Da 30 anni presidente del gruppo alimentare di famiglia, l'imprenditore ha detto alla Stampa che se le aziende non trovano personale è perché "molte persone scoprono che stare a casa con il sussidio è più comodo rispetto a mettersi in gioco cercando lavori probabilmente anche poco remunerati". Gli aiuti pubblici sono invece benvenuti se ad incassarli è Barilla: "Nell'alimentare serve innovazione che è molto costosa e può anche essere finanziata dallo Stato"
Basta “Sussidistan“, a meno che l’aiuto pubblico non sia per la propria azienda. A rinnovare i memorabili strali di Confindustria contro i “sussidi facili“, salvo chiedere subito dopo finanziamenti statali per coprire i propri investimenti in innovazione, ci ha pensato Guido Barilla, da 30 anni presidente del gruppo alimentare di famiglia. Intervistato dal direttore della Stampa Massimo Giannini, l’imprenditore ha detto la sua sul tema della presunta difficoltà delle aziende a trovare personale qualificato. Difficoltà che in molti casi dipende molto semplicemente da orari e stipendi al limite dello schiavismo, come ben dimostra la videoinchiesta del Fattoquotidiano.it sulle condizioni proposte agli stagionali del turismo in Romagna.
Ma per Barilla il problema è un altro: “Molte persone scoprono che stare a casa con il sussidio è più comodo rispetto a mettersi in gioco cercando lavori probabilmente anche poco remunerati (appunto, ndr). C’è un atteggiamento di rilassamento da parte di alcuni che io spero termini perché invece serve l’energia di tutti. Rivolgo un appello ai ragazzi: non sedetevi su facili situazioni, abbiate la forza di rinunciare ai sussidi facili e mettetevi in gioco. Entrate nel mercato del lavoro, c’è bisogno di tutti e specialmente di voi”.
Riassumendo: i giovani dovrebbero “rinunciare ai sussidi” a cui hanno diritto e “mettersi in gioco” accettando lavori “anche poco remunerati”. Sul fronte opposto, si immagina che le imprese dal canto loro debbano invece investire per diventare più competitive e magari offrire stipendi migliori. Ma su questo Barilla ha un’idea un po’ diversa, che chiama in causa i soldi del Recovery fund: “Per quanto riguarda il comparto alimentare, serve innovazione che è molto costosa e può anche essere finanziata dallo Stato. L’opportunità di ricevere questi denari è da non gettare e dobbiamo unificare le forze per non sprecarla“. Insomma: l’azienda è pronta a fare la sua parte accettando parte delle risorse europee sotto forma di finanziamenti statali. Quelli non sono sussidi, si intende.
La deputata dem Chiara Gribaudo, responsabile Giovani del Partito Democratico, ha commentato ricordando che “i giovani italiani affrontano ogni giorno precarietà e incertezze, non passano il tempo sul divano a incassare sussidi statali”. Gribaudo si dice “amareggiata dalle dichiarazioni di Guido Barilla, perché se questo è l’atteggiamento di un grande gruppo industriale nei confronti dei giovani, in Italia più che di sfaticati abbiamo un problema di classe dirigente. L’aggressività nei confronti di generazioni incolpevoli per la situazione economica del Paese è uno scaricabarile che i giovani italiani non meritano. Il caso Sammontana ha dimostrato che a fronte di condizioni dignitose sono in tanti a farsi avanti per lavorare”.