Zhang, che si era dichiarato “direttore dell’azienda” nell'abito di una vertenza sindacale, è già diverse volte indagato per il coinvolgimento in “una pluralità di delitti con aggravante di appartenenza a un’associazione di tipo mafioso”. Intanto gli operai continuano il presidio di protesta con il quale denunciano anni di sfruttamento per 12 ore al giorno sette giorni su sette
Fin dai primi giorni di sciopero, lo scorso gennaio, gli operai della Texprint di Prato denunciano condizioni di sfruttamento sul lavoro e la presenza di infiltrazioni mafiose nella stamperia tessile. Chiamato a esprimersi sul secondo ricorso avanzato dall’azienda, dopo il primo bocciato dal Tar di Firenze, venerdì il Consiglio di Stato ha confermato l’interdittiva antimafia nei confronti di Texprint per contrastare e prevenire possibili infiltrazioni criminali.
Lo strumento amministrativo antimafia, voluto lo scorso febbraio dalla Prefettura di Prato, è motivato dal ruolo ricoperto all’interno dell’azienda da Zhang “Valerio” Sang Yu, già diverse volte indagato per il coinvolgimento in “una pluralità di delitti con aggravante di appartenenza a un’associazione di tipo mafioso”.
La tesi difensiva di Texprint è sempre stata quella che Sang Yu ricopra un ruolo marginale nell’azienda, e risulterebbe assolto a fine marzo dall’accusa di aver fatto confluire in Cina ingenti quantità di denaro frutto di riciclaggio per conto di società vicine alle cosche della ‘ndrangheta.
Eppure, stando a quanto si legge nel decreto del Consiglio di Stato “pur essendo formalmente mero dipendente della società appellante, vi esercita in realtà un ruolo sostanziale rilevante”.
A dichiarare di essere “direttore dell’azienda” in atti diretti alla Questura di Prato, come si legge nel decreto del Consiglio di Stato, è stato lo stesso Zhang Sang Yu, nell’ambito di “una delicata vertenza sindacale e in rappresentanza del vertice aziendale”.
“Eventuali esiti assolutori in sede penale”, inoltre, non inciderebbero sulla “permanenza del rischio infiltrativo mafioso”. Infatti “sembra del tutto plausibile che il ruolo del plurindagato – si legge nel decreto del Consiglio di Stato firmato da Franco Frattini – possa essere quello di influenzare l’attività aziendale coerentemente con le proprie cointeressenze con esponenti di clan mafiosi”.
Intanto, nonostante alcuni tentativi di sgombero da parte della forza pubblica, gli operai continuano il presidio di protesta con il quale denunciano anni di sfruttamento per 12 ore al giorno sette giorni su sette, e nei giorni scorsi hanno incassato il rinnovato sostegno della Regione Toscana: “Restiamo a lavoro affinché la vicenda della Texprint possa avere una soluzione positiva – ha dichiarato il consigliere delegato al lavoro Valerio Fabiani –. La logica del muro contro muro e la strada delle controversie non pagano, i licenziamenti disciplinari giunti in una delle fasi più aspre del conflitto con i lavoratori sono stati un errore”. Di fatto la Regione propone ai vertici della Texprint di riaprire un confronto per l’assunzione in regola dei lavoratori in sciopero.
Malgrado la conferma dell’interdittiva, i lavoratori attendono ancora un appuntamento o una nota di solidarietà da parte del sindaco di Prato Matteo Biffoni, che qualche mese fa respingeva con forza ogni dialogo con gli operai arrivando a sostenere che, secondo lui, l’interdittiva antimafia confermata prima dal Tar e ora dal Consiglio di Stato era stata ritirata.
Un’ipotesi, quella della sospensione dell’interdittiva che si era immaginato il primo cittadino, nella quale l’azienda continua a sperare: “Solo in attesa della Camera di Consiglio per la discussione dell’appello cautelare fissata per il 24 giugno – scrive Texprint in una nota – si potrà sapere se l’esecutività dell’interdittiva antimafia sarà sospesa o meno”. L’azienda ribadisce che l’intervenuta assoluzione del responsabile della produzione di Texprint potrà comportare una revisione dell’informativa antimafia. Nel frattempo, a oggi, l’azienda non potrà incassare commissioni da enti pubblici, come avvenuto nel 2020 con i 340mila euro incassati per la produzione di mascherine. Per il SiCobas, che dall’inizio segue la vertenza Texprint, mafia e sfruttamento sono due facce della stessa medaglia: “L’unica possibilità per il distretto pratese per uscire dal sistematico sfruttamento, dove anche la mafia fa i suoi affari – commentano il decreto che conferma l’interdittiva – è stare al fianco dei lavoratori che denunciano e rivendicano il rispetto dei contratti e delle norme”.