Il presidente della task force europea sui vaccini è stato intervistato da La Stampa suggerendo di "riservare" anche Johnson&Johnson solo agli over 60. Cauto anche il presidente dell'Aifa: "Principio di massima cautela per tutti i vaccini a vettore virale ma da Aifa nessuna contraddizione, non potevamo prevederlo"
Dopo lo stop al vaccino Astrazeneca per tutti gli under 60, comprese le seconde dosi che saranno quindi eterologhe, ossia con un diverso preparato, Marco Cavaleri, presidente della task force sui vaccini dell’Ema solleva nuovi dubbi sul vaccino di Oxford. L’esperto, intervistato dalla Stampa, alla domanda se sia meglio vietare Astrazeneca anche agli over 60 risponde di “sì”: “È un’opzione che molti Paesi come Francia e Germania, considerano alla luce della maggiore disponibilità dei vaccini a mRna”, spiega, evidenziando però che “gli incidenti sono stati rarissimi dopo la prima dose” e che la seconda, nonostante ci siano “meno dati”, “nel Regno Unito sta andando bene”.
Un’idea diversa rispetto al parere rilasciato dall’agenzia europea per i medicinali alla fine di marzo, dopo i primi dubbi sul vaccino di Oxford: “Avevamo visto una probabile rarissima associazione tra AstraZeneca e le trombosi – spiega Cavaleri – ma la nostra posizione era ed è che in un contesto pandemico il rapporto rischi-benefici resta favorevole per tutte le età”. E quindi, ora che i contagi sono in calo, almeno nei giovani, in cui “i rischi per la malattia calano”, “il messaggio potrebbe essere di usare preferenzialmente i vaccini a mRna” e cioè, al momento, Pfizer o Moderna. Quanto agli Open Day fatti da diverse regioni italiane proprio con Astrazeneca, Cavaleri sottolinea: “Ci saremmo augurati un approccio più cauto rispetto alla disponibilità di vaccini“. Se è vero, infatti, che l’Ema non ha mai vietato l’uso del vaccino anglo-svedese per i più giovani, è vero anche, ribadisce l’esperto che “la scelta è stata fatta in piena pandemia, quando la priorità era vaccinarsi con quel che c’era”, quindi, “è chiaro che una volta mutato lo scenario alcuni paesi avrebbero potuto usare prima i vaccini a mRna“. Sul caso di Camilla Canepa, la 18enne morta a Genova una decina di giorni dopo la prima dose del vaccino Astrazeneca, Cavaleri è netto: “Già per l’età sarebbe stato meglio usare un vaccino a mRna, poi anche se non si conoscono i fattori di rischio la sua situazione di salute avrebbe dovuto suggerire prudenza”.
Nessuna contraddizione da parte dell’Ema quindi, così come, secondo il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, intervistato dal Corriere della Sera, non c’è stata alcuna contraddizione anche da parte dell’Agenzia regolatoria italiana: “Stiamo parlando di reazioni gravi come i casi di trombosi molto rare accompagnate da carenza di piastrine – osserva su AstraZeneca – non erano emersi negli studi validativi e si sono manifestati nel corso della vaccinazione di massa su decine di milioni di persone. Non potevamo prevederle prima; non c’è nulla di contradditorio”. Le attuali indicazioni, quindi, specifica, sono “basate sul principio di massima cautela per l’impiego dei vaccini a vettore adenovirale, quindi non solo AstraZeneca ma anche Johnson&Johnson” che non va “dato sotto i 60 anni”. Un principio di prudenza spostato anche da Cavaleri: “Johnson&Johnson ha dato meno problemi di AstraZeneca, anche se è stato usato poco. Con una dose risulta utile per alcune categorie difficili da raggiungere, ma resta ad adenovirus ed è preferibile riservarlo agli over 60”.
Sulla vaccinazione eterologa, cioè fatta con due vaccini diversi, il capo della task force dell’Ema è tranquillo: “Ha già funzionato in passato, non ci aspettiamo problemi di sicurezza, anche se non ci sono grandi studi a riguardo e servirà un attento monitoraggio”. Mentre dal canto suo il presidente dell’Aifa tranquillizza gli over 60 che invece continueranno ad essere immunizzati con il vaccino di Oxford: “Il rapporto tra il rischio di avere problemi gravi per colpa della dose e il beneficio di evitare il Covid è nettamente favorevole a quest’ultimo anche in una fase di bassa circolazione del virus qual è quella attuale”. Mentre per quanto riguarda le rare pericarditi scoperte da alcuni studi dopo il vaccino a mRna, come Pfizer, Cavaleri tranquillizza: “Sembrano rare e leggere, si presentano dopo una settimana dalla seconda dose, ma stiamo dialogando con Usa e Israele per saperne di più. Entro inizio luglio avremo maggiori dati“.
Una nuova speranza, sia in termini di campagna vaccinale che in termine di efficacia dei vaccini, potrebbe presto arrivare da altri sieri in via di approvazione: “Su Sputnik abbiamo concluso le ispezioni ai siti e siamo in attesa di informazioni mancanti. Si tratta di un vaccino ad adenovirus, di cui non sappiamo quale sarà il futuro, anche se come Ema ci baseremo solo sul rapporto rischi-benefici per l’approvazione”, spiega Cavaleri. Mentre per Curevac, il vaccino che avrebbe dovuto dare una notevole spinta alla campagna vaccinale europea, bisognerà aspettare settembre, secondo Cavaleri, ma essendo a mRna “sopperirà alle carenze di Astrazeneca”. “Nello stesso periodo – continua l’esperto – arriverà Novavax, un vaccino tradizionale che pure sarà utile”. Anche secondo Palù dovremmo avere “fiducia nella scienza” e arriveranno presto nuovi vaccini “efficaci e sicuri”. Una fiducia che andrebbe data anche per le vaccinazioni ai minorenni, secondo l’esperto: “I genitori italiani non dovrebbero aver paura, le reazioni avverse come le miocarditi registrate in Israele, che ha già vaccinato larga parte della popolazione, si sono verificate, in rarissimi casi, in giovani-adulti maschi sopra i 16 anni e si sono tutte risolte senza serie conseguenze”.
Su una ipotetica terza dose di richiamo, Cavaleri non è netto: “L’idea è che sia l’immunità dei guariti sia quella dei vaccinati duri almeno un anno, anche se per gli anziani potrebbe essere minore. Si partirà con un richiamo per le categorie fragili e poi si vedrà se sarà necessario per tutti, anche in base alle varianti”. Varianti come quella indiana che “sembra essere sotto controllo” ma che potrebbe “generare mutazioni preoccupanti”. “La popolazione vaccinata metterà pressione sul virus, che cercherà di sfuggire – conclude l’esperto dell’Ema parlando con il quotidiano piemontese – Senza contare che nonostante gli sforzi della comunità internazionale la vaccinazione nel resto del mondo procede lentamente e per anni ci sarà il rischio di varianti di ritorno. Esiste infine l’ipotesi che il virus continui a circolare anche nei vaccinati. Per questo le aziende farmaceutiche lavorano a vaccini aggiornabili velocemente e l’Ema a regole più snelle di approvazione”.