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Baby K senza filtri a FqMagazine: “Ha ragione Emma sul sessismo, c’è anche tra donne. Critiche a tormentoni? Se hanno successo, ma che te frega?”

Esce il nuovo album "Donna sulla luna", un altro tassello nel percorso discografico della cantante che non ha mai mollato il colpo. La cantautrice e imprenditrice, simbolo dell'emancipazione femminile e del self made woman, si racconta: "Cosa mi manca? La spensieratezza dietro un saluto"

Baby K ha all’attivo 1 disco di diamante, 14 platini e 3 ori certificati da FIMI GfK e sul web ha superato oltre 1,5 miliardi di streaming. È la prima artista musicale donna ad aver superato su YouTube 1 miliardo di views complessive con 1,78 milioni di fan iscritti. I numeri sottolineano i suoi successi come imprenditrice (ha la sua società This Is It) e regina dei tormentoni. Anche quest’anno Baby K è presente nel panorama della canzoni estive ma con i Boomdabash e “Mohicani”, contenuta nel nuovo album “Donna sulla luna”. Nel disco anche altre collaborazioni con Gigi D’Alessio, Omar Montes, Chiara Ferragni e gli esponenti della scena urban Tedua, Samurai Jay, Boro Boro, Giaime, Enzo Dong e Lele Blade.

“Donna sulla luna” è un invito realizzare i propri sogni: “Punta alle stelle, ma arriva sulla luna”. La condizione della donna nella società di oggi è ancora critica?
Ci sono tanti ostacoli nel nostro Paese e nel mondo in ogni campo soprattutto lacune su parità di genere e disparità di salario tra donne e uomini. Le avversità dunque sono tante il punto ma per tutte noi direi che la cosa fondamentale sia quella di trovare una direzione, percorrere una strada facendo sì che ci siano delle opportunità da sfruttare e soprattutto lavorare a testa bassa e tanto. Solo così si possono sfondare certi tabù e i limiti.

A proposito di sogni realizzati “Donna sulla Luna” è prodotto dalla tua società This is it. È il frutto dell’indipendenza come donna e artista?
Assolutamente sì. Non mi sento solo più una donna che fa musica che si ritrova in un ambiente discografico tutto d’un tratto alle prese con i diritti e le edizioni musicali. Oggi sono alle redini della mia carriera da imprenditrice con una visione della musica e del mestiere ancora più ampia.

Tra le collaborazioni spiccano Gigi D’Alessio e Chiara Ferragni due mondi distanti e diversi. Come li descriveresti?
Gigi è grandezza e umiltà, Chiara Ferragni è l’esempio concreto della perseveranza.

“Mohicani” con i Boomdabash arriva dopo i grandi successi dell’estate da “Roma Bangkok” a “Playa”. Perché questa canzone è più bella delle altre?
Non so se è la più bella (ride, ndr) ma se si considera il panorama delle canzoni estive, a mio avviso, è la canzone più stilosa. Una combinazione di sonorità che si contraddistingue rispetto alle altre uscite di questa stagione. Io e Takagi&Ketra abbiamo un background simile londinese e giamaicano. Ci conosciamo da anni e per me è molto divertente stare con un gruppo di ragazzi che amano così tanto la musica.

“Mohicani” è un inno all’inclusione post lockdown?
Sì e senz’altro è un invito alla ripartenza. Adesso vediamo la luce in fondo al tunnel, stiamo ripartendo e c’è fermento intorno. Nel momento in cui ci si affaccia al mondo è fondamentale parlare di inclusività a livello culturale anche perché per troppo tempo siamo stati solitari, isolati a casa.

Credi, come ha affermato Emma, che il sessismo sia ancora radicato?
Sono d’accordo con lei. Spesso nel mondo del lavoro ho sentito frasi come ‘ah quella lì spacca perché chissà che ha fatto…’. C’è una visione distorta della meritocrazia finché non fai vedere che sei capace si penserà che non sei capace. Di default noi dobbiamo sempre dimostrare qualcosa in più e faticare il doppio. C’è una componente di sessismo anche fra le donne. Tutte brave a postare foto suo social e dire: ‘Noi siamo forti e dobbiamo sostenerci’ ma nei fatti non avviene. Non c’è emancipazione, specie nel nostro Paese, nel rapporto tra donne.

Siete anche poche nel mondo della musica, come te lo spieghi?
È anche vero che si fa fatica a creare un proprio stile e un proprio spazio. Io mi sono riconfermata ripetutamente, ho scritto le mie canzoni, ho cercato di affermare il mio valore costantemente.

Non sembri un’artista che si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Ma hai avuto in passato momenti di sconforto?
Ma certo. Ed è per questo che a un certo punto ho preso in mano le redini non solo della carriera ma anche nel rapporto con me stessa. Da un certo punto in poi sono andata avanti con le mie forze e le mie intuizioni senza dover ascoltare produttori e case discografiche. Oggi mi sento più serena. Quando la volontà di un artista viene limitata e la si lascia in un angolo, in quel momento bisogna fare un percorso di evoluzione prima con se stessi. Il resto viene da sé.

Cosa rispondi a chi accusa che i tormentoni sono tutti uguali, tutti reggaeton…
Capisco che il pubblico italiano non sia abituato a questo genere e non faccia parte della proprio patrimonio culturale, ci sono anche certi giornalisti che puntano il dito. Ma cerchiamo di distinguere chi fa questo lavoro per tutto l’anno e che ci crede come parte del percorso personale, poi c’è chi lo fa solo d’estate. Al netto di questo dico: se c’è una bella canzone, che piace a tutti ma che ‘te frega a te!’ (ride, ndr). Sono tutti pregiudizi che ho subìto anche io quando ho iniziato a fare rap, quando ancora era un genere ‘sottostimato’ nel nostro Paese.

C’è ancora qualcosa che ti manca?
Una vacanza (ride, ndr). Scherzi a parte, la spensieratezza dietro un saluto. È bello che ci stiamo vaccinando tutti ma c’è sempre un timore subconscio nel contatto con gli altri. Poi non vedo l’ora il prossimo anno di tornare in tour.