Guadagnato in Italia, poi volato all’estero, scudato e riportato pulito nel nostro Paese. A far da snodo una fiduciaria milanese che a partire dal 2009 ha raccolto sette mandati da altrettante persone coinvolte in vicende giudiziarie, per un totale di 33 milioni di euro.
Milioni frutto di reati finanziari: dalla bancarotta all’associazione a delinquere all’emissione di fatture false fino alla distrazione di capitali. Denaro racimolato in Italia, poi volato all’estero ben protetto in alcuni paradisi fiscali, dalle Isole Vergini alle Bahamas, infine scudato per riportarlo pulito e trasparente nel nostro Paese. A far da snodo una fiduciaria milanese che a partire dal 2009, senza un apparente controllo sulla provenienza dei soldi come dimostrano le note della Guardia di finanza, ha raccolto sette mandati da altrettante persone coinvolte in vicende giudiziarie dalle procure di Genova, Asti, Lodi, Siena, per un totale di 33 milioni di euro. Tra i soggetti in contatto con la fiduciaria anche un noto manager condannato per il crac Borsalino. Questo il cuore della maxi-inchiesta milanese coordinata dal pm Giovanni Polizzi e che vede indagate per riciclaggio sei persone fisiche che a partire dal 2009 si sono succedute nella carica di amministratore delegato e di responsabile per l’antiriciclaggio della milanese Eos servizi fiduciari spa a sua volta iscritta per la legge 231 rispetto alla responsabilità amministrativa degli enti. Secondo la Procura i manager apicali di Eos “assumevano e gestivano nel tempo i mandati fiduciari mediante la diffusa e consapevole inottemperanza della normativa primaria in materia di adozione di efficaci presidi antiriciclaggio”. Nel marzo scorso il pm con una prima discovery dell’indagine ha depositato al giudice per le indagini preliminari una richiesta di sequestro preventivo per 36,6 milioni. Richiesta respinta dal gip per il quale, in sostanza, la responsabilità amministrativa non coincide direttamente con il reato penale di riciclaggio. L’ordinanza è stata impugnata dal pm davanti al tribunale del Riesame che dovrà esprimersi nei prossimi giorni.
Al di là di questo, l’inchiesta, iniziata nel 2018 con una ispezione alla Eos da parte della Guardia di finanza di Milano, prosegue a ritmo serrato. La fiduciaria milanese con sede in via Paleocapa nasce oltre vent’anni fa. Nel 2002 e fino al 2017, si legge nell’atto del pm, è stata controllata al 100% dalla Banca della Svizzera italiana (Bsi Sa) “già di proprietà del gruppo Generali”. Bsi, tra il 2011 e il 2015, periodo in cui controlla Eos, annota il pm, viene coinvolta in una vicenda di corruzione in relazione al fondo sovrano malese 1Mdb “perché avrebbe violato le disposizioni in materia di riciclaggio”. La vicenda si conclude con la confisca di 95 milioni di franchi svizzeri. Sempre Bsi nel 2008 acquisisce la banca del Gottardo, istituto elvetico ben noto alle cronache italiane per essere stato la sponda svizzera del banco Ambrosiano di Roberto Calvi e per aver ospitato parte del denaro delle tangenti al Pci-Pds durante l’inchiesta Mani Pulite. Nel 2015 poi Bsi Sa viene acquistata dal gruppo finanziario brasiliano Btg Pactual, il quale nel 2016 cede l’intera partecipazione di Bsi alla lussemburghese Efg International Ag con sede a Zurigo.
Insomma, il caso promette sviluppi interessanti. Secondo la Procura, poi, i rapporti dei sette mandatari con Eos riguardano “conferimenti per il rimpatrio di capitali delle attività finanziarie detenute all’estero” e “rappresentate per la maggior parte da polizze assicurative emessa dalla società irlandese Generali Paneurope”. Stando alla ricostruzione della Finanza, poi, Eos “in riferimento ad altre 20 posizioni fiduciarie” non ha “osservato le prescrizioni sulla conservazione di dati e documenti acquisiti per l’adeguata verifica della clientela”. E ancora: sempre “per 16 posizioni fiduciarie” ha “omesso di inoltrare all’Unità di informazione finanziaria le segnalazioni di operazioni sospette”. E del resto, quando nel 2016, Eos chiede a Banca d’Italia di essere iscritta all’Albo degli intermediari finanziari (come poi avverrà) da palazzo Koch arriva un diniego secco motivato per “le carenze in materia di adeguata verifica e profilatura della clientela”.
Ora tra i clienti finiti in questa prima tranche d’indagine ci sono alcuni soci del gruppo Orsero leader europeo nell’importazione e distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi coinvolti in un’inchiesta della procura di Genova, annota il pm Polizzi, “su una organizzazione criminale dedita all’evasione fiscale, al riciclaggio e al trasferimento fraudolento dei valori”. Tra i clienti di Eos c’è un manager apicale che patteggerà due anni. A partire dal 2009 metterà in mano a Eos 8,1 milioni, poi trasferiti su due depositi. Mentre nel 2016 la procura di Genova darà esecuzione nei confronti di Eos di un decreto di sequestro. Altro cliente di Eos è un imprenditore astigiano già titolare del marchio Borsalino e protagonista di un crac da oltre 3 miliardi con una distrazione per mezzo miliardo di euro. Per conto del professionista Eos ha gestito a partire dal 2009, 5 milioni di euro sottoscritti con una polizza. Anche in questo caso, scrive il pm, “Eos alla data del conferimento del mandato ha omesso di verificare la provenienza della provvista e di adempiere all’obbligo tempestivo di operazioni sospette (…) pur avendo notizia del coinvolgimento del cliente nell’indagine penale relativa al crac Borsalino”. Poco meno di 300mila euro invece sono stati affidati a un ex dirigente coinvolto nel crack della squadra di Siena Mens Sana Basket, già presente in Euro Lega e finanziata in buona parte dal Monte dei Paschi di Siena poi entrata nel tunnel del fallimento. Insomma, la nuova inchiesta milanese si annuncia molto interessante.