Una “tempestiva e trasparente” indagine sulle origini del Covid; la distribuzione di oltre 1 miliardo di dosi di vaccini anti-Coronavirus ai paesi poveri; il “sostegno a sicuri Giochi Olimpici di Tokyo 2020 come simbolo dell’unità globale” nel superare la pandemia”; l’accelerazione degli “sforzi per ridurre le emissioni di gas serra” e dimezzarle entro il 2030; la libertà di voto in Libia; il rispetto dei diritti umani in Cina e la cessazione delle attività destabilizzanti della Russia, oltre alla preoccupazione per gli attacchi delle autorità bielorusse alle “libertà fondamentali e al diritto internazionale“. Ma soprattutto porre fine alla Pandemia entro il 2022, anche se il presidente Usa Joe Biden ha subito precisato che “forse nel mondo potrebbe volerci un po’ di più”.
Il menù di chiusura del G7 della Cornovaglia è molto ricco, anche senza contare il filo rosso della promozione di una crescita forte e sostenibile per uscire dalla crisi generata dalla Pandemia e l’impegno a continuare “le discussioni per raggiungere il consenso su un accordo globale su una soluzione equa e su un’ambiziosa minimum tax globale di almeno il 15%”. Non prima di aver raggiunto l’obiettivo primario e immediato: “Sconfiggere il Covid-19“, con il termine appunto fissato al 2022. “La pandemia da Covid-19 non sarà sotto controllo da nessuna parte finché non lo sarà ovunque. In un mondo interconnesso, la salute globale e le minacce alla sicurezza sanitaria non rispettano confini”, scrivono i leader del G7 che si sono così impegnati a donare oltre un miliardo di vaccini ai Paesi che non se li possono permettere.
“Riconoscendo che porre fine alla pandemia nel 2022 richiederà la vaccinazione di almeno il 60% della popolazione mondiale, intensificheremo la nostra azione per salvare vite umane”, si legge nel comunicato finale del vertice che ricorda come dall’inizio della pandemia siano stati impegnati “8,6 miliardi di dollari nel pilastro vaccini di ACT-A per finanziare l’approvvigionamento di vaccini, inclusi 1,9 miliardi di dollari dall’ultima volta che ci siamo incontrati a febbraio. Ciò prevede l’equivalente di oltre un miliardo di dosi”.
Quanto all’economia, “per mitigare l’impatto della pandemia, abbiamo fornito un sostegno senza precedenti a cittadini e imprese, anche per mantenere i posti di lavoro, tutelare i redditi e mantenere a galla le imprese, per un totale di oltre 12 trilioni di dollari compreso il sostegno fiscale e le misure di liquidità“, recita ancora il documento che rinnova l’impegno “a sostenere le nostre economie per tutto il tempo necessario, spostando il focus del nostro sostegno dalla risposta alla crisi alla promozione di una crescita forte, resiliente, sostenibile, equilibrata e inclusiva nel futuro”. Una volta stabilita la ripresa, poi, “dobbiamo garantire la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche per consentirci di rispondere alle crisi future e affrontare le sfide strutturali a più lungo termine, anche a beneficio delle generazioni future“.
Indispensabile, quindi, “un sistema fiscale giusto: appoggiamo lo storico impegno preso dal G7 il 5 giugno. Continueremo il confronto per raggiungere un consenso su un accordo globale“, con l’obiettivo di “raggiungere un accordo all’incontro di luglio dei ministri delle Finanze e dei governatori delle Banche centrali del G20″.
Piena adesione dell’Italia, per voce di Mario Draghi, a tutti i temi toccati. Cina inclusa, nonostante l’adesione, unico Paese occidentale, alla via della Seta. “Si è parlato di divisioni tra il presidente americano e l’Italia e la Germania. Il comunicato riflette perfettamente la posizione nostra in particolare rispetto alla Cina”, ha chiarito il presidente del Consiglio italiano, a partire dall’idea di “cooperare ma essere franchi sulle cose che non condividiamo e accettiamo”. Nella sintesi formulata da Draghi durante la conferenza stampa al termine dell’incontro, “il tema politico dominante è stato quale atteggiamento debba avere il G7 nei confronti della Cina e in generale di tutte le autocrazie, che usano la disinformazione, i social media, fermano gli aerei in volo, rapiscono, uccidono, non rispettano i diritti umani, usano il lavoro forzato. Tutti questi temi di risentimento nei confronti delle autocrazie sono stati toccati e condivisi. In questo senso è stato un vertice realistico: c’era contentezza per l’economia ma non si sono persi di vista i problemi”, ha detto.
Nel comunicato di chiusura i leader del G7 hanno richiamato la Cina al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e confermato l’approccio comune dei leader delle nazioni più industrializzate su politiche e pratiche che minano una gestione trasparente dell’economia globale. “Nel contesto delle nostre rispettive responsabilità nel sistema multilaterale”, annuncia il comunicato, “coopereremo laddove è nel nostro reciproco interesse su sfide globali condivise, in particolare per affrontare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità nel contesto della Cop26 e di altre discussioni multilaterali. Allo stesso tempo e così facendo – sottolinea però – promuoveremo i nostri valori, anche invitando la Cina a rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali, in particolare in relazione allo Xinjiang e a quei diritti, libertà e alto grado di autonomia per Hong Kong sanciti dalla Dichiarazione congiunta sino-britannica e la Legge fondamentale”.
Quanto alla Russia, Mosca dovrebbe agire sugli attacchi ransomware fatti dal suo territorio. Il leader del G7 in particolare chiedono al Paese “di indagare e spiegare in modo credibile l’uso di armi chimiche sul suo territorio, di mettere fine alla stretta sui media e di identificare e ritenere responsabili coloro che, all’interno dei suoi confini, conducono attacchi ransomware e compiono abusi sulle valute virtuali“.
Infine la Libia, cui viene chiesto di gestire il voto del 24 dicembre in modo equo ed inclusivo e di ritirare i combattenti stranieri e mercenari dal Paese. “Confermiamo – dichiarano nel comunicato finale del vertice i leader riuniti in Cornovaglia – il nostro pieno sostegno all’autorità esecutiva provvisoria impegnata a portare avanti il processo di stabilizzazione a guida libica, facilitato dalle Nazioni Unite nel quadro del processo di Berlino”. Dal canto suo Draghi sottolinea come “noi siamo stati molto attivi in questo periodo con la Libia: c’è grande voglia di collaborare e accettare investimenti, c’è grande attesa nel mondo delle imprese italiane, molti progetti sono stati avviati, ma alcuni per essere seriamente avviati necessitano che ci sia sicurezza nei posti di lavoro”. Il capo del governo ha quindi detto di aver parlato del dossier Libia anche con Biden.