di Roberto Cursi

L’Europarlamento ha approvato la proposta di Risoluzione sui diritti umani e la situazione politica a Cuba. I gruppi di destra l’hanno presentata con lo scopo di mettere in crisi l’Accordo di Dialogo Politico e Cooperazione tra l’Ue e Cuba in essere dal 2016. Dopo la ferma opposizione da parte di Josep Borrell (Alto rappresentante Ue per la Politica estera) non si pensava che questa venisse approvata. Nonostante l’esito del voto, Borrell vuole confermare gli accordi con Cuba e condanna l’embargo Usa.

Il testo approvato dal Parlamento, come spesso accade quando si parla di Cuba, contiene a mio parere molte falsità; falsità che fanno veramente “irritare” dato che su queste i parlamentari hanno deciso il voto; falsità sulle quali molti di loro, non potendo conoscere a fondo le singole accuse, in buona fede hanno pensato fossero vere. Non sono bastate le 240 misure sull’embargo adottate da Donald Trump per portare al collasso la già precaria economia cubana e far soffrire all’inverosimile il suo popolo, ora anche molti europarlamentari si prestano a questo disumano accanimento.

Potrei fare vari esempi sulle false accuse, ma il poco spazio che ho non me lo consente. Però dico che in alcuni casi, in malafede o per ignoranza, si contestano “violazioni” prendendo a riferimento i valori costituzionali di una democrazia rappresentativa, mentre si sa bene che Cuba dichiara di essere una democrazia popolare. Che faccia piacere o no, è un Paese socialista che ha una sua Costituzione, modificata e approvata nel 2019 con un referendum, i cui contenuti sono stati discussi e proposti dagli stessi cittadini attraverso assemblee popolari svolte in ogni quartiere e alle quali il governo ha dato credito, inserendo le loro modifiche nella Costituzione.

Lo stesso referendum, con 84% di affluenza e approvato dall’86,8% dei votanti, sancisce che Cuba non tornerà mai più al capitalismo “come regime sostenuto dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo” ma che “il mercato, la proprietà privata e gli investimenti esteri sono necessari per rilanciare la crescita dell’economia del Paese, sotto embargo degli Stati Uniti dal 1962”.

A differenza di quello che si vuol far credere, sarebbe la stragrande maggioranza dei cittadini a scegliere da 60 anni di vivere in un sistema socialista, anche se sono coscienti che è un socialismo malandato, imperfetto, limitante; da loro stessi più volte “maledetto” ma al quale, nonostante tutto, non vogliono rinunciare negoziandolo con un altro tipo di “democrazia” imposta da altri e al servizio del capitalismo finanziario. Se non si parte da questo dato, ripeto, si è in malafede o si è ignoranti, ed è probabile che in molti eurodeputati queste due peculiarità viaggino insieme.

L’ambasciata di Cuba a Bruxelles prima della votazione al Parlamento aveva diffuso questo comunicato molto forte contro la Proposta di risoluzione. Cuba è sotto assedio dall’inizio della sua rivoluzione con una guerra “non convenzionale” che viene portata avanti su due livelli: uno è lo strangolamento economico, finanziario, sociale e umano, per far sì che il popolo si ribelli contro il sistema socialista. L’altro è una guerra mediatica senza precedenti, dove vengono investiti centinaia di milioni di dollari attraverso Enti e Agenzie (come esempio le statunitensi Usaid e Ned) le quali finanziano moltissimi media, soprattutto siti di quotidiani online dove tanti cubani vengono presentati come giornalisti “indipendenti” con il solo fine di creare artificiosamente “notizie” per screditare il sistema cubano. Solo la Usaid ha dichiarato di aver finanziato nel solo 2020 2,5 milioni di dollari per attività contro Cuba. Nella Proposta di risoluzione approvata si porta come esempio la persecuzione contro il leader del Movimento San Isidro, che è proprio uno dei tanti gruppi finanziati.

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