Senza referendum preventivo, previsto dal suo statuto, la Sardegna non può aumentare le sue province da 5 a 8. Così il governo ha deciso di impugnare la legge voluta dalla giunta leghista di Christian Solinas che per come era stata impostata avrebbe portato l’isola – circa 1,6 milioni di abitanti – ad avere lo stesso numero di province del Lazio, che però conta circa il quadruplo di abitanti. Eppure durante il Consiglio dei ministri, a quanto apprende Ilfattoquotidiano.it, la linea non è stata univoca: alcuni ministri di centrodestra avrebbe infatti espresso dubbi sull’impugnazione.
La Sardegna – che oggi conta 4 Province e una Città metropolitana – passando a 8 conterebbe supererebbe per numero di enti anche Campania, Puglia e Veneto, altre tre regioni più popolose, con una media di abitanti per provincia attorno ai 200mila, un numero minore a diverse grandi città. Stando a quanto trapela, la motivazione dell’impugnazione è legata a un giudizio negativo riguardo a una struttura che diventerebbe articolata e costosa senza passare dalla consultazione popolare prevista dallo statuto della Regione.
La riforma farebbe tornare la Sardegna al 2005, quando la regione raddoppiò le sue province, passando da 4 a 8 con l’istituzione di Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias. Sette anni più tardi, col voto favorevole del 97% dei sardi, vennero abrogate. Ma il referendum venne ‘tradito’ nel 2016 con l’istituzione dell’attuale assetto: Nuoro, Oristano, Sassari, Sud Sardegna e Cagliari (città metropolitana).
Adesso, secondo lo schema della legge votata ad aprile, la geografia amministrativa varierebbe di nuovo con l’istituzione della Città metropolitana di Sassari, la modifica della circoscrizione territoriale della Città metropolitana di Cagliari, l’istituzione delle province del Nord-Est Sardegna, dell’Ogliastra, del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano, la modifica della circoscrizione territoriale della provincia di Nuoro e la soppressione del Sud Sardegna.