Lo stadio pieno, che poi in realtà è mezzo vuoto perché 15mila persone nell’Olimpico sono come una goccia nell’oceano, ma non importa. La cerimonia inaugurale alla romana, Totti e Nesta, un colpo al cerchio romanista e uno alla botte laziale. I fuochi d’artificio, l’urlo di Bocelli, l’inno cantato a squarcia gola. La festa, la liberazione dopo un anno di Covid. E poi anche, ovviamente, soprattutto la vittoria. Sembra quasi tutto perfetto in questa notte magica dell’Italia. Doveva essere la nostra inaugurazione, del nostro Europeo. E lo è stata. Grazie a una nazionale convinta, generosa, a volte un po’ inquieta e sprecona, forse per la pressione, ma vera. E un avversario improponibile, che ha difeso male e non ha attaccato proprio. L’Italia inizia il suo Euro 2021 battendo 3-0 la Turchia. Un autogol di Demiral (propiziato da Berardi), una zampata di Immobile e la pennellata finale di Insigne bastano e avanzano per avere ragione di Calhanoglu e compagni, una delle tante nazionali che in un Europeo più competitivo, e non con questa strana formula a 24 squadre, probabilmente non dovrebbero esserci.
Il successo, i tre punti che spianano la strada verso gli ottavi, sono la notizia migliore della serata. Perché sulla nazionale di Roberto Mancini, che non a caso veniva da 27 risultati utili consecutivi, ora 28, non c’erano dubbi. Ormai è una squadra, con un’identità precisa. Non a caso la vigilia è stata tranquilla come poche, nessun ballottaggio, la formazione decisa da tempo, a maggior ragione dopo il ritorno a casa di Pellegrini e le condizioni ancora precarie di Verratti. A centrocampo Locatelli con Jorginho e Barella, davanti Berardi e non Chiesa insieme a Immobile e Insigne. Tutte mosse azzeccate, visto che il tridente andrà praticamente a segno al completo, anche se l’impressione è che l’ingranaggio non dipende da un paio di pedine.
Tutto questo si è visto in campo. Si sono viste anche imprecisioni, un po’ di braccino corto, almeno all’inizio quando ancora si sentiva la tensione dell’esordio, qualche giocatore (specie Barella) giù di tono. Ma l’abissale differenza di valore ha spazzato via tutto, insieme al fattore casa, che si è visto, anche se non si è sentito perché i tremila tifosi turchi arrivati da mezza Europa (non dalla Turchia, causa quarantena obbligatoria per i Paesi extra-Ue) sugli spalti non hanno sfigurato. Lo stesso non si può dire dei loro campioni. Sospinta più dall’attesa del pubblico che dal pubblico stesso, l’Italia ha dominato dal primo all’ultimo minuto. Mentre la nazionale di Gunes non ci ha provato nemmeno, difendendo con dieci uomini spesso e volentieri dietro la linea della palla, Calhanoglu larghissimo sulla fascia, a coprire e non a inventare, il solo Burak Yilmaz lasciato lì davanti, il pallone più in rimessa laterale che fra i piedi. In 15 minuti Insigne spreca e Chiellini già sfiora il gol. La muraglia turca, un po’ scalcagnata a dire il vero, indietreggia minuto dopo minuto. Alla mezzora siamo già praticamente all’assedio. Però l’Italia non riesce a sfondare. Per demeriti suoi, e anche dell’arbitro Makkelie, che non va a vedere un rigore piuttosto netto per un tocco di mano di Celik su cross di Spinazzola.
Episodi, centimetri, un pizzico di cattiveria. Però lo 0-0 all’intervallo cominciava quasi a far venire un po’ d’ansia. Per fortuna ci pensa Berardi a scacciarla via, subito ad inizio ripresa, con uno strappo rabbioso che procura l’autogol di Demiral. A quel punto la partita è in discesa. La Turchia non può più limitarsi a sparare la palla in tribuna, ma appena prova a cambiare copione si capisce perché lo faceva: si disunisce, sbaglia passaggi su passaggi, concede occasioni in serie. La goleada azzurra è nell’aria. Raddoppia in tap in Immobile, che si sblocca subito (e questo è un buon segno). All’ennesimo rinvio sbagliato del portiere Cakir fa tris Insigne, col suo marchio di fabbrica che nel primo tempo era finito malamente a lato, e pure questo è un buon segno. È iniziato l’Europeo dell’Italia. Tutti in strada a festeggiare, fino al coprifuoco.