 2013 al 2019 circa 700 milioni di euro su oltre 800mila transazioni. L’inchiesta interessa anche alla neonata Procura europea. In queste ore i magistrati continentali hanno contattato i colleghi genovesi per capire come procedere. “Si tratta di una evasione colossale“, ha detto il procuratore aggiunto Pinto. Gli investigatori italiani sottolineano anche di non aver trovato alcuna collaborazione da parte dell’autorità olandese. Gli inquirenti hanno dovuto ricostruire l’organigramma della società.
L’inchiesta è partita nel 2018 da una serie di accertamenti fiscali su gestori di Bed&Breakfast in particolare della zona del Levante ligure. I militari hanno consultato le banche dati e fonti aperte e con i dati messi a disposizione dalla multinazionale e relativi alle commissioni applicate a 896.500 posizioni di clienti in Italia si è ricostruito un fatturato per un ammontare di circa 700 milioni di euro. Su tale importo la società avrebbe dovuto procedere alla dichiarazione annuale Iva e versare nelle casse erariali oltre 153 milioni di euro di imposta. E’ invece emerso come la stessa non abbia nominato un proprio rappresentante fiscale, né si sia identificata in Italia e quindi non abbia presentato la relativa dichiarazione “pervenendo così alla totale evasione dell’imposta, che non è stata assolta né in Italia né in Olanda”.
“In linea con la legislazione europea in materia di Iva, riteniamo che tutte le nostre strutture partner nell’Unione Europea, incluse quelle italiane, siano responsabili della valutazione circa il pagamento dell’Iva locale e del versamento ai rispettivi governi”, comunica Booking.com in una nota. “Confermiamo – sottolinea la società – di aver ricevuto il recente verbale di accertamento Iva da parte delle autorità italiane, che verrà ora esaminato dall’Agenzia delle Entrate e che intendiamo approfondire in piena collaborazione con quest’ultima”.