La Msc Orchestra, una enorme nave di 92.000 tonnellate, alta 60 metri, lunga 300 e larga 32, che, nella Giornata mondiale dedicata all’Ambiente, riempie la laguna di Venezia davanti a San Marco, è la migliore, terrificante rappresentazione della transizione ecologica all’italiana, in cui non c’è alcuna transizione, e tanto meno ecologica.

Di più, è anche la migliore dimostrazione dello sviluppo sostenibile, sempre all’italiana, dove lo sviluppo significa crescita economica e la sostenibilità non è riferita all’ambiente ma agli interessi del mercato. Anche mettendo a rischio una risorsa unica ed incommensurabile come Venezia, patrimonio di tutta l’umanità; dimenticando, tra l’altro, che appena due anni fa per miracolo non si è verificata la catastrofe, quando la Msc Opera, durante l’attraversamento della laguna, ha avuto un’avaria e si è schiantata contro la riva di San Basilio e un battello fluviale.

Altro che contrapposizione tra ambiente e paesaggio. La finta transizione (non) ecologica all’italiana, quando ci sono interessi di mercato, non guarda né l’ambiente né il paesaggio. Perché – e lo abbiamo detto in tanti e tante volte – una vera transizione ecologica non può limitarsi a una spolverata di verde e a riempirsi la bocca di “sviluppo sostenibile” ed “economia circolare”, senza una drastica inversione di tendenza e di valori.

Lo spiega bene Papa Francesco quando, nell’Enciclica Laudato Si’, scrive che “non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso […] Semplicemente si tratta di ridefinire il progresso. Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso […] In questo quadro, il discorso della crescita sostenibile diventa spesso un diversivo e un mezzo di giustificazione che assorbe valori del discorso ecologista all’interno della logica della finanza e della tecnocrazia, e la responsabilità sociale e ambientale delle imprese si riduce per lo più a una serie di azioni di marketing e di immagine”.

In altri termini, ridefinire il progresso significa abbandonare il modello di sviluppo distorto così bene rappresentato dai fatti di Venezia, dove gli unici valori realmente dominanti sono quelli “economici” e “commerciali” e non contano valori diversi non monetizzabili che per noi sono, invece, altrettanto importanti perché ci fanno “stare bene”: un tramonto, un bel paesaggio, una barriera corallina hanno un valore unico ed immensurabile di per sé, anche se non fanno “fare soldi” e non fanno crescere il Pil. Così come il sentirsi in pace con noi stessi, con i nostri simili e con l’ecosistema in cui viviamo, senza continuare in una folle corsa di rapina e distruzione delle risorse naturali in cerca di una “crescita” che non può essere infinita.

In questa ottica, ambiente e paesaggio non sono valori che possono essere contrapposti perché non si può tutelare l’ambiente distruggendo il paesaggio. Così come non si può stare bene in un mondo malato. Ma, per fare questo, dobbiamo riappropriarci dei nostri veri valori e rivendicare le nostre scelte. E non è facile farlo in una fase storica in cui si riduce ogni giorno la capacità di ciascuno di noi di ragionare con la propria testa perché altri – influencer, pubblicità, mass media eccetera – pensano per noi e ci viene solo chiesto, al massimo, di dire se ci piace o no.

Mentre la Msc Orchestra avanzava verso San Marco, alcuni lavoratori del porto di Venezia esultavano ed imprecavano contro chi si opponeva a questo scempio. Così come, pochi anni fa, a Taranto altri lavoratori si contrapponevano agli abitanti della città avvelenati dai fumi dell’Ilva. Senza capire che il posto di lavoro si può e si deve conservare solo rifiutando la strumentale contrapposizione lavoro-ambiente che, alla fine, si rivela perdente per tutti: facendo, invece, fronte comune per la sacrosanta (e duratura) tutela del posto di lavoro senza sacrificare ambiente e salute. Ma solo un popolo inquinato unito e consapevole può riuscirci. Solo allora inizierà veramente la transizione ecologica.

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