I livelli di sicurezza precaria dei laboratori di Wuhan e l’interrogazione al senato americano (del 2018) – Esistono quattro gradi di sicurezza per sperimentazioni ad alto rischio. Sono designati con sigle da BSL1 a BSL4, con BSL4 si intende il più restrittivo, progettato per agenti patogeni mortali come il virus Ebola. L’Istituto di Virologia di Wuhan aveva un nuovo laboratorio BSL4, ma il suo stato di preparazione ha allarmato notevolmente gli ispettori del Dipartimento di Stato Usa che lo hanno visitato nel 2018. “Il nuovo laboratorio ha una grave carenza di tecnici e investigatori adeguatamente formati necessari per operare in sicurezza questo laboratorio ad alto contenimento”, hanno scritto gli ispettori in un cablogramma del 19 gennaio 2018, riportato dal Washington Post. C’è stata anche un’interrogazione da parte del Senatore Chris Murphy, che poneva la questione proprio sulla sicurezza dei laboratori di Wuhan. Gran parte del lavoro della ricercatrice Shi Zheng-li sul “guadagno di funzione” dei coronavirus è stato eseguito al livello di sicurezza BSL2, come affermato in un’intervista rilasciata a Science, “la ricerca sul coronavirus nel nostro laboratorio è condotta nei laboratori BSL-2 o BSL-3”. È chiaro che tutto o parte di questo lavoro è stato eseguito utilizzando uno standard di biosicurezza di livello 2, il livello di biosicurezza non troppo distante di uno studio dentistico standard negli Stati Uniti.
C’è una variazione sullo scenario dell’origine naturale che è importante valutare. Questa ipotesi si basa sull’idea che Sars Cov 2 sia passato direttamente dai pipistrelli agli umani, senza passare attraverso un ospite intermedio come hanno fatto Sars1 e Mers. Infatti, entrambi i virus avevano lasciato abbondanti tracce nell’ambiente. La specie ospite intermedia di del primo è stata identificata dopo quattro mesi dallo scoppio dell’epidemia, lo zibetto e l’ospite di Mers dopo nove mesi. Eppure, circa 16 mesi dopo l’inizio della pandemia e una ricerca presumibilmente intensa, i ricercatori cinesi non sono riusciti a trovare né la popolazione di pipistrelli originale, né le specie intermedie protagonista del salto, né alcuna prova sierologica che qualsiasi popolazione cinese, inclusa quella di Wuhan, era mai stato esposta al virus prima di dicembre 2019.
Ma, procediamo con l’ipotesi del salto diretto da pipistrello a uomo. Un problema con questa idea, tuttavia, è che se il virus è passato dai pipistrelli alle persone in un solo balzo e non è cambiato molto da allora, dovrebbe comunque essere efficace nell’infettare i pipistrelli. E sembra che non lo sia. “Le specie di pipistrelli testate sono scarsamente infettate da Sars Cov 2 ed è quindi improbabile che siano la fonte diretta di infezione umana”, sostiene Rossana Segreto, del dipartimento di Microbiologia, dell’Università di Innsbruck. Ma, esiste un precedente, che va preso in considerazione. In questo scenario si può ipotizzare che i coronavirus dei pipistrelli delle grotte dello Yunnan (che sono a 1.500 da Wuhan) possono infettare direttamente le persone. Nell’aprile 2012 sei minatori che eliminavano il guano di pipistrello dalla miniera di Mojiang hanno contratto una grave polmonite con sintomi simili a quelli del coronavirus e tre alla fine sono morti. Un virus isolato dalla miniera di Mojiang, chiamato RaTG13, della cui origine in realtà non si sa molto, è ancora considerato il parente più stretto conosciuto di Sars Cov 2. Si può ipotizzare che i ricercatori di Wuhan siano entrati in contatto con il coronavirus durante le spedizioni nelle grotte dello Yunnan. I ricercatori potrebbero essere stati infettati durante i loro viaggi di raccolta o mentre lavoravano con i nuovi virus presso l’Istituto di virologia di Wuhan. È una possibilità che non si può escludere. Ma, se così fosse, rimarrebbero aperte ancora delle domande: 1) sia Sars Cov 2 che RaTG13 sembrano avere solo una debole affinità con le cellule di pipistrello, quindi non si può essere completamente sicuri che nessuno dei due abbia mai contagiato un pipistrello e 2) la teoria non spiega il suo sito di scissione della furina, o perché il sito di scissione della furina sia determinato dai codoni dell’arginina tipicamente umani, invece che dai codoni tipicamente dei pipistrelli.