Cuba punta all’autarchia, anche tecnologica. E lo fa annunciando il lancio entro la fine del mese di uno smartphone fatto interamente nell’isola caraibica. Il cellulare “socialista”, com’è stato ribattezzato in rete, è fabbricato dall’azienda di Stato Gedeme ed utilizzerà NovaDroid come sistema operativo, una versione del più conosciuto Android modificata per adattarsi alle esigenze dei cittadini cubani che non hanno accesso a tutti i servizi di un comune smartphone. Il lancio dello smartphone è stato annunciato a Radio Rebelde dal direttore generale di Gedeme, René Cano Diaz. I primi 6mila dispositivi saranno distribuiti già entro giugno e si potranno trovare nei principali negozi di telefonia, Etesca e Copextel. L’azienda produttrice ha già diffuso i disegni di tre modelli degli smartphone di fascia medio-bassa.

Solo nel 2018 l’isola ha iniziato ad aprirsi ad Internet. La connessione era, infatti, prima disponibile soltanto negli hotel destinati ai turisti, mentre non esisteva la possibilità di connettersi alla rete altrove. L’aspirazione all’autarchia tecnologica non è nuova: si tratta di una tendenza già diffusa in altri paesi, ad esempio in Russia, ma anche in Cina che dal 2015 sta intensificando lo sviluppo nazionale dell’industria tecnologica, con riflessi ormai noti anche sui mercati internazionali. Ma questo approccio del Paese, ancora sotto sanzioni da parte degli Stati Uniti non riguarda solo la tecnologia. Seguendo la lunga tradizione di auto-produzione dei suoi vaccini che parte dagli anni Ottanta, Cuba ha infatti anche sviluppato e utilizzato due vaccini contro il Covid-19 – Abdala e Soberana 2 – interamente prodotti in casa.

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