Se potessi tornare indietro gli controllerei il computer” dice Lisa, una madre spezzata dal dolore indescrivibile per la perdita del figlio. Fabio, si chiamava così, aveva 19 anni e viveva a Latina. Il 10 dicembre 2020 si è tolto la vita in una camera d’albergo a Roma ingerendo una sostanza (di cui evitiamo di dare ulteriori dettagli ndr) diluita nell’acqua. “È riuscito a tenere all’oscuro chiunque. Anche se è difficile violare la privacy di un figlio maggiorenne, anche se è brutto rompere un legame di fiducia, avrei preferito farmi gli affari suoi e litigare pesantemente. L’equilibrio si può ricostruire, il resto è uno strazio insopportabile”. Sono le parole tormentate del padre, Marco Gianfreda, che dopo cinque mesi ha deciso di affrontare di petto il suicidio di Fabio senza farlo diventare un tabù. “Come genitori siamo consapevoli che parlare di questo argomento spaventa, ma non è mettendo la testa sotto la sabbia che si supera una tragedia. Ci siamo accorti – racconta il signor Gianfreda – che tanti ragazzi, amici di mio figlio, sanno benissimo che ci sono dei forum online in cui si spiega come usare sostanze a basso costo per morire. Siamo rimasti impressionati e oggi vogliamo sensibilizzare le istituzioni sulla pericolosità del fenomeno e raccogliere le testimonianze di altri genitori che magari hanno vissuto un dramma uguale nostro”. A tal proposito il padre di Fabio pubblica il suo indirizzo e-mail: mgianfreda68@gmail.com.

La procura di Roma ha aperto un’indagine per istigazione al suicidio. Il caso di Fabio non è isolato. Martedì scorso, dopo la morte di un altro 18enne, è stato oscurato il sito internet che ospitava una community con oltre 17000 inscritti in tutto il mondo, tra cui anche ragazzi italiani, che cercavano supporto ai loro propositi suicidari. Dieci mesi prima di Fabio, un coetaneo di Roma se ne è andato nello stesso modo. In un bed and breakfast assumendo la stessa sostanza, dopo aver aver ricevuto indicazioni su una chat internet. Il 26 aprile a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, uno studente di 18 anni è morto durante la dad per avvelenamento dalla stessa sostanza, come hanno riportato i suoi genitori. Tutti e tre l’hanno comprata online, per pochi euro. “Stiamo parlando di un composto molto comune – spiega Francesco Gambassi, responsabile del centro antiveleni dell’ospedale careggi di Firenze -. Se preso in dosi tossiche determina una carenza di ossigeno nell’organismo che porta rapidamente alla morte”. Continua il papà Marco: “Sul browser del pc di mio figlio era salvata la pagina di un forum che descrive posologia, tempo d’azione, effetti. Fabio l’aveva comprato a 18 euro. Non è possibile che chiunque possa acquistare liberamente questa sostanza”. L’appello della famiglia Gianfreda è rivolto al ministero della Salute: “Chiediamo che vengano imposte delle condizioni all’acquisto, come un patentino o la visura camerale, per evitare che finiscano nelle mani di persone fragili”. Lo psichiatra Maurizio Pompili, professore ordinario di Psichiatria all’università Sapienza di Roma e uno dei maggiori esperti di suicidio a livello internazionale, conferma che “quando in altre aree del mondo si è intervenuti nel restringere l’accesso a sostanze usate per fini letali si è registrata una riduzione dei suicidi. Non posso dire che l’utilizzo di queste sostanze a scopi suicidari sia un fenomeno noto e diffuso oggi ma senz’altro lo stiamo studiando”.

“Nelle lettere che Fabio ci ha lasciato dice che doveva tornare a casa” racconta la mamma. “Durante il lockdown i medici gli avevano diagnosticato un disturbo depressivo maggiore, era in cura farmacologica e stava facendo un percorso di psicoterapia. Ma stava recuperando, si era iscritto anche all’università” termina il papà Marco con la voce rotta dal pianto. La volontà di suicidarsi dipende da molti fattori. “Alla base non c’è un rapporto di causa-effetto, non è mai un evento soltanto a determinarla, come può essere la perdita del lavoro o una delusione d’amore – chiarisce Pompili -. È una vulnerabilità che si crea nel tempo e si accumula piano piano. Possono tuttavia essere colti dei segnali di disagio e di allarme. Se la persona si domanda a cosa serva vivere, se dice mollo tutto, se il sonno è disturbato, se diventa ansiosa e irritabile. Può fare abuso di alcol e droga, fare delle azioni che la mettono a repentaglio, può allontanarsi da amici e parenti, affidare oggetti molto cari a un conoscente, intestare la casa ad altri, sistemando tutto prima di farla finita. Di solito – continua lo psichiatra – ha cambiamenti d’umore repentini, passando da una profonda tristezza a una grande serenità. Si tratta di soggetti che si trovano alle prese con un dialogo interiore tumultuoso, in cui la sofferenza per non riuscire a soddisfare alcuni bisogni psicologici vitali, che rispecchiano ideali irraggiungibili, diventa insostenibile. L’umiliazione che si vive provoca una ferita narcisistica che può portare a un dolore mentale insopportabile. Ma queste persone non desiderano morire, vogliono vivere ammesso che si riduca tale sofferenza”. Tutti subiscono sconfitte nella vita. “Ma come queste impattano sulle nostre storie dipende dalle capacità che abbiamo di gestirle” sottolinea lo psichiatra. Queste capacità vanno il più possibile coltivate, imparando a non demonizzare gli errori ma a farne tesoro. Perché un’alternativa c’è sempre, anche quando sembra tutto buio.

Annalisa Lillini, dirigente della Polizia postale, raccomanda cosa fare nel caso in cui i propri figli frequentino siti internet illeciti o gruppi sui social network che incentivano azioni pericolose. “Entrando nel portale Commissariatodips.it si può fare direttamente la segnalazione, che viene gestita nell’immediato dal nostro personale attivo h24 – spiega Lillini -. Se è un sito web, comunichiamo il nome all’autorità giudiziaria e nell’arco di qualche giorno viene oscurato. Se invece è un gruppo creato in un social network, contattiamo il provider del servizio che si impegna a bloccarlo. Anche gli utenti iscritti possono segnalare contenuti pericolosi al provider”. Quando lo scambio avviene attraverso uno dei servizi di messaggistica istantanei sul cellulare, “è opportuno ritirare il telefono al figlio e consegnarlo agli uffici della Polizia” conclude la dirigente.

Se hai bisogno di aiuto o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno, ricordati che esiste Telefono amico Italia (0223272327), un servizio di ascolto attivo ogni giorno dalle 10 alle 24 da contattare in caso di solitudine, angoscia, tristezza, sconforto e rabbia. Per ricevere aiuto si può chiamare anche il 112, numero unico di emergenza. O contattare i volontari della onlus Samaritans allo 0677208977 (operativi tutti i giorni dalle ore 13 alle 22).

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