Il vaccino Oxford-AstraZeneca “raccomandato agli over 60“. Dopo giorni di indiscrezioni che ipotizzavano soglie più basse (40 o 50 anni), sarà questa, sembra, la formula contenuta nel parere del Comitato tecnico-scientifico sull’uso del discusso farmaco anglo-svedese. A quanto si apprende, il Comitato, considerando il “miglioramento della situazione epidemiologica e la maggiore disponibilità dei vaccini a MRna e tenuto conto del principio di massima cautela”, dovrebbe “rafforzare la raccomandazione” di utilizzare il vaccino di Astrazeneca per i soggetti con più di 60 anni. Una raccomandazione che fa eco a quella già espressa dal ministero della Salute e dall’Aifa (l’Agenzia italiana per il farmaco) ma non un vero e proprio divieto di somministrazione, impraticabile dal momento che l’approvazione europea e quella italiana riguardano tutti i soggetti maggiorenni. La decisione sarà comunicata dal ministro della Salute Roberto Speranza insieme al coordinatore del Cts Franco Locatelli in una conferenza stampa convocata alle 16.

Le scelte delle Regioni – Intanto la Regione Umbria ha fatto sapere di aver sospeso “precauzionalmente per la giornata odierna le somministrazioni di seconde dosi di AstraZeneca a tutti i soggetti di età inferiore a 60 anni, e la Valle D’Aosta ha sostituito AZ e J&J con Pfizer e Moderna, nei soggetti under 60, per gli open day previsti il 12 e il 13 giugno. Per ultimo, anche il Lazio è arrivato a sospendere la “open week” di AstraZeneca in programma per i maggiorenni: le somministrazioni già programmate verranno effettuate con altri vaccini, ha comunicato l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. In totale, le Regioni che hanno scelto di sospendere le iniezioni agli under 60 salgono a sette: Veneto, Lombardia, Sicilia, Campania, Puglia, Umbria e Valle d’Aosta.

Al lavoro sul richiamo eterologo – Poi c’è il tema delle seconde dosi: cosa somministrare al milione e 20mila under 60 già “mezzi vaccinati” con AstraZeneca? Il Cts vuole raccomandare il richiamo eterologo, cioè effettuato con un preparato a tecnologia diversa, non vettore adenovirale ma Rna messaggero (Moderna o Pfizer-BioNtech). La discussione è se garantirlo a tutti o solo a una determinata fascia d’età (ad esempio gli under 40). Anche perché il rischio è di causare un forte ritardo alla campagna di immunizzazione: l’obiettivo è non spostare nessun appuntamento, ma mancano le scorte necessarie. Il piano d’azione, a quanto si è appreso, andrebbe verso una riorganizzazione complessiva della campagna vaccinale, rimodulando anche l’assegnazione dei diversi vaccini alle diverse fasce d’età, alla luce del mutato quadro epidemiologico.

Ricciardi: “Seconde dosi con AZ, non c’è rischio” – C’è anche chi, però, insiste sulla soluzione più semplice: “In questo momento chi ha fatto la prima dose con un vaccino è bene che faccia la seconda dose con lo stesso vaccino – dice il consulente del ministro Speranza, Walter Ricciardi -, ciò perchè le prove sperimentali che hanno portato all’approvazione di questi vaccini sono state fatte sulla somministrazione di due dosi per lo stesso vaccino e hanno dimostrato adeguate condizioni di sicurezza e di protezione”. Sulla stessa linea il virologo Fabrizio Pregliasco (Irccs Galeazzi) e l’infettivologo Massimo Andreoni (Tor Vergata), che ricordano come gli eventi avversi rari si siano verificati essenzialmente dopo la prima dose e, in ogni caso, il rischio sia bassissimo. Una conferma in questo senso arriva dal quinto Rapporto Aifa di farmacovigilanza sui vaccini anti-Covid: i casi di trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con AstraZeneca, riporta il documento, sono in linea con quanto osservato a livello europeo, ovvero un caso ogni 100.000 prime dosi somministrate e prevalentemente in persone con meno di 60 anni. Nessun caso invece è stato segnalato dopo la seconda dose.

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